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Abuso contratti a termine: l’Europa condanna l’Italia

Gli effetti della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulle migliaia di ricorsi pendenti davanti ai tribunali italiani. Il Governo intervenga per evitare di perdere ulteriori ricorsi. La FLC CGIL continua a sostenere i precari.

26/11/2014
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Non c’è più spazio per le chiacchiere. La sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo avrà conseguenze importanti sul lavoro italiano, perché mette fine all’abuso dei contratti a termine per rispondere a esigenze durature e non temporanee. Leggi il testo la sentenza e il comunicato stampa.

Sono almeno 15 mila i ricorsi promossi dal 2010 con l’appoggio legale della FLC CGIL. Alcuni con sentenze già favorevoli. La maggior parte giacciono presso i tribunali italiani, molti già in Cassazione, rimasti in sospeso in attesa del pronunciamento della Corte europea. L'esito delle sentenze definitive dovrebbe essere ormai scontato.

La questione riguarda oltre 200 mila lavoratori della scuola, tra docenti e Ata, che stanno nelle graduatorie a esaurimento, in quelle di seconda fascia, che hanno ottenuto l’abilitazione nel Tfa e nel Pas.

Le conseguenze sul piano politico, ha spiegato il segretario generale Domenico Pantaleo, sono evidenti anche sullo stesso “Jobs Act” appena approvato che di fatto estende il lavoro atipico. In più, ha proseguito Pantaleo, dimostra, ancora una volta, che la CGIL, oltre a difendere e tutelare i lavoratori cosiddetti “stabili”, è sempre e con efficacia a fianco dei precari. “Questa sentenza dà ragione alle nostre rivendicazioni vecchie e nuove e rafforza i motivi dello sciopero del 12 dicembre. Il governo farebbe a riflettere sul proprio operato”.

Cosa dice in sostanza questa sentenza?

Il prof. Vittorio Angiolini, che ha rappresentato la FLC CGIL a Lussemburgo (insieme agli avvocati Isetta Barsanti Mauceri e Francesco Americo), ha spiegato che il principio di diritto su cui si basa la sentenza è il contrasto della normativa italiana con quella europea, in quanto il nostro attuale sistema non prevede misure dissuasive e preventive dell’abuso di contratti a termine. Gli accordi europei che regolano la materia impongono agli stati di indicare ragioni oggettive che giustifichino la reiterazione dei contratti a termine, ponendo anche un limite temporale; devono indicare anche delle sanzioni per chi ne abusa e i risarcimenti non devono essere inferiori al danno del lavoratore, altrimenti la misura dissuasiva non funziona. Da noi spesso si ricorre al risarcimento forfettario che non sempre è un deterrente. Inoltre, la Corte ritiene che non sia sufficiente che lo Stato dichiari l’intenzione di bandire i concorsi: deve indicare tempi certi del loro espletamento. Infine, il principio che non si deve abusare di contratti a termine laddove si manifestano esigenze permanenti vale sia per il settore pubblico sia per quello privato.

Cosa succederà ora?

La FLC CGIL solleciterà il governo a intervenire con urgenza per sanare questa situazione anche perché altre migliaia di ricorsi stanno per essere presentati ed è ragionevole prevederne il risultato. Il governo è in colpevole ritardo. Questa sentenza era annunciata, visto che la normativa europea in materia è chiarissima già da 15 anni. La legislazione italiana, a cominciare dal collegato lavoro dell’ex ministro Sacconi (2010), se ne è fatta beffa e ora il governo subirà la procedura d’infrazione e dovrà pagare multe miliardarie, oltre ai risarcimenti per la soccombenza nei ricorsi. Questi soldi avrebbero potuto essere usati più proficuamente.

Infine, la FLC chiederà al MIUR di attivare un’operazione verità e trasparenza per conoscere bene quante persone iscritte alle diverse graduatorie, comprese quelle di istituto, abbiano i numeri per entrare nei piani di stabilizzazione e di stabilizzarli subito senza attendere l'inizio del prossimo anno scolastico. Questa sentenza avrà l’effetto di far emergere anche i tanti microabusi che una dissennata e punitiva legislazione sul lavoro ha diffuso. Le conseguenze non saranno né sanatorie, né piani assistenziali, ma un riordino del lavoro che farà bene ai lavoratori, restituendogli dignità, e alle amministrazioni pubbliche, soprattutto scuole, università, enti di ricerca e di alta formazione, che potranno contare su un buon lavoro. Questa volta l’Europa lo impone davvero.

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