“Carriera alias” nel percorso scolastico. Preoccupanti segnali di intolleranza nelle diffide pervenute alle scuole
Contestate alle scuole presunte violazioni di legge in campo civile, amministrativo e penale. Sostegno della FLC CGIL a difesa dell’autonomia delle scuole e dei diritti delle studentesse e degli studenti.
Nelle scorse settimane è pervenuta a 150 istituti scolastici italiani da parte dell’Associazione Pro vita e famiglia la diffida a interrompere la carriera alias che stanno garantendo a studentesse e studenti transgender.
La “carriera alias” consente agli studenti con varianza di genere, i cui genitori ne facciano richiesta, se minori, di essere denominati in tutti gli atti interni dell’istituzione scolastica con un nome corrispondente al genere sessuale al quale si sentono di appartenere, mentre in tutti gli atti con valenza certificatoria (pagelle, attestazioni o altre comunicazioni nei confronti di soggetti esterni) la scuola continua ad utilizzare il nome anagrafico.
L’intento è quello di accompagnare e tutelare studentesse e studenti in una fase molto delicata della loro crescita, evitando discriminazioni e ripercussioni sul percorso scolastico.
L’esperienza del non riconoscersi nel sesso assegnato alla nascita è infatti quasi sempre accompagnata da una fase di sofferenza interiore che può alimentare l’insuccesso scolastico oltre che la marginalizzazione sociale.
La diffida dell’Associazione Pro Vita evidenzia nell’adozione della “carriera alias” presunte violazioni di legge in campo civile, amministrativo e penale, sostenendo che un’istituzione scolastica non abbia la facoltà di modificare il nome anagrafico e l’identità legale di un individuo perché ciò determinerebbe un reato di falso.
Inoltre, nel proprio sito web, l’associazione Pro Vita sostiene di aver già ottenuto in pochi giorni risultati incoraggianti perché diverse scuole avrebbero annullato la carriera alias e auspica un intervento risolutore del Ministro dell’istruzione per mettere fine al proliferare incontrollato di quello che definisce un “abuso giuridico».
Le argomentazioni dell’Associazione Pro Vita sono prive di fondamento giuridico ed estranee ai principi di uguaglianza, inclusione, pari opportunità che caratterizzano l’Istruzione.
Nel novembre 2020 la Commissione Europea ha adottato il documento “Verso l’uguaglianza LGBTIQ: liberi di essere sé stessi nella UE” nel quale si individuano, tra le altre, alcune strategie per garantire un'istruzione sicura e inclusiva per tutti i bambini, i giovani e gli adulti, ad esempio creando ambienti di apprendimento favorevoli per i gruppi a rischio di risultati insufficienti, sostenendo il benessere a scuola, affrontando gli stereotipi di genere, il bullismo e le molestie sessuali.
Ma già il Ministero dell’Istruzione nel 2017 aveva promosso il Piano Nazionale per l’Educazione al Rispetto, finalizzato a contrastare nelle scuole ogni forma di violenza e discriminazione e a favorire il superamento di pregiudizi e disuguaglianze, secondo i principi espressi dall'articolo 3 della Costituzione italiana.
Nell’ambito di quel Piano Nazionale il Ministero ha emanato “Linee guida nazionali per l'attuazione del comma 16 della legge 107 del 2015 per la promozione dell'educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere”, messe a punto da un gruppo di esperti istituito presso il Ministero, per offrire alle scuole uno strumento culturale per combattere le disuguaglianze e gli stereotipi, “rendere centrale l'educazione al rispetto e alla libertà dai pregiudizi, riconoscendo dignità a ogni persona, senza esclusioni, nell'uguaglianza di diritti e responsabilità per tutte e tutti".
Ed è proprio su questi principi che le scuole hanno adottato i loro Regolamenti per la carriera alias, oggetto della campagna promossa dall’Associazione Pro Vita.
La FLC CGIL, nell’esprimere la profonda indignazione del sindacato di fronte a tale pesante attacco, esorta il mondo della scuola a contrastare ogni intervento ideologico che ne voglia limitare la libertà e l’autonomia costituzionalmente garantite e invita le scuole destinatarie della diffida a garantire la prosecuzione dei percorsi intrapresi, assicurando il sostegno del sindacato nel caso di iniziative giudiziarie che l’associazione volesse eventualmente intraprendere.
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