Un concorso frettoloso che rischia di impantanarsi
Tra grane giudiziarie e ritardi la scuola rischia il solito caos anche il prossimo primo settembre.
Nonostante la legge 107/15 e il suo discusso piano di assunzioni, il Ministero continua a proseguire sul tema del reclutamento dei docenti della scuola senza una visione d’insieme, soprattutto senza le competenze necessarie a garantire il personale, anche nella condizione di precario o di aspirante al concorso a cattedre.
Il bando del concorso pubblicato il 26 febbraio 2016 è stato licenziato senza alcun confronto con i sindacati, in perfetta sintonia con la storia delle attuali relazioni sindacali: quel confronto avrebbe portato a riflessioni che il Ministero non voleva e continua a non voler fare.
Il sindacato avrebbe contribuito ad affrontare il tema della stabilizzazione nel suo insieme, a considerare le ricadute che il bando avrebbe determinato, in un’ottica di rispetto dei diritti maturati.
Come mai il Ministero non ha previsto che i variegati interessi degli aspiranti al concorso non avrebbero determinato un conflitto giudiziario?
Come mai il Ministro non ha fatto esaminare al suo ufficio legislativo la congruità delle norme sull’accesso ai concorsi della scuola con quelle dei pubblici concorsi che prevedono una riserva di posti per chi ha 36 mesi di servizio? Agire in tal senso avrebbe significato la necessità di predisporre anche un bando per un concorso interno a cui avrebbero potuto accedere coloro che sono in possesso dell’abilitazione e del servizio prestato.
Siamo autorizzati a pensare che avrebbe scombinato il progetto di disconoscimento dei diritti acquisiti, nonostante i pronunciamenti europei e la prevista discussione a maggio alla Corte Costituzionale.
Ma soprattutto siamo autorizzati a pensare che si sarebbe avviata una riflessione sul reale stato degli organici che avrebbe favorito un piano pluriennale di stabilizzazioni, al di là dei posti messi a concorso.
Ad esempio i posti comuni e di sostegno affidati a supplenze annuali anche quest’anno sono stati circa 60 mila, numeri che sono necessari alle istituzioni scolastiche, per determinare il loro funzionamento, ma sono anche numeri che danno la portata del precariato della scuola, ancora fortemente presente nonostante le 86.000 assunzioni. Ignorare le aspettative dei precari abilitati, impegnati ogni anno nelle supplenze, significherebbe disperdere professionalità consolidate e poco spendibili in altri ambiti lavorativi.
Solo con un nuovo piano pluriennale di assunzioni, con il consolidamento dell'organico, con procedure per le abilitazioni e le specializzazioni di sostegno correttamente programmate, si può pensare di intervenire per sconfiggere la "supplentite": non bastano gli annunci, ci vuole una reale volontà politica e le corrispondenti risorse.
La Scuola veramente buona ha bisogno di organici certi a partire dal 1 settembre di ogni anno. Un concorso che parte in ritardo, con grane giudiziarie, non depone a favore di questo assunto. Allora è lecito chiedersi, ma la vera Buona scuola interessa ai nostri governanti?
La FLC CGIL invita il Parlamento a rispettare la richiesta unitaria di incontro con la 7° commissione di Camera e Senato, per ragionare sui numeri del precariato della scuola, numeri ancora alti nonostante il piano nazionale di assunzioni, numeri che si portano dietro i diritti comunque acquisiti. Un incontro che può anticipare ragionamenti condivisi sul tema del reclutamento dei docenti, perché il prossimo concorso a cattedre pubblico possa basarsi su regole certe e titoli di accesso imprescindibili, come oggi è l’abilitazione.
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