Scuola, posti quota 100 docenti: prossimo il decreto ministeriale sulle immissioni in ruolo
A breve saranno individuati i docenti per le assunzioni sui 4.500 posti di pensionamento non assegnati nell’a.s. 2019/2020. Salvaguardato il diritto al rientro degli ex soprannumerari.
Si è svolto mercoledì 13 maggio 2020 in videoconferenza, previa convocazione, l’incontro tra il Ministero dell’istruzione e i sindacati, sul tema delle immissioni in ruolo dei docenti sui “cosiddetti” posti quota 100 dell’a.s. 2019/2020.
Ricordiamo, ancora una volta, che si tratta di disponibilità sopraggiunte per cessazione del servizio, ma non rientranti nella ricognizione utile alla mobilità e al reclutamento per una gestione tardiva da parte dell’INPS.
A settembre 2019 i dati forniti dall’amministrazione parlavano di oltre 9.500 posti; le tabelle allegate alla bozza di decreto illustrate nel confronto, riportano a 6.452 il numero effettivo di quota-100, essendo il totale dei posti comprensivo di altre tipologie di pensionamento.
Di questi 6.452 il Ministero dell’economia e delle finanze ne ha autorizzati solo 4.500 per le immissioni in ruolo. È il D.L. 126/19 convertito nella legge 159/2019 a prevedere, in via straordinaria, le nomine a tempo indeterminato su questo contingente, dove i docenti individuati dalle graduatorie hanno decorrenza giuridica dal 1 settembre 2019 ed economica dall’a.s. 2020/2021.
Ed è sempre la legge ad indicare l’assegnazione della provincia e della sede con priorità rispetto alle ordinarie operazioni di mobilità e di immissione in ruolo per l’a.s. 2020/2021.
Il capo dipartimento ha riferito che il decreto ministeriale si attiene pienamente al dettato normativo e che le disponibilità autorizzate tengono conto della capienza delle graduatorie valide, sia ad esaurimento che concorsuali.
Come FLC CGIL abbiamo segnalato vari elementi di criticità, pur riconoscendo all’amministrazione che l’inadeguatezza è proprio nella legge: individuare non solo la provincia ma addirittura il posto sulla singola scuola per le nuove assunzioni prima delle operazioni di mobilità è un fatto del tutto inedito, che non tiene conto delle aspettative e dei diritti di chi da anni insegna lontano dalla propria città e aspira ad un ricongiungimento. A maggior ragione se beneficiario di precedenze.
Constatiamo anche che mancano all’appello 2.000 posti di turnover solo in quota-100, da addebitare a decisioni del MEF, quindi a causa di limiti di spesa, ma non per questo di minore gravità.
E prendiamo atto, anche, della scarsa coerenza laddove, in condizioni di analogo reclutamento, gli effetti sono stati diversi: ad esempio, la retrodatazione giuridica negata ai docenti del DM 631/18.
Abbiamo chiesto all’amministrazione di operare tutti gli spazi possibili per attenuare l’impatto della legge, almeno sulla priorità nella scelta della scuola, punto che confligge con il CCNI triennale della mobilità e va a danno, soprattutto, dei docenti ex soprannumerari con precedenza di rientro nell’ottennio.
Fatta una verifica sui numeri dei docenti coinvolti in questo possibile provvedimento, l’amministrazione ha accordato che il diritto alla continuità didattica “interrotto” dal trasferimento d’ufficio va riconosciuto: c’è ragione, pertanto, di intervenire sull’integrazione del decreto ora in bozza, per garantire la priorità di assegnazione sulla scuola all’ex perdente posto nel caso di sopraggiunta disponibilità, e comunque prima del neo-assunto.
È un punto di avanzamento che abbiamo accolto con favore, il cui l’esito non era scontato; importante perché rimette al centro una tutela definita dal contratto e acquisita dai lavoratori, ma ancora poco rispetto a quanto come interlocutori abbiamo proposto al ministero, per sanare questioni aperte e trovare soluzioni non esposte al conflitto.
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