Insieme la scuola non crolla: una giornata con i volontari che partecipano al progetto
Le immagini, i racconti e l'esperienza che si sta vivendo nei Centri estivi e nel Campo della Protezione civile di Cento in provincia di Ferrara.
L'ombra degli alberi. Dove finalmente il fresco interrompe l'afa e la calura.
Colori, pennelli, acqua, argilla, chitarre, tamburi, stecche di legno, barattoli di latta.
Sorrisi. Mani. Sguardi. Fare insieme.
Raccontare. Riflettere. Documentare.
Le immagini delle attività nei Centri estivi e nel Campo della Protezione civile sono proprio belle.
C'è quella del grande medaglione di creta che raffigura la scuola.
Creta, materiale continuo, acqua e argilla impastate con le mani. Le mani si bagnano, diventano umide e scivolose. La materia si fa malleabile, si trasforma, ma mantiene la sua continuità. Non si spezza. E se una parte se ne stacca, la si può facilmente reinglobare nell'impasto.
C'è quella dove si vede il tamburo, che via via viene costruito e poi percosso.
In altre colpisce lo sguardo, quasi incredulo, di chi si trova in grembo una chitarra e di fronte qualcuno che, con sapiente semplicità, insegna come si può ricavarne dei suoni. Da subito.
Ecco la pittura. Le macchie di colore. La materialità del pennello che scivola sul foglio e lascia una traccia colorata.
Non è la scuola dei quadrimestri, dei compiti e della schede. La professionalità docente si esprime nelle dimensioni dell'accoglienza, della condivisione, dell'aver qualcosa da proporre per stare insieme. Sapendo che, nell'implicito, c'è anche altro. Altro che ha a che fare con la situazione in atto e altro che ha a che fare con i vissuti e la storia di ciascuno.
Non c'è bisogno di esplicitare tutto. Non è nemmeno possibile. Il punto è esserci, con un atteggiamento di ascolto attivo.
Ci sono le foto, quindi. Ma prima è stata firmata la liberatoria. C'è chi anima le attività, chi pensa ai materiali, chi organizza, chi parla con l'Amministrazione, chi si occupa della logistica, dell'assicurazione, delle spese…
Poi ci sono i momenti in cui i volontari, gli organizzatori, gli esperti dell'Università ragionano su come fare perché questa esperienza sia utile ed educativa per i bambini/e, ragazzi/e che partecipano ora alle attività. Ed anche perché sia formativa per chi vi lavora. Formativa e utile nella prospettiva del prossimo anno scolastico. Che si aprirà all'insegna di una ordinarietà che avrà bisogno di tempo per ritrovare le forme consuete e che dovrà nel frattempo misurarsi non solo con condizioni logistiche in via di ripristino, ma anche con i danni e i tremori lasciati negli animi dagli eventi sismici.
E c'è anche chi, da Roma, chiede le immagini, i racconti, le impressioni di chi sta lì con le mani in pasta, per poterli far rimbalzare nel sito. Perché le tante persone che vi hanno aderito possano seguire il progetto anche se non vi sono al momento (e molte non vi saranno tout court) direttamente impegnate.
Alla prossima!
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