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Permesso di soggiorno a punti: entrato in vigore anche l'accordo di integrazione

La posizione e gli impegni della FLC CGIL.

15/03/2012
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Dal 10 marzo, è entrato in vigore il cd. Permesso di Soggiorno a Punti disciplinato dall'art. 4 bis, comma 2 del Testo Unico Immigrazione che impegna lo straniero che entra in Italia alla stipula dell'Accordo d'Integrazione. Si tratta di uno strumento vincolante attraverso il quale l'immigrato acquisisce un determinato numero di crediti previa dimostrazione della conoscenza della lingua (livello A2), dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana tali da consentirgli di integrarsi proficuamente nel tessuto socio- economico nazionale. Gli stessi crediti vanno decurtati se non si raggiungono gli obbiettivi dell'Accordo sino a giungere, salvo alcune eccezioni, all'espulsione sic et simpliciter.

Anche questo provvedimento, così come la sovrattassa sul Permesso di Soggiorno, è un lascito amaro del Governo precedente ed a nostro avviso andrebbe completamente rivisto superando l'impianto punitivo e vessatorio ed inserendolo in un piano di qualificazione dei servizi pubblici, di offerta formativa per la lingua e l'educazione civica e progetti per l'integrazione per gli immigrati.

Sui  test di lingua previsti dal cosiddetto “permesso a punti” la CGIL e la FLC hanno mantenuto un’attenzione costante nel quadro di un’elaborazione sul rapporto tra lingua e cittadinanza nei processi di regolarizzazione e di inclusione dei migranti. Il tema costituisce, tra l’altro, una delle “Dieci proposte per il diritto all’apprendimento” elaborate insieme ad altri soggetti.

Politiche finalizzate ad una reale integrazione  dovrebbero occuparsi di garantire il diritto all'istruzione e la piena fruizione dei diritti di cittadinanza attiva ai migranti. E in questa prospettiva la scuola pubblica, per  gli adulti immigrati attraverso i CTP/CPIA, andrebbe investita del ruolo che le è proprio: insegnare l’italiano come L2, cominciando dalla “lingua per comunicare”, e insieme promuovere la conoscenza dei valori costituzionali, delle principali istituzioni, delle regole di convivenza del nostro Paese.

Le norme che hanno istituito il “permesso a punti” sono  ispirate invece ad una visione securitaria dell'immigrazione che vede gli immigrati solo come necessaria e "provvisoria" forza lavoro. All'interno di questa visione, l'acquisizione di un livello (basso) di conoscenza dell'italiano nonché il cosiddetto “orientamento civico” non sono orientati a promuovere davvero inclusione, bensì a controllare, testandolo, il grado di propensione del singolo immigrato ad un processo solamente assimilatorio.

Va ricordato che i test di conoscenza della lingua italiana, necessari per ottenere il permesso di soggiorno CE, già vengono svolti nei Centri Territoriali Permanenti da più di un anno. In questo modo i CTP hanno dato (e continuano a dare) un contributo fondamentale al processo di regolarizzazione dei lavoratori immigrati. Un contributo recentemente riconosciuto anche in una nota del MIUR.

Nel Regolamento concernente l’accordo di integrazione (DPR n179,del 14 settembre 2011) i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e le altre istituzioni scolastiche statali operanti a livello provinciale vengono indicati come i soggetti con i quali i Prefetti stipuleranno accordi per le sessioni di formazione civica e per i test linguistici.

Viene quindi ulteriormente confermato il ruolo delle istituzioni scolastiche statali. Ma, oltre alle considerazioni critiche di merito  sopra accennate, l’applicazione del DPR presenta molti aspetti problematici. Innanzitutto va ricordato che i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti non sono decollati perché il Regolamento che li dovrebbe istituire non è ancora stato approvato. I CTP sopravvivono in una situazione di incertezza e progressiva riduzione di risorse. C’è il rischio concreto che, senza risorse dedicate, gli adempimenti previsti dall’Accordo di Integrazione costituiscano  un sovraccarico tale da erodere, di fatto, le normali funzioni, attività e offerta formativa dei CTP stessi.

Per queste ragioni la FLC ha chiesto al MIUR un incontro urgente. La corretta ed efficace attuazione del DPR 179/11 necessita del coinvolgimento del Sindacato. Vanno ripristinate al più presto corrette relazioni sindacali, discusse le condizioni attuative, affrontato il tema delle risorse necessarie, garantiti i diritti dei lavoratori coinvolti.