#StabilizziamoLaScuola: parte la nostra campagna di assemblee in tutta Italia
Le nuove misure sul reclutamento dei docenti presentano molte criticità. Con l’assemblea di oggi a Reggio Emilia inizia un piano di assemblee territoriali per confrontarci con i lavoratori precari della scuola sulla nostra proposta per il reclutamento dei docenti. Metteremo in campo analoghe iniziative anche per il personale ATA.
Il 30 novembre 2018 la FLC CGIL ha lanciato la proposta di un piano straordinario di stabilizzazione del personale della scuola per colmare l’assenza di politiche efficaci in materia di reclutamento messe in campo dai più recenti governi.
La nostra elaborazione parte dall’analisi dei dati dei disastri di inizio di anno scolastico e si confronta con le attuali proposte del governo presenti sia nel Decreto Dignità sia nella Legge di Bilancio 2019 .
In particolare la Legge di Bilancio introduce importanti cambiamenti sul reclutamento del personale docente della scuola secondaria, cancellando il FIT a favore di un ritorno ai concorsi abilitanti.
Abbiamo già descritto nel dettaglio le caratteristiche del nuovo concorso per la scuola secondaria, di cui ricordiamo i punti salienti:
- cadenza biennale e articolazione nazionale, su base regionale
- accesso con un’abilitazione (anche su un ordine di scuola diverso o su altra classe di concorso) oppure accesso con laurea + 24 CFU oppure accesso con diploma per i profili di ITP (fino al 2024/25) oppure con tre annualità (senza il requisito dei CFU)
- possibilità di concorrere per i posti di sostegno solo se si ha la specializzazione
- possibilità di concorrere per una sola classe di concorso per ogni ordine di scuola
- riserva del 10% dei posti per i docenti con 3 anni di servizio
- blocco di 5 anni (anno di prova + altri 4) sulla scuola prescelta all’atto dell’immissione in ruolo
- conseguimento dell’abilitazione per coloro che conseguono una valutazione di almeno 7/10 in ogni prova
Le nostre valutazioni:
Da ormai 20 anni l’accesso all’insegnamento è stato caratterizzato da percorsi post-lauream che avevano come obiettivo dare ai futuri insegnanti una solida formazione sulla didattica, sulle metodologie di insegnamento, sull’uso pedagogico delle tecnologie, sulla psicologia evolutiva, etc.
Uno dei grandi limiti di questi percorsi è stato il costo elevato scaricati sui corsisti (il TFA è arrivato a costare 3.500 euro).
Uno dei meriti quello di aver fatto della didattica applicata un campo di ricerca comune a scuola e università, con la figura dell’insegnante-ricercatore, che con strumenti scientifici opera quotidianamente sul campo della didattica e della formazione.
Oggi questo patrimonio viene cancellato, con i suoi limiti e le sue virtù. Quello che resta sono le sfide educative poste alla scuola dalla società: la difficoltà di insegnare nelle realtà di frontiera, in contesti sociali svantaggiati, fronteggiare la demotivazione rispetto agli studi di larghe fasce di popolazione studentesca, le difficoltà di confronto con le famiglie.
Con quali strumenti gli insegnanti del domani affronteranno queste sfide? Questo uno dei quesiti che come sindacato e come lavoratori e lavoratrici della scuola non possiamo non porre.
Il nuovo sistema presenta notevoli limiti:
- limiti nell’accesso alle procedure per il sostegno sono un elemento che peserà molto sulla possibilità di stabilizzare un congruo numero di cattedre in questo settore: il 65% dei posti di sostegno (91.000) sono oggi coperti con insegnanti senza la specializzazione, perché NON ci sono oggi insegnanti specializzati da immettere in ruolo (soltanto il 12,6% dei posti disponibili è stato stabilizzato nell’a.s. 2018/19). Ebbene, nella Legge di Bilancio si prevede che al concorso per i posti di sostegno possano partecipare esclusivamente docenti già specializzati. Quali? Sarebbe stato necessario attivare prima dei corsi di specializzazione
- limiti di accesso ad una sola classe di concorso ledono tutti quei laureati che hanno compiuto percorsi formativi articolati e complessi che oggi non possono sfruttare in tutto il loro potenziale
- per i docenti con 3 anni di servizio la riserva del 10% è assolutamente insufficiente: si tratta di precari che lavorano da anni, molti di loro non si sono abilitati in passato per i costi proibitivi degli ultimi cicli di TFA o PAS e perché l’amministrazione non ha avviato da anni nuovi percorsi abilitanti. E oggi per questi docenti anche le tutele previste dal D. lgs. 59/17 vengono cancellate.
Complessivamente le misure della Legge di Bilancio ledono i diritti di tanti lavoratori precari e laureati.
Abbiamo un’urgenza: coprire i 114.084 posti assegnati a supplenze annuali del personale docente ed ATA per garantire il normale avvio dell’inizio dell’anno scolastico il 1 settembre 2019.
Per questo, in coerenza con la nostra convinzione di valorizzare il patrimonio di competenze già presente nelle graduatorie d’istituto, proponiamo una fase transitoria di stabilizzazione straordinaria su tutti i posti disponibili.
Occorre istituire una graduatoria per titoli che ricomprenda, in ordine, il personale già abilitato presente nelle seconde fasce d’istituto e, a seguire, coloro che sono presenti nelle terze fasce d’istituto e hanno maturato 3 anni di servizio nelle ultime 8 annualità. In questo modo già a settembre sarà possibile assegnare al ruolo quelle decine di migliaia di posti che quest’anno non sono stati attribuiti.
L’accesso ai ruoli dovrebbe avvenire in maniera immediata per il personale già in possesso dell’abilitazione e mentre per il personale di terza fascia l’assunzione avverrà previo superamento di corso/concorso abilitante per i docenti di terza fascia. L’accesso al corso di formazione, gestito in collaborazione tra scuola e università, dovrebbe avvenire contestualmente all’assegnazione ad una scuola con incarico al 31 agosto, con la successiva trasformazione del contratto a tempo indeterminato, in caso di valutazione finale positiva del percorso svolto.
Questa misura consentirebbe di rispondere alle legittime aspettative di quei docenti, abilitati e non, che già da diversi anni lavorano nella scuola, ma con contratti a tempo determinato. Contemporaneamente questo piano permetterebbe alle scuole di contare finalmente su personale stabile e formato, evitando i forti disagi che sistematicamente si manifestano all’inizio di ogni anno scolastico e che quest’anno hanno avuto una dimensione veramente rilevante.
La qualità dell’insegnamento e del benessere nelle nostre scuole si basa su due principi: stabilizzazione del personale e sua formazione continua, azioni che richiedono investimenti economici ed umani strategicamente pianificati e sostenuti da idonei interventi normativi e contrattuali.
Anche per questo saremo in piazza il 9 febbraio, contro la Legge di Bilancio.
Nelle prossime settimane ci confronteremo nel merito della nostra proposta, di cui abbiamo parlato anche ai microfoni di Radio Articolo 1, con i lavoratori e le lavoratrici in assemblee territoriali che terremo in tutto il Paese, cercando di individuare soluzioni condivise e strategie di pressione politica.
Di seguito alcune date di assemblee già calendarizzate:
- 17 gennaio Reggio Emilia
- 21 gennaio Firenze
- 28 gennaio Cagliari
- 29 gennaio Genova e Pisa
- 30 gennaio Roma e Alessandria
- 31 gennaio Livorno e Pordenone
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5 febbraio Bari
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6 febbraio Teramo
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7 febbraio Roma
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8 febbraio Torino
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12 febbraio Milano
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13 febbraio Napoli
- 14 febbraio Ancona
- 15 febbraio Bologna e Pesaro
- 18 febbraio La Spezia
- 18 febbraio Oristano
- 19 febbraio Olbia
- 20 febbraio Verona e Sassari
- 22 febbraio Ravenna
- 22 febbraio Cesena
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22 febbraio Forlì
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26 febbraio Ferrara
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28 febbraio Mantova
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28 febbraio Cremona
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5 marzo Modena
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8 marzo Crema
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