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Rapporto Istat su disponibilità di strumenti e ambienti di studio in epoca di didattica digitale

La ricerca evidenzia ulteriori aspetti della povertà educativa. Secondo la FLC CGIL, si conferma la necessità di investire in istruzione.

06/04/2020
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Pubblicato il 6 aprile 2020 il rapporto ISTAT “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”, una ricerca quanto mai tempestiva rispetto ai provvedimenti della Ministra Azzolina e al dibattito che sta attraversando il paese tra fautori e detrattori della didattica a distanza.

Il nostro fascicolo sulla didattica a distanza.

Il rapporto, che utilizza i dati rilevati per il periodo 2018-2019, evidenzia sei principali punti di interesse:

  • Il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa, la quota scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore e nelle famiglie mediamente in cui almeno un componente è laureato, la quota si riduce al 7,7%. Solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet.
  • Nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa (rispetto a una media nazionale del 30% circa) e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente.
  • Il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa, la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente.
  • Nel 2019, tra gli adolescenti di 14-17 anni che hanno usato internet negli ultimi 3 mesi, due su 3 hanno competenze digitali basse o di base mentre meno di tre su 10 (pari a circa 700 mila ragazzi) si attestano su livelli alti.
  • L’abitudine alla lettura di bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni, pesantemente diversificata nel paese, oscilla tra oltre il 60% al Nord e il 39,4% di quelli del Sud.
  • Il 27,8% delle persone e, soprattutto, il 41,9% dei minori vive in condizioni di sovraffollamento abitativo.

Nel Mezzogiorno, lo stesso gruppo di sei regioni: Calabria, Sicilia, Puglia, Molise, Campania e Basilicata, detiene due tristi primati: la percentuale famiglie che non possiedono un pc/tablet e quella relativa a bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni che non hanno letto nell’ultimo anno almeno un libro, confermando il forte legame tra contesto familiare e abitudine alla lettura. Il Rapporto rileva: “Si osserva una forte associazione tra capitale culturale familiare e abitudine alla lettura dei figli: legge il 67,6% dei ragazzi che vivono in famiglie in cui almeno uno dei due genitori è laureato ma la quota scende al 37,7% se i genitori hanno conseguito al massimo la scuola dell’obbligo.”

Pertanto, sebbene la Ministra Azzolina si premuri, nella fase di chiusura delle scuole, di rendere obbligatoria la pratica della didattica a distanza per legge (si parla di inserimento nel Decreto Scuola in discussione), le rilevazioni Istat svelano un contesto sociale che non può essere consegnato, senza un concreto e forte investimento alla cura dalle sole istituzioni scolastiche, nonostante gli sforzi prodotti da moltissimi docenti in queste settimane. È difficile che gli insegnanti raggiungano il 20% di studenti del Sud che non possono accedere alle lezioni on line.

Ancora una volta, si fa luce sulla forte diseguaglianza di opportunità nel Paese e, a fronte della chiusura delle scuole legata alla pandemia da Covid-19, i numeri ci confermano che non può essere sufficiente attivare la didattica digitale per recuperare la “normalità” del corrente anno scolastico. Inoltre, è necessario, proprio alla luce dei dati Istat, strutturare già dai primissimi giorni del prossimo anno, interventi molto urgenti per il recupero delle diseguaglianze e delle carenze accumulate per la mancanza dei giorni di lezione in presenza.

La FLC CGIL ribadisce, come già fatto ripetutamente, la necessità di più docenti, più risorse di organico, maggiore disponibilità di tempo scuola, di laboratori fruibili e di insegnanti già dal I di settembre. Si tratta di strumenti indispensabili dopo questa lunga interruzione delle attività ordinarie, ma che dovranno rappresentare scelte strutturali per aspirare a un riequilibrio tra le diverse parti del paese, perché si realizzi la parità di accesso al diritto allo studio sancita dalla Costituzione.