FLC CGIL con ETUCE per testimoniare il lavoro delle donne nei settori dell’istruzione
Un’azione comune della federazione dei sindacati europei che la FLC CGIL condivide e rilancia.
L’ETUCE, la federazione che rappresenta 127 sindacati dell’istruzione e 11 milioni di insegnanti in 51 paesi europei, tra cui la FLC CGIL, in occasione della Giornata internazionale della donna, ha chiesto alle organizzazioni sindacali aderenti di realizzare una serie di azioni comuni, europee e nazionali, coordinate per evidenziare il proprio impegno in materia di uguaglianza e inclusione.
Dall’8 marzo 2021 le azioni nazionali sono pubblicate sul sito Web promosso da ETUCE.
Il focus di ETUCE in questa giornata è celebrare le insegnanti donne che non sono solo educatrici, ma assumono anche tanti ruoli ogni giorno: occuparsi della famiglia e dei figli, destreggiarsi tra responsabilità professionali e di cura, prendersi cura dei membri anziani delle loro famiglie e al tempo stesso cercare di apprendere nuovi metodi per la loro professione. Questi “doppi” e “tripli” turni sono diventati ancora più importanti durante la pandemia COVID-19.
In questo contesto, anche la FLC CGIL ha contribuito al lavoro di ETUCE, raccogliendo quattro testimonianze di docenti sul ruolo che le insegnanti donne devono svolgere ogni giorno e sulle sfide che devono affrontare a causa di questi “turni multipli”.
Di seguito le “Testimonianze degli insegnanti” inserite in lingua inglese sul sito di ETUCE:
Patrizia Donato, Insegnante di scuola dell’Infanzia presso l’Istituto Comprensivo di Torregrotta, Messina.
Marinella Esposito, Insegnante di Scuola Primaria presso I.C. Da Vinci Comes D.M. di Portici, Napoli.
Ciro Indellicati, Insegnante di Arte e Immagine nella scuola secondaria di primo grado presso l’Istituto Comprensivo di Villongo, Bergamo.
Maria, Marcella Bonzagni, Insegnante di scuola secondaria di secondo grado presso l’Istituto Professionale Alberghiero “Vergani Navarra”, Ferrara.
La FLC CGIL condivide gli obiettivi di ETUCE per aumentare la consapevolezza sulle esigenze professionali di insegnanti, accademici e di tutto il personale dei settori dell’istruzione quando si tratta di affrontare la diversità in classe e nella società. Le azioni si rivolgono ai governi, alle autorità educative e ai più ampi contesti sociali, nella consapevolezza che i settori della conoscenza, a partire dalle scuole e dalle università, sono gli ambienti più adatti per modificare le condizioni culturali e trasformare le nostre società in contesti autenticamente inclusivi.
Testimonianze
Patrizia Donato
In qualità di insegnante donna, quali sfide devi affrontare nella tua vita professionale? Ti senti riconosciuta e supportata?
Le sfide sono parecchie.
Ho un lavoro, sono donna, sono sposata con figli e sono del sud. È incontrovertibile che la componente femminile nell’insegnamento sia preponderante e uno dei motivi è riconducibile storicamente al fatto che i tempi e le modalità del lavoro dell’insegnante di trent’anni fa erano compatibili con i compiti svolti dalle donne all’interno della vita familiare. Oggi, nella scuola dell’autonomia, non solo il carico di lavoro è aumentato in modo esponenziale ma anche i tempi di permanenza a scuola non sono più confrontabili con quelli del passato. Alla luce di queste considerazioni, a farne le spese, oggi come ieri, sono le donne, impegnate nella costante ricerca di un difficile equilibrio tra carriera e famiglia. Questo vale soprattutto per le donne lavoratrici del sud, che si trascinano il peso di un retaggio culturale difficile da superare perché fatto di piccole regole non scritte ma interiorizzate e tramandate di generazione in generazione e che, nei decenni, si è trasformato in un fortissimo senso di colpa che tendono ad espiare sobbarcandosi tutto il peso della famiglia e delle sue necessità.
Sono un’insegnante e noi insegnanti ci occupiamo di migliorare le vite di intere generazioni. Accogliamo bambini a tre anni, iniziamo consolandoli per il primo distacco dalle figure parentali e li riconsegniamo alla società maggiorenni. Non c’è niente di più lontano dalla burocrazia del mestiere di docente. È pur vero che di tutto è stato fatto in questi anni per trasformarci in burocrati e passacarte. Ci hanno sfiancati puntando il dito, creando solchi, divisioni, fingendo di sapere valutare la bravura, senza di fatto risolvere i veri, annosi problemi della scuola italiana.
Marinella Esposito
In qualità di insegnante donna, quali sfide devi affrontare nella tua vita professionale? Ti senti riconosciuta e supportata?
Oggi più che mai, ora, in questo momento in piena pandemia, la sfida che ogni giorno devo affrontare è quella di far passare l’idea che l’insegnare non è un’azione “neutra” ma è una professione complessa, come tutti i lavori di relazione. Si naviga nella complessità, nella mutabilità dell’esistente, nell’incontro-scontro con i ragazzi e con le loro terribili e nel contempo straordinarie storie. Essere consapevole di ciò ed esserlo come donna, mi restituisce una forza che mi consente di apprezzare tutte le gratificazioni ma anche di sentire la responsabilità di questo lavoro. L’insegnare, e quindi io insegnante, sono un professionista della conoscenza alla stregua di un avvocato, un medico al quale dopo lunghi studi si attribuiscono responsabilità e autonomia per ciò che attiene la professione. Devo essere in grado di utilizzare tutto il mio bagaglio conoscitivo ed esperienziale per la soluzione dei problemi e degli imprevisti che incontro nella relazione umana ed educativa con i miei alunni/studenti. Devo analizzare condizioni complesse, negoziare, valutare i pro e i contro ed infine fare scelte che siano adeguate, mirate, significative... devo continuamente analizzare me stessa, il mio bagaglio di conoscenze, il mio Know-how, deve analizzare in modo critico le mie azioni e gli effetti che ne derivano...infine oggi più che mai devo imparare a produrre, con una velocità inaudita, asfissiante, innovazioni didattiche ed educative. Ed allora io insegnante, con il mio carico di responsabilità, amplificato da questa maledetta pandemia, con il mio CCNL fermo da anni, con le mie lotte quotidiane per conciliare la cura dei figli, della famiglia e dei genitori anziani a cui devo ciò che sono, dico che tanta strada c’è ancora da fare, che non sarà semplice, che nulla sarà scontato ma che di certo, in quanto donna e non sempre da sola, ce la farò.
Ciro Indellicati
Secondo te, perché le insegnanti donne sono supereroi invisibili? Quali ruoli devono assumere ogni giorno?
Coraggiose, intelligenti, curiose, caparbie, sensibili, pazienti, indipendenti, instancabili... eppure c’è ancora - nella scuola e fuori - chi non le vede, chi non vuole vederle, chi le disprezza, chi ne ha paura. A volte è vero, è più difficile farsi capire e capirle. Spesso invisibili, sì, ma presenti, sempre.
Proviamo, provate a farne a meno. Provate, proviamo ad immaginarla una giornata a scuola senza di loro...
Maria, Marcella Bonzagni
Secondo te, perché le insegnanti donne sono supereroi invisibili? Quali ruoli devono assumere ogni giorno?
Il massiccio ingresso femminile nell’istruzione superiore di primo e secondo grado esplode negli anni settanta, anche come forma di rivolta ai ruoli assegnati dal destino di moglie e madre.
Le presunte “scelte o vocazioni” sono spesso vie obbligate che orientano le donne a professioni, come l’insegnamento.
Desolante è poi constatare il pregiudizio - spesso incrementato dalla scadente retorica sui dipendenti statali fannulloni - che accredita il lavoro docente come una sorta di privilegiato part-time a stipendio pieno. Il considerevole impegno collegato alla funzione docente (correzione elaborati, preparazione materiali, approfondimenti, verifiche, aggiornamento, supporto agli studenti etc.), ora ulteriormente appesantito dalla DaD, non viene percepito come tale in quanto variabile nella mole, non sottoposto a orario fisso e collocabile in momenti diversi della giornata, anche serali o notturni. Alle docenti è richiesta abilità multitasking perché l’insegnante è tenuta ad impartire non solo insegnamenti sulle varie materie, ma è chiamata anche ad essere un educatrice a tutto tondo, una guida in grado di preparare i futuri cittadini al rispetto della vita comunitaria, degli altri, delle regole e delle istituzioni. L’insegnante deve avere anche pazienza, dall’inizio alla fine; per affrontare il tirocinio ed i concorsi, per gli anni di precariato, per trattare con i genitori, per far crescere, alla stregua di un genitore, delle menti in formazione.
In qualità di insegnante donna, quali sfide devi affrontare nella tua vita professionale? Ti senti riconosciuta e supportata?
Sempre più emerge una dimensione individuale della didattica e la solitudine nello sforzo di conciliare numerose e diverse funzioni, di escogitare soluzioni per i problemi più disparati in assenza di una adeguata struttura di sostegno; solitudine nel misurarsi con una realtà sempre più complessa e nella consapevolezza dello scarto tra le più alte possibilità individuali e lo sgretolamento culturale ed economico dell’istituzione scolastica.
Ciononostante le insegnanti procedono con buon coraggio, senza mai tirarsi indietro.