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Pubblicato il rapporto Ocse "Uno sguardo sull'educazione 2009"

Un sistema educativo che arranca in una realtà quotidiana allo stremo. Italia, se ci sei, batti un colpo!

10/09/2009
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La pubblicazione del Rapporto annuale da parte dell'Ocse "Uno sguardo sull'educazione 2009" è avvenuta solo due giorni fa.

Già nei giorni scorsi, in un rapporto sul benessere dei bambini, l'Ocse aveva bacchettato il nostro Paese: i nostri quindicenni sono quart'ultimi per performance scolastiche, peggio fanno solo Grecia, Turchia e Messico.

L'Italia ha risultati "poveri" ha sottolineato nel rapporto sull'infanzia l'Organizzazione, che ci compara in questo senso alla Repubblica Ceca. Al vertice c'è come sempre la Finlandia.

L'Italia è anche un "caso" per la dispersione scolastica. Siamo tra i paesi dove oltre il 10% dei 15-19enni non sono né nel sistema educativo né in quello del lavoro. Stanno peggio solo la Turchia e il Messico, che ci fanno sempre compagnia. Va leggermente meglio con il bullismo.

L'Ocse è un'organizzazione intergovernativa di Paesi democratici, cui partecipano Australia, Austria, Belgio, Canada, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Corea, Giappone, Lussemburgo, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Stati uniti, Svezia, Svizzera, Turchia. Mancano alcuni giganti come la Cina, l'India, il Brasile, la Nigeria.

Non possiamo ancora fare una riflessione complessiva, abbiamo bisogno di tempo ma si possono indicare alcuni passaggi di un testo pieno di dati, comparazioni e qualche suggerimento.

I temi di indagine e comparazione statistica del Rapporto Ocse sono:

  • i livelli di educazione e i numeri degli studenti;

  • i benefici economici dell'educazione sia per i singoli sia per le società;

  • i costi dell'educazione sia privati sia pubblici;

  • l'ambiente scolastico - dove in realtà si tratta delle condizioni di lavoro e di stipendio degli insegnanti e la loro distribuzione in genere maschile o femminile.

Per finire Talis - Teaching and Learning International Survey - un filone nuovo di ricerca che offre una prospettiva comparata sul piano internazionale delle condizioni di insegnamento e di apprendimento.

Complessivamente l'Italia risulta fra i paesi che spendono meno in istruzione: la quota di spesa pubblica in educazione è salita al 9,3% nel 2005 (contro il 9% del 2000) ma resta sempre al di sotto della spesa media degli altri paesi Ocse pari all'13,2%. In quanto a laureati e specializzati l'Italia sta al di sotto della media di Cile e Messico, in una classifica che la vede fanalino di coda assieme a Brasile, Turchia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

L'Ocse conferma uno spaccato non certo esaltante del sistema educativo nazionale: pochi investimenti pubblici e privati, limitato accesso all'istruzione superiore, poca specializzazione, bassi stipendi degli insegnanti, molti iscritti all'Università, ma pochi laureati.

In Italia solo il 17% della popolazione tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea, percentuale che scende al 9% se si prende in considerazione la fascia di età tra i 55 e i 64 anni.

Nell'Ocse, invece, l'educazione terziaria riguarda il 33% dei giovani tra i 25 e i 34 anni e il 19% dei più anziani. In cima alla classifica, relativa alla popolazione che ha ottenuto un livello di educazione terziaria e relativa al 2006, eccellono invece per livello di istruzione paesi come la Federazione russa e il Canada, con oltre il 55% di laureati.

L'Ocse ammette che in Italia un miglioramento c'è stato grazie soprattutto alle 'lauree brevi' introdotte con la riforma del 2002. Si legge nel rapporto che "L'Italia ha raddoppiato il numero dei suoi laureati di fascia "A" tra il 2000 e il 2006 portandoli dal 19 al 39%. Il Paese resta ancora lontano però dai programmi di formazione più avanzati, quali di "fascia B" che, scrivono gli esperti, "non fanno neanche parte del sistema educativo superiore".
L'Italia inoltre resta uno dei paesi con il tasso più basso di studenti che completano il ciclo di studi terziario, pari al 45% contro il 69% dell'area Ocse e resta anche, visto dall'estero, uno dei Paesi dal sistema educativo meno "attraente". Infatti, in Italia vi sono pochi universitari stranieri e la quota di studenti stranieri è solo del 2% contro il 20% degli usa, l'11% della Gran Bretagna, il 9% della Germania, l'8% della Francia e il 4% del Giappone.

L'Università appare, come lo abbiamo sempre denunciato, abbandonata.
L'istruzione terziaria è ancora un settore di scarsi investimenti rispetto agli altri paesi industrializzati. Si contrappongono dati che dovrebbero fare riflettere: una spesa superiore alla media per quanto riguarda gli asili nido e le scuole materne e drammaticamente bassa quando si parla di investimenti per l'università e la ricerca. A livello terziario l'Italia spende mediamente per studente 8.026 dollari l'anno contro una media Ocse di 11.512 dollari. Un confronto che si ribalta se si parla di spesa per i bambini in età prescolare per cui la cifra, pari a 6139 dollari a bambino, supera quella media dell'area, pari 4888 dollari.

In Italia, alle elementari e alle medie invece si studia di più: nella scuola dell'obbligo (7-14 anni) si parla di oltre 8.000 contro una media di 6.907 e solo in Cile si studia di più, quasi 9.000 ore.

E ancora, secondo l'Ocse, in Italia non si registrano sovraffollamenti in quanto numero di studenti per classe, con meno di venti alunni per aula nella scuola primaria e poco di più in quella secondaria, a fronte degli oltre 30 di Corea, Cile e Giappone. Dal rapporto emerge che le classi più numerose da noi, anche se di poco, sono quelle delle scuole private.

Questo Rapporto si rivolge prima di tutto ai governi e ai politici, affinché prendano le decisioni necessarie ma anche:

  • ai sindacati per elaborare le loro politiche e le loro azioni partendo dai dati reali e dal confronto con le situazioni esistenti negli altri paesi;

  • agli insegnanti, perché riflettano con una visione più larga sull'intero sistema educativo, oltre l'orizzonte della propria materia e della propria classe;

  • all'intera società civile italiana che ha il dovere di interrogarsi sul proprio futuro a partire da quello dell'educazione;

  • agli esperti e agli intellettuali del settore.

Purtroppo i dati parlano da sé e risulta evidente che:

  • per il sistema educativo italiano si spende meno che in altri Paesi più avanti di noi nello sviluppo;

  • che i soldi sono mal spesi e mal distribuiti;

  • che la qualità degli apprendimenti in Italia si abbassa di anno in anno;

  • che l'apparato di governo amministrativo centralistico dell'Educazione è inefficiente e tuttavia costosissimo.

È dal 2001 che l'Ocse ci dice, nei nove Rapporti pubblicati e intitolati "Uno sguardo sull'educazione", che il nostro paese non sta facendo abbastanza. Ma fino ad oggi, a parte le nostre denunce costanti e giudicate da certi "irritanti", chi deve "agire" non ha fatto nulla. Quanto durerà ancora?

Roma, 10 settembre 2009

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