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Le proposte e le osservazioni dell’ETUCE/CSEE al Consiglio Educazione della UE

In occasione della riunione del Consiglio dell’Educazione della UE del 16 febbraio, che dovrà discutere il documento “Un aggiornato quadro strategico per la cooperazione europea in materia di educazione e di formazione”, il sindacato europeo dell’educazione chiede politiche più ampie ed inclusive e maggiori risorse pubbliche.

16/02/2009
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Rispetto alle proposte di lavoro contenute nel documento della Commissione Educazione varato nel novembre scorso, l’Etuce ritiene necessario un approccio più ampio ed inclusivo in quanto l’educazione non serve primariamente all’accrescimento dell’economia, ma al soddisfacimento di diritti fondamentali per l’esistenza.

L’Etuce ritiene che le priorità fondamentali per un rinnovato approccio al conseguimento della strategia di Lisbona debbano essere

  • educare per la vita ed enfatizzare la mobilità di chi è in apprendimento

  • assicurare alta qualità all’istruzione e alla formazione

  • promuovere le pari opportunità in tutte le occasioni formative

L’Etuce riconosce la priorità di creare un sistema di apprendimento per la vita, però , di fronte ai pochi progressi finora fatti, ritiene che occorrano maggiore coordinamento e cooperazione tra i diversi settori e gli stakeholder, una reale mobilità dal luogo di lavoro alla formazione e viceversa. Quindi investimenti pubblici, sviluppo e messa in atto di sistemi coerenti di riconoscimento e di validazione dell’apprendimento informale. La mobilità sia dei docenti sia di chi apprende costituisce uno strumento importante, però non basta accrescere la trasparenza e il riconoscimento delle qualifiche, ma bisogna anche rimuovere ostacoli alla mobilità come le condizioni economiche, sociali e culturali.
Per quanto riguarda la qualità dell’istruzione e della formazione, una prima questione è l’attenzione alla formazione dei docenti, che deve essere a livello di master, alla formazione in servizio, al loro status, alle condizioni di lavoro.

Occorre, inoltre , una visione globale delle competenze chiavi che gli studenti devono acquisire: non solo abilità tradizionali, ma anche competenze sociali, civiche e culturali. Tra gli obiettivi da raggiungere, bisogna includere anche quello che almeno l’80% degli alunni a livello di scuola secondaria inferiore conosca almeno due lingue straniere. E’ inoltre importante mantenere l’attenzione sull’apprendimento della lingua madre, della matematica e delle scienze, ma a parere dell’ETUCE occorre che gli Stati membri si impegnino a definire e sviluppare un piano nazionale coerente con gli obiettivi.
Per quanto riguarda l’istruzione superiore e la ricerca, l’ETUCE sostiene che vada mantenuta la loro caratteristica di beni pubblici che contribuiscono allo sviluppo sociale, culturale ed economico. L’ETUCE è contraria all’ipotesi presente nel documento. di innalzare i finanziamenti all’istruzione superiora attraverso l’innalzamento delle tasse e dei fondi privati e ritiene l’obiettivo del 2% del PIL entro il 2020 troppo riduttivo di fronte all’incremento degli iscritti.
Anche l’obiettivo di ridurre la percentuale di uscite precoci dal sistema scolastico deve vedere maggiori investimenti, metodologie più innovative ed adeguate, cooperazione tra le scuole ed un impegno più deciso da parte degli Stati membri. Importante poi la creazione di un sistema coerente 0-3 anni, bilanciato tra l’azione educativa e di cura, e che sia gratuito.

L’ETUCE ritiene, inoltre, che si debba inserire nel documento il settore dell’istruzione e della formazione professionale che ha una duplice missione: includere tutti e sviluppare l’eccellenza nelle competenze e abilità per la professione.

Infine, il sindacato europeo rileva che per ottenere migliori risultati occorre dare maggiore efficienza all’azione di coordinamento a livello europeo, attraverso:

  • il coinvolgimento dei partner sociali a tutti i livelli, nazionale ed europeo

  • il rafforzamento del ruolo dell’organismo di coordinamento

  • una maggiore trasparenza e informazione sull’attività dei gruppi tra pari e dei gruppi di lavoro, favorendo la partecipazione dei sindacati

  • una maggiore attenzione nei rapporti intermedi alle situazioni nazionali, a partire dalla valutazione fatta dagli Stati membri, in raccordo con i partner sociali.

Roma, 16 febbraio 2009