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La magistratura dell’Ohio boccia il buono scuola

Stati Uniti, dicembre 1999

10/12/1999
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DICEMBRE

La magistratura dell’Ohio boccia il buono scuola. Non è solo Formigoni ad avere problemi col suo buono scuola. Anche nella libera e liberista America, che tanto va di moda agli occhi dei privatizzatori nostrani, il buono scuola è considerato cosa non buona. A metà dicembre nello stato dell’Ohio il giudice distrettuale federale ha bocciato come incostituzionale il "voucher program" avviato nel 1996 dall’amministrazione comunale di Cleveland che prevedeva lo stanziamento 20 milioni di dollari per 3500 studenti di 56 scuole private a discapito degli 80.000 studenti della città. In merito, Bob Chase, presidente della National Educational Association, il sindacato che raccoglie due milioni e quattrocentomila lavoratori e pensionati della scuola, ha detto: "Questa è una grande vittoria per i bambini americani, che per il 90% frequentano le scuole pubbliche. E’ ora che coloro che vogliono migliorare la scuola pubblica focalizzino la loro attenzione alle cose che servono, come classi più piccole, più attenzione individualizzata agli studenti, il mantenimento di alti standard scientifici e disciplinari. Il buono scuola non serve a raggiungere questi obiettivi." E Sandra Feldman, presidente dell’altro grande sindacato, la American Federation of Teachers aderente alla Afl-Cio, che aveva promosso il ricorso al giudice federale ipotizzando la violazione dei principi costituzionali di separazione tra stato e chiesa, ha ricordato che "la sentenza del giudice Oliver aderisce ai chiari principi definiti nel 1973 dalla decisione con cui la Corte Suprema mise fine alla politica dello stato di New York di rimborso per famiglie a basso reddito che mandavano i figli a scuole religiose."
Recentemente altre sentenze hanno sancito l’incostituzionalità dell’uso di fondi pubblici per finanziare l’educazione in scuole religiose: la corte distrettuale del Wisconsin nel 1995 e quest’anno le corti supreme del Maine e del Vermont e la prima corte di appello americana.

Gap tra incremento scolastico e spesa per alunni e insegnanti. Un’indagine commissionata dalla Nea, il principale sindacato della scuola americano, ha messo in luce il gap che separa l’incremento scolastico dalla spesa pubblica per gli alunni e per i docenti. L’indagine mostra come a fronte di un aumento delle iscrizioni del 3% in un decennio, la spesa reale per alunno sia in realtà diminuita, al punto che nel 1997 lo sviluppo economico americano era del 40% superiore all’incremento della spesa per l’istruzione. In questo meccanismo sono rimasti stritolati anche i salari medi degli insegnanti americani, i quali sono cresciuti in dieci anni solo dell’1,9%, molto meno di quelli di altre categorie di lavoratori. Oggi lo stipendio medio annuo lordo di un insegnante americano è di 40.582 dollari, ma l’inchiesta ha messo in luce il forte divario che esiste tra stato e stato, sicchè se un insegnante del Connecticut guadagna mediamente 51.584 dollari, uno del South Dakota ne guadagna 28.552. Salvo rare eccezioni sono sopra alla media gli stati del New England e della West Coast mentre sono sotto gli stati del Sud, del Middle West e del Far West. Continua inoltre la femminilizzazione della categoria: i docenti maschi sono scesi al 26,4% e sono particolarmente rari negli stati del Sud dove sono al di sotto del 20%. Nella spesa per alunno, che a livello nazionale nel 1998-99 era di 6.251 dollari per alunno, in testa è il New Jersey con 9.703 dollari per alunno seguito da Connecticut e New York, mentre il fanalino di coda è lo Utah con 3.807 dollari per alunno, insieme a Missisippi ed Alabama.