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Francia: "Insegnanti di sostegno" in agitazione

Gli auxiliaires de vie scolaire, figure a metà tra assistenza e docenza, rivendicano condizioni meno precarie e di maggior qualità del servizio.

09/10/2008
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Proprio in questi giorni in cui in Italia si polemizza sul numero degli insegnanti, ritenuto superiore a quello di altri paesi, dimenticando le diverse funzioni che da noi svolgono gli insegnanti, tra cui, per esempio, il sostegno agli alunni diversamente abili che ormai impiega quasi 100.000 docenti, gli “insegnanti di sostegno” francesi entrano in agitazione per rivendicare migliori condizioni occupazionali. Ma è d’obbligo che la definizione “insegnanti di sostegno” quando si parla d’oltralpe venga scritta tra virgolette: ci troviamo di fronte ad un’esperienza che è iniziata non molti anni fa (a differenza che da noi, dove ormai l’esperienza è più che trentennale) e che non è condotta da veri e propri insegnanti. Infatti in Francia queste figure si chiamano “auxiliaires de vie scolaire”, ausiliari di vita scolastica, in sigla AVS, da non confondersi con i nostri ausiliari che sono invece i collaboratori scolastici (i bidelli di una volta!).

Gli AVS, che possono essere “collettivi” (AVS-co) quando seguono un gruppo di alunni diversamente abili, o “individuali” (AVS-i) quando ne seguono uno solo, hanno come compiti: l’intervento nella classe definito in concertazione con l’insegnante (aiuto per scrivere, per manipolare materiale ecc.) oppure fuori del tempo scolastico (ripasso, studio, interclasse) oppure possono anche adempiere a veri i propri compiti di insegnamento, accompagnano l’alunno nelle uscite e gite scolastiche, devono provvedere a compiti di assistenza che non richiedano qualificazione medica o paramedica, devono collaborare ai progetti di scolarizzazione (riunioni di elaborazione, incontri con la famiglia, riunione dell’equipe psicopedagogia ecc.). Come si può ben vedere dunque quasi tutto quello che fa un docente italiano ma… l’AVS non rientra tra i docenti, è ufficialmente una figura non-docente e quindi non viene conteggiato tra i docenti nelle comparazioni internazionali. Solo in parte sono pagati dal Ministero dell’Educazione Nazionale, un‘altra parte è pagata dal Ministero della Sanità e in qualche caso dalle amministrazioni locali come succede nei dipartimenti dall’Alta-Senna e della Marna. Quindi non sono nemmeno conteggiati tra i lavoratori a carico del ministero dell’educazione.

E sono pagati male: sostanzialmente sono precari. Hanno infatti un contratto che di regola dovrebbe essere di sei anni, ma che in realtà solo in rari casi è di sei anni, prevalentemente neanche a tempo pieno, ma piuttosto a metà tempo, sicché il loro guadagno si aggira sui 530 euro mensili. E sono insufficienti: i giornali dei sindacati francesi denunciano infatti che ben 15.000 ragazzini diversamente abili non vengono scolarizzati per questa ragione.
Ecco perché dunque questi “insegnanti” sono in agitazione, sostenuti dalla loro associazione professionale, UNAISSE, dai sindacati SGEN-CFDT, SNUipp-FSU e SNES-FSU e dall’associazione delle famiglie degli alunni disabili FNASEPH. La loro rivendicazione è ottenere contratti a tempo pieno e di sei anni, un miglioramento della formazione iniziale e di quella sotto contratto, il riconoscimento dell’esperienza acquisita e un organico sufficiente a coprire tutti casi. A questo proposito lamentano che l’attuale ministro dell’educazione Darcos non ha ancora mantenuto fede all’impegno di assumerne altri 2.000.

Ecco dunque che la cronaca ci riporta un altro caso in cui figure sostanzialmente docenti non vengono conteggiate tra i docenti e vengono trattate assai peggio dei docenti che essi affiancano, un altro caso da tenere presente quando ci dicono che i docenti da noi sono troppi, un altro caso da tenere presente per capire a quale rapporto di lavoro e a quale qualità del servizio vorrebbero portarci certe scelte.

Roma, 9 ottobre 2008

Tag: francia