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Belgio. Ritorno a scuola tra ansie di valutazione e complessità di sistema.

L’anno scolastico riparte in Belgio in un situazione che non presenta particolari polemiche, ma molte ansie.

08/09/2006
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La scuola belga costituisce un sistema complesso a cui fa da interfaccia un sistema politico e amministrativo altrettanto complesso. La complessità nasce dal fatto che sono numerosi i soggetti che operano sul sistema scolastico: di fatto questo è diviso in sistema ufficiale (che corrisponde un po’ al nostro pubblico, in cui ci sono scuole comunali, provinciali e statali-comunitarie) e sistema privato, maggioritario e prevalentemente sovvenzionato, diviso in privato laico (imprese, associazioni, cooperative) e religioso (quasi del tutto cattolico con alcune scuole protestanti, ebree e islamiche). Altrettanto numerosi sono i soggetti che governano il tutto: tre Comunità (francofona, fiamminga e la piccola comunità tedesca) che di fatto costituiscono/sostituiscono lo stato belga, e tre Regioni (Fiandra, Bruxelles e Vallonia) con forti poteri amministrativi che solo approssimativamente corrispondono alle comunità. Quindi da un lato c’è una grande autonomia istituzionale a cui però corrispondono direttive centrali rigide da parte dei, di fatto, tre ministeri dell’educazione (fiammingo, francofono e tedesco) che devono cercare di mantenere un sistema il più possibile omogeneo.
Per esempio la direttiva della Comunità francofona che dall’anno scorso abbassa a 20 il numero di alunni per classe nella primaria deve essere seguita da tutte le scuole della Comunità. Ma, per fare un altro esempio, l’autonomia istituzionale dà anche modo di aggirare le direttive, come è stato denunciato da parte dei movimenti no-global a proposito della presenza di distributori di vivande e di sponsorizzazioni interessate avanzate da ditte del settore nonostante una circolare del 2002 che le vieta.
Mentre Comunità fiamminga e Fiandra praticamente coincidono, nella Comunità francofona la situazione si presenta più complessa: essa è di fatto costituita da due regioni, Bruxelles e Vallonia, ma all’interno della Vallonia è contenuta anche la Comunità tedesca. Logico quindi che la comunità francofona stia cercando di semplificare il tutto costituendo un patto associativo tra questi soggetti istituzionali, che coinvolge altri 37 soggetti, tra cui i le tre confederazioni sindacali belghe. Tra questi soggetti sono comprese anche le organizzazioni da cui dipendono le numerose scuole private del paese e le associazioni di enti locali da cui dipendono quelle ufficiali. La quantità dei soggetti coinvolti può dare da sola l’idea delle difficoltà dell’impresa.
Alle ansie amministrative della Comunità francofona si aggiungono quelle relative alla qualità. Complessivamente la scuola belga non è uscita male dalle valutazioni Ocse-Pisa, ma quella francofona è uscita più malconcia di quella fiamminga e, soprattutto, dimostra uno dei più alti tassi di esclusione e di segregazione sociale.
Ai dati Pisa si aggiungono dati che confermano che il 47% dei ragazzi e soprattutto delle ragazze al termine degli studi non avrebbe un livello minimo di istruzione necessario ad un buon inserimento sociale, mentre il tasso di ritardo nel primo grado, che nel 1993 era del 20% ed era sceso nel 1999 al 16% è risalito al 18% nel 2005, in barba a direttive date in quell’anno proprio per far fronte al problema e con un tasso di insuccesso che già in prima elementare è del 6%. Nel secondo grado le cose non vanno meglio, la selezione si è solo spostata dai primi tre anni ai secondi tre, con la significativa situazione per cui coloro che ripetono sanno meno di coloro che arrivano dalla classe precedente.
Di qui la necessità di trovare altre soluzioni e di intervenire costituendo una Commission de Pilotage (Copi) che ha in questi giorni elaborato 21 dei 51 indicatori che si era prefizza di trovare per una più puntuale valutazione della scuola francofona belga. Questi indicatori riguardano l’evoluzione del livello scolastico della popolazione, l’evoluzione della popolazione scolastica (tassi di frequenza, scelte di indirizzo ecc.) e dei percorsi degli allievi (selezione, ritardi, dispersione ecc.), le competenze in francese, matematica e scienze nei due gradi di scuola, il tasso di successo e i passaggi all’istruzione superiore, il rapporto numerico insegnanti/allievi, l’età degli insegnanti, la loro formazione e il tasso di femminilizzazione della categoria.

Tag: belgio