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Concorso docenti: un errore non convocare il sindacato per discutere del concorso a cattedre

Il Segretario Generale della FLC CGIL ha inviato una lettera alla Ministra Giannini sollecitando un intervento chiarificatore sulle numerose irregolarità.

25/08/2016
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Il segretario generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo, ha inviato una lettera alla Ministra Giannini, perché dia risposte alle tante voci che in questi giorni stanno avvelenando il clima del concorso a cattedre, voci che arrivano a mettere in discussione l’adeguata preparazione dei docenti, pur di giustificare l’alto numero di non ammissioni alle prove orali.

La mancata convocazione del sindacato in prossimità della pubblicazione del bando, ma anche nel prosieguo delle operazioni, ha fatto sì che la fretta e l’approssimazione prevalessero sull’obiettivo di un concorso pubblico così importante per tutta la società civile, ma allo stesso modo così importante per chi nella scuola lavora da anni con i titoli richiesti e deve affidare al concorso il  prosieguo del suo lavoro.

Chiediamo risposte alla Ministra Giannini, non soltanto per un astratto dovere di rappresentanza, ma perché siamo convinti che la vera Buona Scuola abbia bisogno di un reclutamento serio, a partire dalla predisposizione di commissioni adeguate nelle competenze e nei titoli e remunerate con un compenso all’altezza del compito svolto.  

Se tante richieste di accesso agli atti sono state inoltrate dagli aspiranti alle commissioni esaminatrici (peraltro molte di esse dimissionarie) vuol dire che nello svolgimento del concorso non sono chiari i criteri di trasparenza.

Convocare il sindacato su questo tema è un atto dovuto fintanto che la legislazione lo prevede, perciò chiediamo alla Ministra Giannini di essere rispettosa delle leggi vigenti.

_____________________________________

Roma, 25 agosto 2016
Prot. n. 247/2016

Alla Ministra Sen. Stefania Giannini

Oggetto: Irregolarità del concorso scuola. Richiesta di intervento

Gentile Ministra Giannini,

il concorso a cattedre bandito alcuni mesi orsono è ormai nel mirino della stampa ogni giorno, rischiando di ridurre a farsa quello che dovrebbe essere un evento importante per il Ministero dell’Istruzione e per tutti i cittadini che beneficiano della scuola pubblica.

Il numero delle bocciature alle prove scritte sta diventando talmente inquietante da occupare pagine intere di giornali nazionali: è possibile che non superi gli scritti un alto numero di docenti laureati con titoli universitari aggiuntivi, che hanno frequentato le scuole di abilitazione spesso nelle università in cui si sono laureati, che si sono specializzati nel sostegno, con anni di servizio alle spalle?

Prima del bando del 26 febbraio 2016 le organizzazioni sindacali hanno richiesto all’Amministrazione un incontro per fare chiarezza sulle modalità di svolgimento del concorso, perché la fretta con cui si predisponevano le prove non lasciava presagire niente di buono.

Le richieste di incontro sono state reiterate nel tempo, sia nei confronti del Ministero, che verso la competente Commissione alla Camera. Non c’è stata alcuna volontà di ascolto. Il confronto coi sindacati avrebbe contribuito ad affrontare il tema della stabilizzazione nel suo insieme, a considerare le ricadute che il bando avrebbe determinato, in un’ottica di rispetto dei diritti maturati, anche attraverso la sola abilitazione. Soprattutto si sarebbe avviata una riflessione sul reale stato degli organici delle scuole, ancora sottodimensionati, allo scopo di favorire un piano pluriennale di stabilizzazioni, al di là dei posti messi a concorso.

Lo svolgimento del concorso come era presumibile sta avvenendo in un clima di approssimazione: commissioni inesistenti o messe in piedi all’ultimo momento, ritardi nella compilazione delle griglie di valutazione degli elaborati, prove non sempre coerenti con i programmi.

Il compenso previsto per le commissioni si è rivelato talmente ridicolo e irrispettoso, 50 centesimi ad elaborato, che lo stesso Governo ha dovuto decretare un parziale aumento che ad oggi non è ancora esigibile. Da qui le numerose defezioni dal ruolo di commissario con conseguente correzione degli elaborati da parte di commissari diversi, con una diversa impostazione. E tuttavia, ciò non è bastato per avere il numero necessario di commissari. Tutto ciò ha condotto alla boutade dei commissari scelti in base a comprovate esperienze. Insomma, pare che la filosofia prevalente dinanzi a questo scenario, per il MIUR, sia che in fondo chiunque potrebbe correggere i compiti, chiunque potrebbe interrogare, pur di chiudere le procedure del concorso. È questo il rispetto per la scuola pubblica?

Per evitare che media, parlamentari e opinione pubblica continuino a lanciare strali scandalizzati sulla preparazione dei docenti, occorrerebbe che lei, signora ministro, abbia il coraggio di rispondere pubblicamente ai seguenti interrogativi, anche allo scopo di tutelare decine di migliaia di docenti:

è possibile che la fretta di voler licenziare il bando, abbia prodotto una confusione tale da impedire alle commissioni di poter lavorare con la dovuta competenza?

È possibile che le prove non siano state congruenti con i titoli di studio?

O piuttosto è possibile che il piano nazionale delle assunzioni previsto dalla legge 107 abbia creato una implosione tale negli organici da essere obbligati a bloccare almeno una parte delle circa 63 mila assunzioni previste dal bando?

Nelle tante interviste che lei ha rilasciato in queste settimane e in questi giorni, ci saremmo attesi da parte sua anche un minimo cenno alle dinamiche concorsuali. Invece il suo silenzio è divenuto assordante indifferenza, dando così in pasto, come carne da macello, ai media, docenti spesso incolpevoli e ora oggetto di pubblica esecrazione. Era questo il suo obiettivo?

Glielo chiediamo Ministra Giannini, non soltanto per un astratto dovere di rappresentanza, ma perché siamo convinti che la vera Buona Scuola abbia bisogno di regole rigorose per un reclutamento serio. Il Ministero dell’Istruzione non può scegliere di rimanere cieco e sordo di fronte all’ennesimo dramma provocato da scelte insensate, ha il dovere di intervenire per tutelare la dignità della scuola pubblica, sostenendo e difendendo la dignità e il futuro lavorativo di quanti hanno scelto di abilitarsi per insegnare nella scuola pubblica.

Gentile Ministra Giannini, il sindacato è abituato a costruire relazioni, guardando sempre avanti, nell’interesse generale e superiore della scuola pubblica, di chi vi lavora e di chi vi studia. Faccia in modo che vengano convocati i tavoli che abbiamo richiesto al Ministero, si appresti a varare un piano di assunzioni pluriennale per ridare a questo concorso la dignità che richiede e nello stesso tempo la speranza di un futuro lavorativo a chi nella scuola da anni lavora con competenza.

Certo di un Suo riscontro, porgo distinti saluti.

Il Segretario generale
Domenico Pantaleo

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