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Un referendum inutile e costoso che minaccia i rapporti istituzionali

Il prossimo 22 ottobre Lombardia e Veneto voteranno per un referendum di pura propaganda politica.

16/10/2017
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Con il referendum popolare del prossimo 22 ottobre, le regioni del Veneto e della Lombardia chiedono ai cittadini di sostenere la richiesta per ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia per la singola Regione, così come definite dall’art. 116 della Costituzione.

Non ci sarebbe nulla in questo se il referendum, comunque legittimo, fosse un’iniziativa rispettosa davvero della Costituzione e se avesse un contenuto politico realmente autonomista e non invece antiunitario e contrario alla coesione sociale quale esso è.

Chiedere, infatti, di potersi gestire sostanzialmente la totalità del gettito erariale prodotto nella Regione altro non significa che innescare processi di disgregazione, sul piano politico e sociale, che risultano del tutto inaccettabili oltre che contrari ai principi di coesione e solidarietà sociale al fine di rimuovere gli squilibri che impediscono l’esercizio effettivo dei diritti della persona su tutto il territorio nazionale.

Promuovere un referendum, quando per ottenere maggiori poteri amministrativi la Costituzione non prevede la consultazione dei cittadini ma una legge dello Stato concordata con la regione interessata, sentiti gli enti locali, e approvata con maggioranza assoluta delle Camere, vuol dire solo fare pura propaganda politica ad eccitazione delle spinte disgregatrici, che, anche se non più esplicitamente, perseguono alcune forze politiche.

La via maestra, oggi, nel cuore di una crisi economica e sociale da cui il Paese stenta ad uscire, rimane, soprattutto nel campo dell’istruzione, l’individuazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) da assicurare su tutto il territorio nazionale come base imprescindibile su cui successivamente innestare ulteriori forme di esercizio di potere autonomistico.

Appare chiaro come diventerebbe difficile per lo Stato potersi relazionare e legiferare su quelle materie di sua specifica competenza (come per esempio le norme generali sull’istruzione, vedi art.117, c.2 lett. n) con regioni che hanno condizioni di autonomia sempre più particolareggiate e specifiche.

Sul merito dei quesiti e sull’inutilità di questi referendum, la CGIL Lombardia e la CGIL Veneto hanno espresso un parere chiaro e netto, che non lascia dubbi.

La questione è stata assunta dalla CGIL in un ordine del giorno (approvato dal Comitato Direttivo Nazionale il 3 ottobre 2017) pubblicato poi anche sui volantini e sul sito della CGIL Lombardia. Si sottolinea che “L’iniziativa specifica di Lombardia e Veneto è, invece, dominata da spinte autonomiste esplicite che mettono in discussione l’unità del sistema di diritti e mirano a rompere il vincolo di solidarietà della comunità statuale. Spinte autonomiste di cui i referendum consultivi promossi da queste Regioni per il prossimo 22 ottobre sono espressione e che, pur non avendo alcuna efficacia esecutiva, vengono rappresentati come decisionali. Referendum inutili in quanto non richiesti dalla legittima procedura costituzionale che consente alle Regioni di avviare trattative con il Governo per la definizione di ulteriori forme di autonomia in determinate materie.”

Fa eco la CGIL del Veneto che in un suo volantino scrive: “Come Cgil pensiamo invece che si rischi di determinare una condizione di inaccettabile disomogeneità non solo tra le Regioni, ma anche tra i diversi territori della stessa Regione, pericolosa anche per gli stessi cittadini del Veneto qualora dovessero cambiare residenza. Questo referendum promuove la cultura della separazione e dell’isolamento mentre noi diciamo che un Veneto forte può esserci e vivere solo in uno stato coeso dentro un progetto di vera unità europea. Come Cgil non siamo contrari al riconoscimento di maggiori deleghe, a una maggiore autonomia e responsabilizzazione degli enti territoriali, ma nell’ambito del pieno rispetto della Costituzione e dell’omogeneità dei diritti sociali e del lavoro.”

Per quanto attiene invece gli aspetti organizzativi, rimandiamo alle nostre schede:

  1. scheda sui permessi elettorali per le elezioni politiche e amministrative e i referendum
  2. scheda sull'utilizzo delle scuole in occasione delle elezioni e dei referendum.