Sciopero 18 marzo: l'adesione dei Comunisti italiani
Il PdCI aderisce allo sciopero che abbiamo proclamato in tutti i settori della conoscenza.
>> Non lasciare che anche i tuoi diritti vadano in crisi <<
Uno sciopero per il nostro futuro
di Piergiorgio Bergonzi (resp. Nazionale scuola PdCI)
Il prossimo 18 marzo la CGIL indice uno sciopero generale della conoscenza. Per la prima volta scuola università, ricerca, formazione professionale sciopereranno insieme. I Comunisti italiani aderiscono a questo sciopero, vi parteciperanno, invitano tutti i lavoratori ad aderirvi, ne condividono le ragioni che lo motivano e gli obiettivi che persegue.
Questa straordinaria iniziativa nazionale, infatti, costituisce la risposta necessaria per fronteggiare e sconfiggere il progetto più reazionario che la destra abbia mai messo in essere nella storia del nostro Paese: negare alla maggioranza dei giovani il diritto all’istruzione, al sapere e quindi al futuro; sovvertire l’articolo 3 della Costituzione italiana che nella realizzazione del diritto all’istruzione per tutti vede la condizione imprescindibile dell’uguaglianza fra i cittadini; realizzare una “società dell’ignoranza” precludendo ogni possibilità di trasformazione e di progresso del Paese e gettando le basi di un sistema sociale ademocratico fondato sul principio della disuguaglianza.
Solo a questi esiti drammatici per il futuro del Paese potranno infatti portare i tagli a scuola università e ricerca realizzati l’estate scorsa dal governo della destra. Essi, come noto, sono di un’entità tale ( corrispondono al 20% dei bilanci di scuola università e ricerca e non hanno precedenti nella storia d’Italia!) da produrre lo smantellamento della scuola e dell’università pubbliche e statali, la loro privatizzazione, la negazione del diritto al sapere per la maggioranza dei giovani del nostro Paese.
Quei tagli già oggi impediscono il normale funzionamento di scuole e università. Essi, se confermati, fin dal prossimo anno scolastico impediranno allo Stato di assicurare a ben 300.000 bambini (su 450.000!) di sei anni iscritti al primo anno della scuola dell’obbligo le 30-40 ore di lezione settimanali che i loro genitori hanno richiesto e che sempre erano state garantite. Sulle famiglie ricadranno i costi di chi vuole un tempo scolastico adeguato per i propri figli, a partire dal primo anno dell’obbligo scolastico!
Quei tagli, quando realizzati, produrranno la riduzione di oltre 150.000 posti di lavoro. Docenti, ricercatori, lavoratori del settore, in grande maggioranza precari da anni o da decenni nella scuola nell’università e nella ricerca, lasciati senza lavoro; bambini, ragazzi, studenti, lasciati senza docenti.
Quei tagli, quando realizzati, provocheranno un impoverimento tale della scuola, dell’università e della ricerca pubbliche da costringerle al reperimento di risorse esterne, dalle famiglie e dai privati. L’istruzione non sarà più un diritto fondamentale e inalienabile del cittadino garantito dalla Repubblica ma un servizio a pagamento e quindi qualificato solo per chi potrà economicamente permetterselo. Si verificherà la privatizzazione di scuola e università come già prevista e ben definita nella leggi della destra: con la trasformazione delle scuole e delle università pubbliche in fondazioni; con l’abolizione del valore legale del titolo di studio; con l’affermazione di scuole confessionali e di tendenza; con l’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole e la fine dell’indipendenza del sapere, della libertà di insegnamento e di apprendimento; con scuole e università qualificate riservate solo ad elite privilegiate; con la negazione del diritto a conseguire un semplice diploma di secondaria superiore per la maggioranza dei giovani diciottenni.
Il governo della destra conferma e sta attuando quei tagli finalizzati alla realizzazione del proprio progetto eversivo.
Li conferma e li attua nonostante il grande movimento di lotta che si è opposto e si sta opponendo ad essi. Li conferma e li attua nonostante la forte richiesta e il bisogno di cultura che viene dal Paese e di cui le domande di iscrizione alle scuole con quote orario elevate sono la manifestazione più evidente. Li conferma e li attua nonostante il sopraggiungere di una crisi economica globale gravissima che induce i Paesi più avanzati ad individuare negli investimenti sul sapere (scuola università e ricerca, appunto) il volano indispensabile per superare la crisi. Al punto che gli Stati Uniti in questi ultimissimi giorni hanno deciso di raddoppiare gli investimenti nel settore.
La destra confermando i tagli al sapere, alla scuola, all’università e alla ricerca si assume la responsabilità storica non solo di perseguire un progetto eversivo senza precedenti della società della Costituzione ma anche di affondare il Paese nella crisi, di condannare l’Italia ad un futuro di arretratezza economica e di disuguaglianza sociale.
Siamo in grado di fermare questa deriva sciagurata. A questo fine lo sciopero del 18 è di importanza decisiva.
Esso è, insieme, uno sciopero per la conoscenza e per il futuro dell’intera società.
E’ uno sciopero per riaffermare quello all’istruzione e al sapere come diritto inalienabile, un diritto assicurato dalla Repubblica in scuole e università pubbliche, statali, laiche, pluraliste; è uno sciopero che dicendo no ai tagli chiede maggiori risorse per la scuola e l’università per realizzare quelle riforme che le mettano compiutamente in grado di formare il cittadino, di garantire a tutti il diritto ad un’istruzione qualificata e al sapere critico, di assicurare ai capaci e meritevoli (non ai più ricchi) la possibilità di accedere ai gradi più alti degli studi.
E’ uno sciopero che fa propria l’istanza fondamentale di un grande movimento di lotta e del milione di genitori che nei giorni scorsi ha iscritto i propri figli al primo anno della scuola dell’obbligo: più istruzione e migliore istruzione per garantire il futuro ai bambini, ai giovani di oggi e all’intera società.
E’ uno sciopero che si muove in continuità col grande movimento di lotta per il diritto al sapere che ieri e ancor più domani sarà protagonista di una delle più importanti battaglie di civiltà.