FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3849271
Home » Attualità » Sindacato » Manovra economica: prime valutazioni della FLC Cgil sul decreto governativo del 18 giugno 2008

Manovra economica: prime valutazioni della FLC Cgil sul decreto governativo del 18 giugno 2008

Il testo ufficiale del Decreto Legge non è ancora noto, ma dalle nostre prime riflessioni la sostanza è chiara.

22/06/2008
Decrease text size Increase  text size
Vai agli allegati

Vai al comunicato di Enrico Panini

Vai allo speciale Manovra economica 2009-2013

Il decreto si presenta come una vera e propria Finanziaria, formata da 114 articoli. Il testo ufficiale non è ancora noto, e quello ufficioso, sul quale abbiamo sviluppato le prime riflessioni, potrebbe subire aggiustamenti in fase di pubblicazione, ma rappresenta ormai il testo consolidato di riferimento. Nel testo disponibile manca la numerazione dei commi, per cui è possibile qualche approssimazione di lettura, ma la sostanza è chiara.

L'ispirazione generale in materia di Pubblico Impiego è coerente con la campagna propagandistica delle scorse settimane: irrigidimenti normativi e attacchi al sindacato, in nome della guerra ai "fannulloni", insieme ai tagli indiscriminati al settore pubblico per finanziare l'esenzione dell'ICI sulla prima casa e le prime manovre del nuovo Governo. Se queste manovre avranno seguito, le conseguenze sul servizio pubblico, in particolare su Ricerca, Scuola e Università, saranno pesantissime e determineranno degrado della qualità e delle prestazioni.

Questi gli aspetti che interessano direttamente i nostri settori e, più in generale, il Pubblico Impiego.

L'art. 17 stabilisce la possibilità, per le Università, di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato; si badi bene, trasformarsi, non di costituire o partecipare a Fondazioni. Di conseguenza, il patrimonio immobiliare degli Atenei viene trasferito a dette Fondazioni. E' una norma che aliena patrimonio pubblico a favore di soggetti privati. Inoltre, in quanto enti privati, le Fondazioni sono svincolate dalle regole di bilancio e rendicontazione cui è sottoposto il pubblico (ma continuano a percepire il finanziamento statale); il personale tecnico-amministrativo resta nel contratto Università fino alla scadenza del contratto vigente, poi si vedrà.

Art. 28 . Sono soppressi tutti gli Enti di Ricerca con meno di 50 unità di personale (ad esempio l'Ente Italiano della Montagna) e tutti gli enti anche con più di 50 unità di personale che non siano stati individuati dai rispettivi Ministeri vigilanti al fine della loro riconferma, riordino o trasformazione. In sostanza, si procede ad un riordino di gran parte degli Enti di Ricerca in assenza di un disegno politico complessivo. Le relative funzioni ed il personale sono attribuite al Ministero vigilante.

Art. 30 . Gli Enti di Ricerca Apat, Icram e Infs sono accorpati in un unico nuovo Ente, l' IRPA, e diventano, nei fatti, organismi del Ministero dell'Ambiente. Si prevede che per decreto vengano individuati gli organi di gestione e le finalità del nuovo Istituto. Gli attuali organismi vengono commissariati. Su questa decisione vi è stata una prima iniziativa di protesta delle Organizzazioni sindacali davanti al Ministero dell'Ambiente.

L'art. 69, c. 3 , che incrementa di 200 milioni per il 2008 il Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, è lo zuccherino che precede il disastro dell' art. 70 .

Il governo, in pochi giorni, passa dalle parole ai fatti, ma senza nessuna coerenza con le solenni dichiarazioni di principio fatte dalla ministra Gelmini in Parlamento che affermava l'urgenza di investire in capitale umano e di pagare molto di più gli insegnanti. Adesso scopriamo che invece i soldi non ci sono e che la scuola, al contrario, diventa la principale fonte di risparmio della spesa pubblica. Infatti, si prevedono le seguenti cose:

  • incremento di un punto percentuale del rapporto docente/alunni a partire dal 2009;

  • riduzione del 17% degli ATA tra 2009 e 2011

  • delega alla revisione dell'attuale sistema ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola attenendosi ai seguenti criteri:1) razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso per maggiore flessibilità dei docenti;2) ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola (piani di studio, quadri orari), particolarmente per tecnici e professionali;3) revisione dei criteri per la formazione delle classi;4) riorganizzazione didattica della scuola primaria (maestro unico?);5) revisione dei criteri per la determinazione del numero di docenti e ATA;6) revisione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri per l'istruzione degli adulti.

Le principali aggressioni sono ai punti di qualità del nostro sistema scolastico: tempo scuola, scuola primaria (tra le migliori d'Europa), educazione degli adulti. Ma nessun segmento del sistema uscirà indenne da questa manovra vista la consistenza dei tagli preventivati.

Da brivido la cura dimagrante imposta al personale della scuola nei prossimi tre anni: amministrativo, tecnico e ausiliario: meno 43.000 (-17%) unità nei prossimi tre anni: 100.000 docenti e 43.000 lavoratori ATA.

Toni "intimidatori" nei confronti della dirigenza scolastica se non si impegnerà a sufficienza per realizzare fino in fondo tutti i tagli preventivati.

Con queste misure si produrranno risparmi di spesa per 7,832 miliardi di euro.
Il 30% di questi risparmi, dopo che saranno verificati e quindi realmente effettuati, saranno utilizzati per fini contrattuali per "iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola".

Ora è tutto più chiaro: aumenti al personale scolastico, oltre all'inflazione programmata dell'1,7% (sic!), saranno possibili con una gigantesca operazione di tagli.

Questi sono quindi gli investimenti promessi nel settore della conoscenza: a pagare il conto degli sgravi fiscali introdotti e i costi per il rientro del deficit saranno università, ricerca, afam e soprattutto scuola e sanità.

L'articolo 72 , nell'ambito di un taglio complessivo delle risorse destinate alle stabilizzazioni e alle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, reintroduce una fortissima limitazione nel reclutamento delle Università. Gli Atenei, dal 2003 fuori dal blocco delle assunzioni, per il triennio 2009 -2011 potranno assumere nei limiti del 20% dei pensionamenti e del 50% dal 2012. Contestualmente si riduce il fondo di finanziamento ordinario delle università che subisce un taglio di 500 milioni di euro in tre anni. Per gli Enti pubblici di ricerca sembrerebbero confermate le procedure in vigore dal 1° gennaio 2008. Le assunzioni per il triennio 2010-2012 avvengono nei limiti del 80% della spesa complessiva e del 100% del turn over con un peggioramento rispetto alle previsioni della finanziaria 2007. Infatti, il turn over non è calcolato in relazione alla spesa risultante dai pensionamenti ma sulle unità di personale. Ciò comporta una riduzione delle opportunità di assumere in quanto, ad esempio, nel caso del pensionamento di un ricercatore all'apice della carriera la differenza risultante tra il costo complessivo e quello di una nuova assunzione andrà a beneficio di finanza pubblica anziché essere utilizzato per il reclutamento.

L'art 73 interviene pesantemente sulla contrattazione integrativa nelle Università e negli Enti di Ricerca limitandone le risorse disponibili. Infatti, vengono congelate tutte le risorse, anche provenienti dal bilancio proprio dell'Ente o dell'Ateneo, aggiuntive al fondo del salario accessorio e che venivano utilizzate per compensare il tetto al fondo determinato dalla legge finanziaria del 2006. Non solo, quel tetto viene ulteriormente ridotto del 10% mettendo in discussione anche quote di salario ormai considerate fisse e continuative. Le relative somme risparmiate vanno versate su un capitolo specifico del bilancio dello Stato.

Infine, nell'articolo si affronta il tema dei controlli della Corte dei Conti su tutti i contratti nazionali pubblici.
La norma stabilisce che d'ora in avanti i rilievi della Corte dei Conti sulle ipotesi di rinnovo contrattuale avranno valore prescrittivo; chi in questi anni si è misurato con l'assoluta discrezionalità ed invasività della Corte sui Contratti nazionali sa che spesso l'unico argine all'arbitrario stravolgimento dei testi contrattuali da parte della Corte stessa era la decisione politica del Governo di registrare comunque il contratto anche in presenza di rilievi. D'ora in avanti i rilievi non potranno più essere ignorati: si assegna ad un soggetto terzo, esterno al processo negoziale e allo stesso ruolo di indirizzo del Governo, un potere di interdizione e di condizionamento che può tranquillamente prescindere, come è stato negli ultimi anni, dalle competenze e dal ruolo dell'organo di controllo. Si allungano i tempi per l'effettiva applicazione dei CCNL.

L'art. 75 contiene un cadeau per i docenti universitari e gli Atenei: dal 1° gennaio 2009 gli scatti biennali dei docenti, mantenendo lo stesso importo, diventano triennali; si stirano, per così dire. I risparmi conseguenti per le Università, quantificati, dal 2009 al 2013, rispettivamente in 40, 80, 80, 120 e 160 milioni, saranno versati in apposito fondo del Bilancio dello Stato. Neppure una parvenza di motivazione, o di finalizzazione, almeno per salvare la faccia. Un taglio e basta.

L'art. 77 contiene un generale inasprimento delle normative che riguardano la malattia e i controlli medici. Nessuno difende i falsi malati. Ma se il clima è la caccia al dipendente pubblico anche misure non pregiudizialmente negative diventano ideologiche e sospette.

In particolare in caso di malattia nei primi dieci giorni viene riconosciuto solo il trattamento fondamentale e non quello accessorio fisso e ricorrente. Si allunga solo per il pubblico dipendente il periodo di reperibilità in caso di malattia (8.30-13.00 e 14.00-20.00). Le assenze ed i permessi retribuiti non vengono coperti dal salario accessorio. Le norme, oggetto tipico della contrattazione, non sono più derogabili dai contratti.

L'art. 79 introduce la possibilità per i dipendenti pubblici di chiedere il pensionamento, a discrezione dell'Amministrazione, con cinque anni di anticipo sull'età richiesta. Munifica elargizione, poiché nei cinque anni si percepirebbe il 50% del salario fino a giungere al 70% in caso di impegni nel volontariato e sarà possibile cumulare questo salario con altri lavori autonomi, collaborazioni e consulenze.

Ogni commento è superfluo, salvo il fatto che siamo in presenza di una volontà evidente di abbattere il numero dei dipendenti pubblici ad ogni costo, a prescindere dalle competenze, dal settore, dalla pubblica utilità, dalle necessità effettive del servizio anche consentendo soluzioni che non esistono nel privato.

Nell'art. 81 si esplicita la volontà, attraverso una riorganizzazione degli assetti organizzativi, di procedere ad una riduzione non inferiore al 10% delle piante organiche del personale non dirigenziale delle pubbliche amministrazioni, oltre che interventi finalizzati alla riduzione del numero dei dirigenti pubblici.

Le misure contenute nel decreto sono improntate ad una logica brutalmente semplificatoria: la campagna mediatica contro i "fannulloni" serve a veicolare e a rendere accettabile l'obiettivo fondamentale del Governo; un obiettivo modo ideologico che porta con sé concretissimi interessi economici: demolizione del pubblico in nome del mercato privato. Tra qualche anno, silenziosamente, gli italiani si troveranno tra la mani le macerie di una società più povera, più ignorante, più debole e una ristretta cerchia di ricchissimi ricchi.

Noi non ci stiamo.

Roma, 22 giugno 2008

Allegati