Assenze per malattia. Le fasce orarie cambiano di nuovo
Un aumento di tre ore delle fasce di reperibilità. È l'ultima bastonatura del Ministro Brunetta. Per la FLC una decisione da contrastare.
Parte un nuovo attacco ai lavoratori pubblici assenti per malattia. Essi, secondo le ultime affermazioni del Ministro per l’Innovazione, dovranno restare a casa tre ore in più rispetto all’attuale durata delle fasce di reperibilità.
Non ci siamo mai sottratti alla necessità di contrastare le assenze ingiustificate, ma non si possono accettare misure che offendono la dignità e i diritti dei lavoratori pubblici.
Secondo il Ministro si tratta di categorie di profittatori che non meritano la “carota” che gli era stata elargita quest’estate. Con il decreto anticrisi, infatti, le fasce erano state riportate a 4 ore giornaliere e dopo che le stesse erano state ampliate dalla legge 133/2008 a 11 ore.
Con tutti questi numeri c’è da perdere la testa. Lo stesso Ministro ammette di aver commesso un errore e ripropone quelle misure salvifiche che a suo dire avrebbero ridotto l’assenteismo. Noi la pensiamo diversamente e chiediamo trasparenza sui dati.
Tuttavia in questa sede non ci interessa analizzare fin nei minimi particolari le dichiarazioni del Ministro, ma alcune cose le vogliamo dire con chiarezza:
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contrasteremo in sede legale, fino ad arrivare alla Corte Costituzionale, l’eventuale ampliamento delle fasce di reperibilità, perché si determinerebbe una discriminazione tra lavoratori pubblici e privati, così come stiamo già facendo con i ricorsi per le riduzioni dello stipendio in caso di malattia;
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ci opporremo a qualsiasi inasprimento di misure sanzionatorie nei confronti dei lavoratori dei comparti della conoscenza;
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chiederemo trasparenza sulla fonte e sui dati divulgati dal Ministro. Più volte, infatti, abbiamo sollecitato l’informativa sugli esiti dei monitoraggi, ma ci è stato risposto che gli stessi sono tuttora in corso.
Questi peggioramenti legislativi di stampo autoritario non sono lo strumento idoneo alla realizzazione di un interesse pubblico per una migliore efficacia e efficienza dei servizi e del lavoro e ci spingono a rafforzare le ragioni della mobilitazione e dello sciopero previsto per dicembre.
Roma, 30 ottobre 2009
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