Pensioni: il governo Letta deve rivedere la riforma Fornero
La riforma impedisce a tutti gli effetti il cambio intergenerazionale di cui il nostro paese ha bisogno per andare avanti.
La drammatica crisi finanziaria ed economica che ha colpito anche il nostro Paese ha comportato una grave crisi occupazionale che ha reso più incerto il futuro di milioni di giovani e compromesso il percorso lavorativo di molti 40enni e 50enni.
A causa della mancanza di politiche per l’occupazione, i periodi di attività lavorativa dei giovani sono sempre più frammentari e intervallati da periodi di disoccupazione spesso privi di ammortizzatori sociali, mentre il rientro al lavoro per gli adulti che lo hanno perso è reso difficoltoso anche dalla mancanza di politiche di formazione.
La riforma Fornero sulle pensioni è intervenuta a mano bassa sui criteri di accesso all’assegno pensionistico:
- inasprendo la cosìdetta aspettativa di vita, rende impossibile prevedere la data del pensionamento con pesanti conseguenze sulla vita delle persone
- allungando l’età pensionabile, rende impossibile il ricambio generazionale e penalizza soprattutto le donne, sempre più impegnate nel lavoro di cura.
La FLC CGIL ha da subito denunciato come la Riforma Fornero abbia utilizzato le casse previdenziali dei lavoratori per reperire risorse (sono 20 miliardi di euro a regime), evitando invece di prelevare i fondi dai grandi patrimoni.
Ora è indispensabile che il governo Letta riveda la Riforma Fornero negli aspetti che rendono il nostro sistema previdenziale il più duro di Europa, al fine di avviare politiche di sviluppo nel nostro Paese, di garantire un futuro pensionistico ai giovani, di garantire un’anzianità protetta a chi potrebbe essere in procinto di andare in pensione.
La FLC CGIL ritiene:
- che il sistema pubblico delle pensioni determini le pari opportunità rispetto al benessere nell’anzianità
- che il ripristino della flessibilità in uscita, sganciata dal meccanismo dell’aspettativa di vita, sia la garanzia del pensionamento come ricambio intergenerazionale e della scelta consapevole di uscita dal lavoro, senza riduzioni della pensione, soprattutto quando con l’avanzare dell’età esso diventa sempre più gravoso
- che i coefficienti di trasformazione, previsti dal metodo contributivo vadano rivisti, per far sì che le generazioni future abbiano diritto a un assegno pensionabile degno di una anzianità protetta.
Inoltre la FLC CGIL considera che non siano più rinviabili i tempi per un ragionamento sui temi della previdenza pubblica che tenga conto della situazione lavorativa dei giovani e degli interventi previdenziali necessari anche nei periodi di non lavoro. Un ragionamento che tenga conto del lavoro di cura delle donne e il conseguente riconoscimento previdenziale, necessario soprattutto in un Paese che sta dimettendo le politiche di sostegno alla vecchiaia e all’handicap.
Comparto scuola
Tra le ingiustizie causate dalla Riforma Fornero c’è quella relativa al personale del comparto scuola, per il quale ai fini del computo del servizio prestato vale l’anno scolastico e non solare, come recita l’art.1 del DPR 351/98
La Riforma invece nella norma di salvaguardia ha bloccato l’esigibilità dei vecchi requisiti pensionistici anche per il comparto scuola al 31 dicembre 2011, quando avrebbe dovuto essere estesa al 31 agosto 2012.
La FLC CGIL ha avviato numerosi contenziosi, oltre ad aver interloquito più volte con la politica perché rimediasse ad un illecito legislativo, prodotto dall’incuranza con la normativa confliggente.
Chiediamo al governo Letta di rimediare alla grave ingiustizia inferta al personale della scuola, consentendo di poter andare in pensione a coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici al 31 agosto 2012 (estensibile al 31 dicembre 2012 per l’art. 59 c.9 della legge 449/97 che salvaguardia la continuità didattica), anche in considerazione che la scuola è l’unico comparto di lavoro, insieme all’AFAM, ad avere una sola finestra annuale di uscita dal lavoro.
Allo stesso modo chiediamo che venga consentito l’accesso al pensionamento, a coloro che appartenendo a classi di concorso in esubero, hanno i requisiti richiesti dalla spending review della scorsa estate.
Gli alti numeri del precariato dei comparti della conoscenza, in particolare della scuola, richiedono interventi di stabilizzazione del personale: la revisione della riforma fornero è il primo passo per quel ricambio intergenerazionale che tante volte la politica ha richiesto. Altrimenti è demagogia!
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