I lavoratori della scuola e della formazione scioperano
Da settembre è pienamente operativa la legge 30 sul mercato lavoro
Da settembre è pienamente operativa la legge 30 sul mercato lavoro. Un dispositivo legislativo imposto dal Governo che la CGIL ha osteggiato in tutti i modi perché rende il lavoro più precario, perché manomette il sistema di norme e tutele che compone il diritto del lavoro, perché affossa la contrattazione, perché frantuma e rende ingestibile il mercato del lavoro lasciando le lavoratrici e i lavoratori più deboli e più soli. Ma soprattutto perché rappresenta un vero e proprio manifesto ideologico il cui obiettivo, in nome della flessibilità e del mercato, mira a smantellare l’intero sistema dei diritti e delle tutele che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia.
Una flessibilità del lavoro senza un’estensione dei diritti e delle tutele significa deregolamentare i rapporti di lavoro, sia pubblici che privati, senza peraltro incrementare l’occupazione. Vuol dire, in buona sostanza, avere un’idea di sviluppo della società basata sul mercato e le sue leggi, quindi una società senza regole governata dalla legge del più forte. Questo contribuisce ad alimentare quel declino industriale, denunciato dal nostro sindacato i cui effetti, inevitabilmente, determineranno un declino sociale, politico ed etico.
Proprio per contrastare questo disegno e per ribadire l’idea di una società democratica che vede al centro l’estensione e l’universalità dei diritti nel lavoro e del lavoro, la CGIL ha indetto la mobilitazione e lo sciopero di tutto il mondo del lavoro pubblico e privato per dire no alla legge 30 e agli effetti deleteri che questa produce sul mercato del lavoro.
Il mondo della scuola e della formazione è, quindi, chiamato, come tutto il mondo del lavoro, alla mobilitazione proprio perché è direttamente coinvolto da quei fenomeni previsti dalla legge 30. La mancata immissione in ruolo di migliaia di docenti e di personale Ata altro non significa che la volontà di precarizzare i rapporti di lavoro anche nella scuola. Significa provare ad introdurre nel comparto della scuola e della formazione quelle forme contrattuali richiamate dalla legge 30 quali il contratto a somministrazione, il lavoro intermittente, il contratto di inserimento, il lavoro condiviso, il contratto di progetto ecc. con meno tutele e meno diritti delle tradizionali forme contrattuali. Si tratta in buona sostanza, in nome di una logica di taglio e in nome della flessibilità, di terziarizzare il sistema e di continuare, da parte del governo, verso una più radicale esternalizzazione dei servizi. L’obiettivo è quello di ridimensionare fortemente la scuola pubblica riducendone i diritti e le tutele. In questo senso e con queste finalità si muovono i disegni di legge presentati da alcuni partiti di governo di decontrattualizzare il rapporto di lavoro dei docenti e di abolire le rappresentanze sindacali unitarie.
La vertenza aperta dalla CGIL contro la legge 30 è anche la vertenza aperta dalla Cgil Scuola contro la precarizzazione, l’esternalizzazione e la decontrattualizzazione che questo Governo vuole imporre alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola e della formazione.
Roma, 11 settembre 2003
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