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Esami di stato: prove (scritte) di regime

Mentre il MIUR sdogana Mussolini a fini educativi ed arriva a proporre l’assassinio di Matteotti come un possibile parametro di giudizio del rapporto tra giovani e politica, i giovani in carne ed ossa scelgono il diritto alla felicità e al pensare positivo.

24/06/2010
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“Chi non è socialista a vent’anni è senza cuore, chi lo è a quaranta anni è senza cervello”. Con questa frase Mussolini da un lato liquidava i suoi trascorsi di sinistra, ormai ingombranti, dall’altro gettava disprezzo sui suoi avversari politici, non diversamente da chi oggi pensa che gli avversari e i loro elettori, se proprio non sono senza cervello, siano per lo meno “coglioni”.

Ecco, se proprio si voleva sdoganare “il Duce” riproponendolo per un tema su giovani e politica nelle prime prove scritte degli esami di stato - e non vi è dubbio che questo è il segnale che si voleva dare - si poteva almeno fare ricorso a questa frase, piuttosto che al discorso con cui Mussolini giustificava l’omicidio di Matteotti rivendicando a sé stesso il fatto di essere alla testa non tanto di una banda di picchiatori (e, visto anche il contesto, di assassini) quanto di un movimento giovanile e innovativo ma anche, in quanto tale, esuberante e intemperante. Un discorso, come è stato ben detto su alcuni giornali, grondante di sangue, tanto più se lo si mette a confronto con la riflessività degli altri brani utilizzati che sottolineano invece l’idealismo (Togliatti), la problematicità (Moro), la ricerca della verità (Wojtila).

Oltre a chiedersi chi è che ha avuto questa idea di utilizzare il delitto Matteotti come possibile parametro di giudizio del rapporto tra giovani e politica, c’è soprattutto da chiedersi quanto il Ministro Gelmini sia corresponsabile di questa opera di sdoganamento, per di più fatta all’insegna della truculenza più plateale.

Il tutto all’interno di un contesto di tracce in cui il contenuto politico è probabilmente il più elevato nella storia delle prove degli esami di stato E di cui è alto anche il contenuto di destra, politico e culturale: Mussolini, D’Annunzio e ….naturalmente le foibe, argomento principe del vittimismo di destra, ormai immancabile in qualsiasi rito celebrativo “di regime”.

E non serve a velare questa intenzione quella specie di bilanciamento da manuale Cencelli operato introducendo anche brani di Togliatti e di Brecht, tanto per limitarci alla parte diametralmente opposta. Per non parlare poi della scelta del brano di Primo Levi: una prefazione ad una autobiografia, commissionata all’autore e probabilmente sconosciuta ai più, che ha a che fare poco con la drammatica vicenda umana dello scrittore e di più semmai con gli strumenti della sua rappresentazione letteraria.

Ma a fare giustizia di queste imbecillità ci hanno pensato gli esaminandi i quali hanno scelto in massa il tema sulla felicità, riservando alle foibe, per esempio, appena lo 0.6% delle scelte, che vuole dire di media neppure uno studente ogni cinque classi. E ciò con tutto il parlare che se ne è fatto quest’anno su giornali e TV!

Questa ci sembra la critica “roditrice” più significativa: le ragazze e i ragazzi hanno scelto un tema dove si proponevano in positivo ragionamenti sulla felicità e i passaggi di due testi di rilevanza costituzionale, la dichiarazione di indipendenza americana e la costituzione italiana. Questa scelta sembra dirci che i giovani esprimono soprattutto il bisogno di pensieri positivi e di diritti inalienabili e non di torbidi, oscuri e surrettizi dejavù.

Roma, 24 giugno 2010