Mobilità intercompartimentale: l'incontro al Dipartimento della funzione Pubblica
Una bozza di decreto interministeriale per regolare gli inquadramenti in caso di mobilità intercompartimentale. La FLC pronta a dare battaglia se non verranno rispettati i diritti maturati e le specificità professionali. I lavoratori non sono pacchi postali.
Il 2 aprile 2015 si è svolto un incontro a Palazzo Vidoni tra i sindacati confederali, le categorie del Pubblico Impiego e il Ministero della Funzione Pubblica, rappresentato dal Capo di Gabinetto del Ministro. Nel corso dell'incontro è stato presentato ed illustrato il testo del decreto che definisce le regole di inquadramento del personale pubblico in caso di mobilità obbligatoria e volontaria, corredato delle connesse tabelle di equiparazione tra aree professionali e livelli (escluse alcune figure con normativa contrattuale separata, come i Ricercatori e Tecnologi degli Enti di Ricerca).
Scarica il testo del DPCM illustrato ai sindacati
Nell'illustrazione il Ministero ha precisato che il fine del decreto è quello di agevolare la mobilità, fornendo uno strumento applicativo alle Amministrazioni. Nell'intento ministeriale, il decreto è un “riferimento astratto”; il testo pone infatti in capo all'Amministrazione ricevente il compito di valutare il profilo professionale del lavoratore trasferito, la carriera, le competenze, la storia retributiva e di disporne successivamente l'inquadramento. Tale inquadramento avverrà sulla base del maturato economico con l'eventuale assegno ad personam riassorbibile perchè senza oneri per lo stato.
Le valutazioni della CGIL
Peccato che le annesse tabelle, i cosiddetti “riferimenti astratti”, normino puntigliosamente per area e per livello retributivo l'equivalenza tra le figure e livelli di tutti i settori pubblici contrattualizzati. Ci si chiede quindi quale potrà essere la flessibilità delle Amministrazioni nel valutare la storia individuale. Inoltre, l'equiparazione sulla base del maturato economico comporta che per il lavoratore trasferito un inquadramento nell'area e livello economico più vicini a quello originale, ricevendo un assegno ad personam riassorbibile dai futuri incrementi retributivi. Tutto ciò vale sia per il salario fondamentale sia per l'accessorio. In molti casi, specie per i lavoratori meno giovani, ciò determinerà un blocco senza fine delle retribuzioni, già ferme da sei anni. Un danno economico rilevante per i lavoratori in mobilità che oltre al danno della perdita del loro posto di lavoro subirebbero anche la beffa del blocco dello stipendio. Il Ministero ha chiesto di ricevere osservazioni scritte al testo nel termine di 7 giorni, di cui “si terrà conto”.
Abbiamo inoltre osservato che si è di fronte ad una materia estremamente complessa, oggetto di discussione da oltre vent'anni, frastagliata da normative contrattuali diverse, da carriere diverse, da specificità di comparto che riguardano l'inquadramento, la struttura del salario, gli accessi. Pensare di normare tale complessità in un decreto di cui si chiede un giudizio in sette giorni, concludendo in tal modo l'interlocuzione, è irrealistico e improduttivo. Irrealistico perché la complessità della materia e la sua descrizione in una casistica sono tutte da verificare quanto a congruità. E infatti, già ad una prima, superficiale lettura si sono evidenziate contraddizioni retributive e di stato giuridico che penalizzano alcune figure professionali, e che dicono come l'esame delle corrispondenze vada attentamente ponderato. Improduttivo perché è lecito attendersi da tale impianto normativo, fondato sull'unilateralità delle decisioni, un fiume di contenzioso in giudizio. L'ordinamento e le carriere sono materia di contrattazione, e in questo percorso la contrattazione è cancellata. Occorre invece ipotizzare una fase di confronto reale sui punti di delicatezza del testo, così come anche la fase applicativa dentro le Amministrazioni dovrebbe prevedere la possibilità di un confronto con le organizzazioni sindacali In mancanza di soluzioni congrue per i lavoratori siamo pronti a agire su tutti i fronti, compreso quello legale, per affermare principi basilari di equita' e tutela delle posizioni maturate.
Le persone non sono pacchi postali. I cambiamenti non si fanno con la riduzione dei diritti e della partecipazione.
Le conclusioni del Ministero
Nella replica il Ministero ha ammesso che forse la compressione dei tempi è eccessiva, motivata dalla volontà di arrivare a metà aprile all'incontro con la Conferenza Unificata con un testo emendato, e ha aperto sulla possibilità che il confronto prosegua in modalità da definire.
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