La FLC CGIL in piazza contro la violenza sulle donne
Sabato 30 settembre manifestazioni in tutta Italia organizzate dalla CGIL per dire #riprendiamocilalibertà. La cultura del rispetto di genere inizia dalla scuola.
Come FLC CGIL saremo in prima fila alle manifestazioni territoriali contro la violenza sulle donne, che si svolgeranno sabato 30 settembre nelle città italiane per rispondere all’appello della segretaria Susanna Camusso, e lo faremo sia perché coinvolte nel nostro ruolo di rappresentanza di una categoria prevalentemente costituita da lavoratrici, sia per l’aver consolidato, negli anni, l’essere punto di riferimento di studentesse e di adulte impegnate in percorsi formativi.
Se l’appello, cui continuano ad aderire parlamentari, giornaliste, attrici, studiose, sportive, intellettuali dal mondo dell’arte e delle professioni, è un duro manifesto di reazione ai fatti di cronaca recenti e continui, nonché all’oppressione del giudizio che li amplifica, la cultura che domina è sempre quella del “conflitto di supremazia” maschile, tradotto nella banale convinzione che la gestione della libertà sia, per le donne, un fattore di rischio implicito.
La complessità del tessuto sociale, l’immigrazione e l’emarginazione offrono il pretesto per creare “mostri” costruendo ad arte la narrazione di un pericolo costante fuori dall’uscio di casa: ma sappiamo bene dove si annidano le violenze e anche come si esercitano la pressione, il ricatto, l’abuso nei rapporti affettivi e familiari.
Tutto parte dalla “cultura del rispetto” cioè da quell’educazione alle differenze, anche di genere, che nella scuola deve trovare posto senza l’attacco di sterili strumentalizzazioni fanatiche; è proprio l’istruzione il luogo in cui si avvia la consapevolezza che l’accesso “ai pari diritti” è sancito dalla Costituzione e che ogni forma di sopraffazione è condannata dall’etica prima che dalla legge.
Poi ci sono le parole, le notizie, il senso comune e tutto quanto può generare una riflessione distorta, tale da aprire la strada a stereotipi e pregiudizi: e anche qui la scuola interviene. Ogni giorno, nonostante le crescenti difficoltà in cui operano, decine di migliaia di docenti, non docenti e dirigenti guidano i bambini e i giovani alla lettura e alla decodifica dei messaggi informativi e all’uso responsabile dei social, affinché l’apprendimento si attui nell’interazione, evitando quelle profonde asimmetrie che sono la causa di orientamenti negativi.
La scuola, silenziosamente e con determinazione, lotta per formare generazioni migliori: le donne (e gli uomini) che la vivono, sanno che qui il rispetto e l’accoglienza sono la normalità delle relazioni, tuttavia consapevoli di quale deriva esterna inciderà, poi, nel processo formativo delle ragazze e dei ragazzi.
E questo è il cuore dell’appello della CGIL che alimenta lo spirito delle manifestazioni di sabato 30 settembre: riprendersi le piazze come simbolo, spiegando agli uomini che un cambio di rotta è doveroso, perché solo una risposta collettiva può raccontare un’altra storia, quella che porterà con sé il ripensamento, anche pesante e colpevole. Per ridare il senso vero alle parole.
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