Giornata mondiale degli insegnanti, 5 ottobre 2019
Il nuovo anniversario per celebrare il lavoro docente nelle scuole di tutto il mondo. Una professione centrale per la crescita dei paesi, nonostante la distrazione storica della nostra politica.
L’UNESCO indice la celebrazione del 2019 sul tema “Young Teachers: The Future of the Profession” con l’obiettivo di porre al centro del dibattito mondiale l’urgenza di agire affermando il ruolo degli insegnanti negli obiettivi di sviluppo dei paesi, al fine di incoraggiare i giovani, altrimenti disaffezionati, verso quella che definisce “una professione di prima scelta”.
Come riporta il messaggio congiunto, accade ovunque che “non sia facile attirare e trattenere i talenti verso una professione sottopagata e svilita”: ma proprio qui va il monito dell’Istituzione, ovvero sollecitare l’impegno degli Stati ad investire sulla scuola, rimuovendo gli ostacoli che frenano l’occupazione e le condizioni negative di insegnamento e apprendimento, per coniugare le decisioni future alle generazioni di oggi, alle loro aspettative e ai bisogni.
IL MESSAGGIO DI FRANCESCO SINOPOLI
L’insegnante ha un compito delicatissimo e di grande responsabilità: accompagna la crescita delle ragazze e dei ragazzi e trasmette loro conoscenze e competenze per affrontare il percorso della vita con strumenti strutturali di fronte alle immancabili difficoltà. Ma soprattutto aiuta ogni persona, fin da piccola, ad inserirsi in un contesto sociale, fatto di regole e diritti, relazioni e rispetto, possibilità e limiti, aprendo orizzonti di comunicazione in cui gestire la libertà soggettiva e quella degli altri.
È una professione che richiede grande energia e motivazione, spesso destinate a perdersi nella strada che avvicina alla meta i giovani interessati, in particolar modo nella realtà italiana: formazione universitaria complicata, ricerca di percorsi abilitanti, attesa di concorsi, graduatorie infinite, precariato lungo e reso incerto da continue revisioni delle norme, progressione economica rigida, retribuzione bassa e insoddisfacente.
L’Italia ha in cattedra insegnanti di età molto superiore alla media europea, chiamati a tensioni e fatiche quotidiane di adattamento per capire una generazione lontana, immersa nella rete e sviata da stimoli contraddittori.
Sarebbe facile parlare di una scuola vecchia e inadeguata, liquidando la complessità del tema in semplici battute, ma la realtà rimanda che l’essenza della relazione interpersonale, invece, si è fatta più profonda, più comunicativa, dove da entrambe le parti si impara.
I docenti sanno cogliere i cambiamenti del tempo, perché tutte le mattine entrando in classe vengono proiettati a vedere lontano. L’immagine dei bellissimi cortei del Fridays For Future dove sfilano studenti e studentesse insieme a tanti insegnanti è l’emblema di una condivisione che rompe gli schemi abituali e presenta tutta la ricchezza di cui è fatta “ostinatamente” la nostra scuola, il cui linguaggio universale dovrà essere compreso, quanto prima, anche dalla politica più distratta.
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