La settimana "anti- Allegre".
Francia, aprile 1999
APRILE
La settimana "anti- Allegre". La terza settimana del marzo 1999 passerà alla storia francese come una dei più intensi momenti di agitazione degli insegnanti francesi. Come preannunciato (vedi Valore Scuola n. 16 del 2 marzo 1999) nella giornata di lunedi 15 hanno cominciato gli insegnanti della primaria rispondendo all’appello dello Snuipp-Fsu, dello Sgen-Cfdt e di quasi la metà delle sezioni dipartimentali del Se-Fen. Obiettivo: la richiesta di mezzi supplementari a favore dell’educazione. Ma allo sciopero delle elementari hanno risposto anche i professori delle scuole secondarie, chiamati dallo Snes-Fsu, dal Sud-Education e dai comitati anti-Allegre, con l’obiettivo di bloccare la riforma della secondaria superiore.
Secondo il ministero dell’educazione allo sciopero avrebbero partecipato dal 30 al 50% dei docenti della primaria e poco più del 30% dei docenti della secondaria. Secondo i sindacati invece lo sciopero ha riguardato il 70% dei docenti della primaria e dal 50 al 60% nella secondaria. Manifestazioni si sono avute a Marsiglia (4000 manifestanti), a Lille (2000), a Tolosa, a Lorient, a Nantes, a Grenoble, Bordeaux, Pau, Rennes, Bayonne e naturalmente a Parigi dove circa 10 mila manifestanti hanno sfilato in due cortei, uno di maestri e l’altro di professori, paralleli su parole d’ordine parzialmente diverse per poi unificarsi.
Martedì 16 marzo è stata la volta del sindacato degli insegnanti aderente a Force Ouvriere e dei sindacati "di destra" Cftc, Cgc, e Csen, il cui sciopero ha visto, secondo le cifre fornite dal Ministero dell’Educazione, un’adesione inferiore al 4% in tutti gli ordini di scuola se si escludono le Accademie di Versailles e di Creteil dove l’adesione è stata superiore al 10%. Poca cosa rispetto a quelli del giorno prima. Il che conferma che lo scontro in atto si configura soprattutto come uno scontro interno alla sinistra che in Francia costituisce la maggioranza oggi al governo. Uno scontro che nella scuola sembra sempre più opporre la sinistra "sindacale" a quella "politica", dal momento che un dibattito parlamentare sulla vicenda, avviato per iniziativa del gruppo parlamentare che raccoglie Verdi, Radicali di sinistra e Movimento dei Cittadini (gli ex socialisti di Chevenement), si è concluso non solo con il sostegno ad Allegre dei parlamentari della maggioranza, ma anche con un atteggiamento conciliante da parte della destra.
E che la gran massa degli insegnanti sia di sinistra emerge da molti sondaggi: secondo il Centro studi sulla vita politica Ceviprof nelle elezioni parlamentari del 1997 il 60% dei professori votarono a sinistra: il 34,6% il Ps, il 7,7% il Pcf, il 15% i Verdi ed il 2,6% l’estrema sinistra. Dall’altra parte solo un 14,1% votò a destra ed un 15% tenne una posizione agnostica. Ancora più forte è la presenza della sinistra tra i maestri dove sette su dieci si dichiarano di sinistra: 39,5% per il Ps, 11,6% dei verdi, 7% comunisti, 7% di estrema sinistra, 4,7% di Generation ecologie. Le delusioni del primo decennio socialista sembrano perciò aver disperso su liste diverse il voto dei docenti (nel 1986 il solo Ps raccoglieva il 60% del voto dei professori e il 55% del voto dei maestri), ma non lo hanno allontanato dalla sinistra.
Ma nello scontro è coinvolta soprattutto la stampa "di sinistra", in particolare Le Monde e Liberation.
Stare con Allegre o stare con gli insegnanti? Non si può dire che al di là delle notizie gli insegnanti godano di molti appoggi. Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare è l’ex gauchiste Liberation ad essere più favorevole ad Allegre. Il 15 marzo questo giornale ha pubblicato una specie di descrizione di una giornata di una brillante insegnante di liceo della periferia parigina, trentenne, della quale non si nascondono correttezza e dedizione, ma per la quale si parla anche di doppia vita, un privilegio che solo gli insegnanti possono avere: una vita al mattino con i lunghi trasbordi in metrò per raggiungere la scuola, con ore passate con ragazzi spesso difficili e una vita al pomeriggio e nelle 15 settimane di vacanza, dedicata ai propri interessi. "Se Allegre ci passerà a trenta ore di presenza nel liceo- dice la docente- io mi dimetterò per rottura del contratto. Non è questo il contratto che io ho firmato." In genere Liberation non fa grandi cronache del movimento: preferisce andare al sodo di chi ha torto e di chi ha ragione. E sullo stesso numero scomoda un maitre a penser come Alain Touraine il quale afferma: "La modernità è Allegre". "E’ in effetti un’indecenza- dice Touraine - insultare gli insegnanti dicendo che essi non pensano che a difendere i loro interessi materiali dal momento che è su questo terreno che le loro rivendicazioni sono più fondate. L'idea che molti insegnanti difendono è quella secondo cui la scuola deve diffondere Lumi liberando i ragazzi dai loro particolarismi e sottomettendoli alla disciplina della verità e in tal modo preparandoli a una società fondata più sul lavoro che sul profitto. Queste intenzioni sono nobili, ma esse descrivono male la realtà. Sta di fatto che la scuola accresce le diseguaglianze più di quanto non le diminuisca, imponendo un modello generale che è quello della borghesia di stato, grossa e piccola, e dando della società un’immagine che corrisponde allo stato burocratico o alla grande industria razionalizzata più che al mondo complesso nel quale noi viviamo e dove è più importante innovare, immaginare e valutare i rischi, che redigere piani e scoprire la buona soluzione."
Le Monde è invece più attento alla descrizione dei fatti. Pagine intere sono dedicate alle cronache delle manifestazioni, al riassunto dei documenti, alla descrizione dei soggetti in campo. E anche la posizione è più equidistante: "All’origine di questa crisi larvata si trova una constatazione di buon senso: per il nostro sistema educativo lo statu quo è indifendibile. - dice un editoriale del 16 marzo - Che si tratti dell’identità professionale dei suoi insegnanti, delle sue finalità sociali, della gerarchia dei suoi saperi o del suo ruolo eminentemente politico nella diffusione di un saper vivere insieme, deve rimettersi in causa per assolvere meglio la sua missione dopo la rivoluzione silenziosa che l’ha sconvolta. Alcune cifre sono sufficienti per dare la misura: la quota di accesso al baccalaureato è passata dal 34% nel 1980-81 al 68,7% nel 1996-97; il numero di giovani che escono dal sistema educativo senza diploma è precipitato da 206.000 nel 1977 a 97.000 nel 1995. Questa massificazione, che è anche una democratizzazione, richiede una ridefinizione degli obiettivi, dei metodi e dei mezzi. Orbene, cosciente di questo immenso compito, il ministro Allegre ha compromesso le sue possibilità di riuscita, privandosi della leva principale per un’azione riformatrice: l’adesione degli insegnanti."
Sta di fatto che molti insegnanti francesi, nonostante predominino idee politiche di sinistra, sembrano rifiutare il ruolo di lavoratori sociali che la "cultura democratica" vorrebbe attribuire loro. Il 75% degli "agregès" rifiutano questa definizione, così come il 67% dei professori di liceo ed il 62% dei professori di lettere e filosofia. La stessa definizione è invece accettata dal 50% degli insegnanti delle Zep, cioè delle aree identificate come a rischio. A detta della stampa francese giocherebbero sulla vicenda le grandi differenziazioni economiche e sociali che sarebbero a malapena dissimulate dall’unicità nazionale del sistema: differenziazioni tra le scuole dei grandi agglomerati urbani e quelle delle campagne o delle periferie, differenziazioni tra i lavoratori della scuola soggetti a differenti retribuzioni, quando non a differenti contratti. Gli stipendi degli agregès superano di circa 60.000 franchi quelli dei certifiès, dei docenti di scuola media, e dei professori di liceo professionale e la segmentazioni interne alla sola secondaria (362.000 insegnanti) vedono un 58% di docenti certifiés contro un 12% di agregès, un 10% di insegnanti medi, ad esaurimento dal 1986, un 15% dei professori del liceo professionale e un 4% di non-titolari. A queste differenziazioni corrisponderebbero anche differenziazioni di titoli associabili anche all’anzianità del corpo docente: la media è passata dai 34 anni del 1978 ai 43 anni del 1994 con un aumento del corpo docente nello stesso periodo del 33% e i giovani sembrano essere più acculturati degli anziani: se un quarto della popolazione dai 50 anni in su possiede un diploma la media di coloro che hanno meno di 40 anni possiede almeno un curriculum universitario quadriennale.
Ma chi sono realmente i soggetti in campo in quello che si preannuncia come un gigantesco ed inedito scontro storico?
Cominciamo dal Ministro Allegre, colui che viene ritenuto la causa di tutto, non solo per aver avviato la contestata riforma, ma anche per il metodo arrogante ed aggressivo, con cui si è proposto di "degrasser le mammouth" della scuola francese. Checché se ne pensi, la sua arroganza non sembra essere dovuta solo ad un dato caratteriale, ma anche al fatto di godere di un appoggio incondizionato da parte del primo ministro Lionel Jospin. Di fatto si può ben dire che Jospin ed Allegre costituiscono un tutto unico, e non solo da oggi. Nati entrambi nel 1937, entrambi figli di insegnanati, entrambi educati in famiglie socialmente assai simili e da due madri assolutamente moderne per la loro epoca ( spericolata motociclista la madre di Jospin, insegnante-sindacalista quella di Allegre) i due si incontrarono alla città universitaria di Antony alla fine degli anni cinquanta. Entrambi di sinistra, oppositori della guerra d’Algeria, nella quale era invischiata anche la Sfio, antenata dell’attuale Partito Socialista francese e nella quale cui il padre di Jospin era militante, i due studenti figurano come attivisti della sinistra più radicale, su posizioni trotzkiste, impegnati a bruciare le loro energie giovanili tra turbolente manifestazioni anti-Oas e partite di basket. Si laureeranno poi Jospin in diritto pubblico presso la Scuola nazionale d’amministrazione, Allegre in geologia. Per quindici anni si separano per riscoprirsi vicini di casa dalle parti del Luxembourg. Il duo si riforma e la loro collaborazione diventa determinante nel periodo 1988-1992: Jospin è ministro dell’educazione nei governi Rocard e Cresson, Allegre lavora al suo fianco con il titolo di consigliere speciale e in questa occasione abbiamo un primo scontro con i sindacati, soprattutto lo Snes, in tema di modernizzazione dell’amministrazione. Nessuna meraviglia quindi che col ritorno dei socialisti al governo, Jospin, divenuto primo ministro, abbia pensato al suo collaboratore ed amico come ministro dell’educazione.
Dall’altra parte lo Snes. E’ il principale sindacato della scuola francese: nelle elezioni del 1996 ha ottenuto il 42,42% dei voti nella secondaria (ma nei licei e nei colleges arriva al 56%) a cui si aggiungono il 6% dello Snep, sindacato dell’insegnamento fisico, e l’8,2% dello Snetaa, sindacato dell’insegnamento tecnico, federati con lo Snes nella Fsu. Gli altri sindacati della secondaria sono distanziati: Sgen-Cfdt 12,9%, Snalc 7,34%, Fo 6,26%, Se-Fen 6,08%. Anche nella primaria è un sindacato aderente alla Fsu a predominare: lo Snuipp col 39,36% in concorrenza con lo storico Se-Fen al 32,14% seguiti a distanza dallo Sgen-Cfdt al 10,59% e dallo Snudi-Fo al 6,75%. Ha un grande precedente in uno scontro che data non da oggi ma risale almeno a dieci anni fa. Da una parte dove oggi c’è Allegre, allora c’era Jospin. Dall’altra invece c’era la medesima inossidabile segretaria dello Snes, Monique Vuaillat, che un articolo di Le Monde, definisce "inimitabile nell’arte di difendere con le unghie e con i denti gli interessi corporativi degli insegnanti sotto la veste della difesa dell’avvenire degli allievi". E deve esserci riuscita bene se l’accusa che le viene rivolta è quella di essere riuscita a spillare a Jospin nel 1989 una rivalutazione stipendiale costata 12 miliardi di franchi senza cedere nulla sul piano della riforma qualitativa che doveva essere la contropartita dell’operazione. A quell’epoca lo Snes faceva parte della Fen (ne uscirà nel 1993), la quale deteneva praticamente il monopolio della rappresentanza dei docenti, dove all’epoca si confrontavano due correnti afferenti al Pcf e al Ps e dove soprattutto l’accordo con quest’ultimo partito finì per prendere alla spalle Jospin.
Comunque lo Snes nel 1989 aveva mobilitato 100.000 insegnanti e oggi ci ha riprovato incalzato soprattutto dalla sua base. Ostile alla politica di Allegre fin dal settembre scorso, attivo nel movimento di ottobre, aveva tentato una riconciliazione con Allegre in dicembre, ma si è trovato incalzato dai comitati nati soprattutto nella regione parigina e nella Loire, nonché da una percentuale non indifferente di mancati rinnovi di tessera. Ma i suoi problemi non vengono solo dalle posizioni radicali, infatti all’interno della Fsu, mentre lo Snes è scivolato su posizioni estreme contro la riforma Allegre, lo Snuipp, pur non rinunciando all’apertura di grandi vertenze, come quella sulle risorse, sta al gioco della concertazione partecipando attivamente alla elaborazione della ministeriale "Charte pour l’ecole du XXI siecle". E ciò in un momento in cui dentro la Fsu si è aperto il confronto per la successione a Michel Deschamps, il segretario dimessosi per presentarsi come candidato al parlamento europeo nelle liste del Partito comunista.
Comunque sabato 20 marzo si è avuto quello che secondo la stampa doveva essere il momento della verità degli insegnanti anti-Allegre. E non si può dire che tutto sia andato per il meglio dal momento che anziché 100.000 come speravano gli organizzatori i manifestanti arrivati a Parigi da tutta la Francia non sono stati più di 40.000. Non sono mancati gli aspetti che il quotidiano Liberation definisce di cacofonia sindacale perché il fronte sceso in piazza andava dagli anarchici della Cnt agli studenti filo-Chirac della Uni con in mezzo tutto il composito schieramento formato da quattro sindacati della maggioritaria Fsu: Snes (secondaria), Snep (educazione fisica), Snesup (docenti universitari) Snasub (personale amministrativo), agli "estremisti" del Sud-education , dai collettivi della banlieue agli autonomi dello Snalc-Csen, dalle associazioni professionali di disciplina all’unione dei docenti delle classi preparatorie Ups fino all’ultra minoritaria Cnga.
Tuttavia il numero e la confusione devono essere stati sufficienti a volgere il Ministro a più miti sentimenti, se questi, ancorchè rinfrancato dal sostegno tributatogli dal Ministro dell’interno Chevenement e dall’ex ministro gollista Pasqua, ha ritenuto opportuno rinunciare a qualsiasi velleità di innalzamento dell’orario dei docenti a trenta ore ed ha ammesso di aver commesso un errore nell’abbassare la retribuzione per le ore supplementari, promettendo quindi misure che ristabiliscano il poter d’acquisto delle retribuzioni della scuola. Nondimeno la segretaria dello Snes ha dichiarato in un’intervista rilasciata lunedì 22 marzo che il governo si prende la responsabilità di un conflitto che va a durare avanzando l’ipotesi di una mobilitazione di tutti i sindacati aderenti alla Fsu.
In mezzo a questi conflitti tre grandi scadenze sindacali: il 22 e 23 marzo al consiglio federale della Fsu elezione del nuovo segretario generale, da martedì 23 marzo a venerdi 26 marzo a Poitiers congresso triennale della Se-Fen e dal 29 marzo al 2 aprile a Lille quello dello Snes.