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La formazione artistica in Francia

L’immagine dell’artista disoccupato e bohemien non sembra avere più molto a che fare con la condizione dei moderni artisti francesi...

24/05/2007
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L’immagine dell’artista disoccupato e bohemien non sembra avere più molto a che fare con la condizione dei moderni artisti francesi, almeno se si da retta a un’inchiesta del CNRS e dell’IREDU (istituto di ricerca sull’educazione) pubblicata su Le Monde de l’Education di maggio e condotta tra gli 11.000 diplomati delle scuole superiori di arte dipendenti dal ministero della cultura (circa altrettanti studenti studiano arte presso i dipartimenti di arti plastiche delle università e altri ancora presso le scuole d’arte private che sono sorte numerose negli ultimi tempi). 8 diplomati su 10 risultano essere al lavoro tre anni dopo l’uscita da queste scuole, anche se si tratta spesso di lavori precari: solo il 20% ha infatti la fortuna di avere un contratto a tempo indeterminato, il 40% ha un contratto a tempo determinato, mentre il 19% rientra nella variegata schiera dei free-lance.
Alcune delle scuole da cui escono questi diplomati, le più prestigiose, sono le eredi della Academie Royale fondata da Mazzarino nel 1648 per tutelare l’elite artistica, ma la maggior parte è piuttosto figlia dell’emencipazione culturale del XIX secolo che si concretizzò nella moltiplicazione di iniziative istituite dalle amministrazioni municipali. Un paesaggio barocco e decentrato che contrasta col tradizionale centralismo del sistema educativo francese: solo 8 infatti sono finanziate dal ministero della cultura, mentre le altre dipendono tuttora dalle municipalità.
Nelle 8 scuole dipendenti dal ministero della cultura il 63% degli allievi sono donne. Qui allieve e allievi hanno sostanzialmente la possibilità di accedere a tre diplomi: quello di espressione plastica (DNSEP), consistente in un corso di 5 anni dopo la maturità (che in Francia si prende a 18 anni), e quelli di arte e tecnica (DNAT) e di arte pratica (DNAP), entrambi fondati su corsi di tre anni dopo la maturità). Ma di recente, accanto alle filiere tradizionali, si stanno aprendo a partire dal secondo anno corsi di design e di comunicazione, che si ritengono più rispondenti a una nuova domanda sociale ed economica.
La cosa però non piace a tutti: c’è chi grida al tradimento dello spirito artistico e si fa forte della buona riuscita occupazionale che finora ha premiato i diplomati. Di questi si elogia soprattutto la capacità di progettazione autonoma e di risoluzione dei problemi. Ma non mancano anche coloro che hanno dovuto fare percorsi simili o hanno dovuto affiancare alla tradizionale formazione artistica nuovi corsi soprattutto per l’uso delle nuove tecnologie informatiche nel disegno e nell’arte figurativa. Nell’insieme l’esito è stato comunque buono: la creatività si è dimostrata un ottimo punto di partenza nella progettazione dei siti web, per esempio.
In ogni caso con un titolo DNSEP a tre anni dalla conclusione degli studi l’83% dei diplomati risulta occupato (il 24% con un lavoro indipendente). Tra i diplomati in comunicazione le cose vanno però meno bene: qui gli occupati dopo tre anni sono solo il 43,6%. Tra i diplomati triennalisti il tasso di occupazione è del 79,8% con il 53% in un lavoro indipendente, il 20% semidipendente e il 21,3% in un lavoro stipendiato.
Solo il 5% dei diplomati delle Belle Arti diventano artisti di grido.

Roma, 24 maggio 2007

Tag: francia