
Francia, Polizia nelle scuole.
Francia, gennaio 2000


GENNAIO
Polizia nelle scuole. Quello che la maggioranza di destra non a osato fare, lo farà il governo di sinistra. Sembra questo lo slogan del Ministro Allègre che si appresta ad introdurre in un certo numero di istituti superiori reparti di polizia per reprimere la violenza che da anni ormai sembra essere un fenomeno endemico soprattutto nei licei delle periferie urbane, Parigi in testa. Naturalmente non è l’unico provvedimento ma è sicuramente quello che più desta scalpore anche perché il ricorso alla repressione poliziesca se mai potrà sconfiggere la violenza segna già oggi la sconfitta dell’educazione, nonostante i buoni risultai di alcuni progetti avviati in alcuni licei. Ma le dimensioni del problema sono colossali sia per la qualità delle violenze (devastazioni e omicidi) sia per la quantità. Lo scorso anno erano stati assunti a contratto 70.000 aiuto-professori, in realtà studenti universitari incaricati di aiutare i docenti nella vigilanza delle scuole, sono stati introdotti corsi di educazione civica e quest’anno si è mobilitato il fronte della cultura: attori e cantanti, beniamini dei più giovani intervengono nelle scuole a spiegare che la violenza è male.Ma la soluzione del problema sembra essere ancora lontana. Docenti e ministro non si nascondono che il problema sta nella struttura fondamentale del sistema scolastico francese, competitivo, per non dire esclusivo. Il che può andare bene per i licei del centro me è poco adatto alle periferie. "La Francia è cmbiata, ma la scuola no" di dice da più parti. Ma i cambiamenti non soo facili: lo hanno dimostrato lo scorso anni gli scontri tra docenti e sindacati da una parte e ministro dall’altra, in cui uno dei temi era la deconcentratiòn, che rispediva in periferia alunni e docenti dai licei del centro, per evitare la ghettizzazione di questi ultimi. Qui infatti si registra un altissimo turn-over dei docenti, che appena possono se ne vanno. E le cose non sono quiete neanche quest’anno se Allègre, come promette, sostituirà i concorsi nazionali per il reclutamento con più agili concorsi regionali. Ma già i sindacati in coro denunciano che questa sarebbe la fine dell’eguaglianza.
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