Francia: Gianni Rodari su Le Monde de L’Education
Luglio 2005
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Impresa ambiziosa quella della rivista francese Le Monde de l’Education che nel numero di luglio si chiede addirittura “Come pensare la scuola di domani” dedicando l’intera rivista a questo dibattito. Un dibattito che si muove lungo il filo delle finalità e delle mission, per per passare poi alla relazione tra maestro e allievo, alla cultura, ai saperi e alla scienze umane, al “dubbio” tra educare ed istruire, all’istituzione scolastica e infine alla domanda sul domani. Un dibattito che, fra gli altri, scomoda come “tesisti” Platone ed Hegel, Kant e Rousseau, Adorno e Hannah Arendt, Montaigne e Condorcet. E per ognuno c’è il suo controrelatore. Tra tutti questi nomi c’è un solo italiano (ce ne sono in realtà anche altri due ma sono i pittori Raffaello con la sua “ Scuola di Atene” e De Chirico con una natura morta, che servono ad illustrare le pagine della rivista), forse un po’ inatteso tra filosofi e pedagogisti di portata storica. Si tratta di Gianni Rodari, ospitato nella sezione culture, saperi, “humanités”, con un pezzo tratto dalla sua “Grammatica della fantasia” ( in francese “de l’imagination”) in cui citando Novalis dice: “ Se noi avessimo una Immaginatica come abbiamo una Logica, avremmo scoperto l’arte di inventare”. Lo sviluppo di questo concetto porta il fondatore del “Pioniere” e l’autore di tante storie poesie e filastrocche per bambini a sviluppare l’attenzione per l’immaginazione, per quella infantile in particolare, come strumento indispensabile, anche se non unico, allo sviluppo della personalità e, di conseguenza, della società: “ Se una società basata sul mito della produttività ( e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – esecutori fedeli, riproduttori zelanti, strumenti docili, senza una propria volontà – significa che essa è fatta male e che va cambiata. Per cambiarla occorrono uomini creativi, che sappiano utilizzare appieno la loro immaginazione.” Il controrelatore di Rodari è niente-poco-di-meno che Claude Levi-Strauss, che invece mette in guardia dall’enfasi sull’immaginazione infantile, altra faccia della medaglia costituita dalla perdita della capacità di immaginare della società degli adulti: “Ponendo il problema del bambino creativo, noi sbagliamo il soggetto: infatti siamo noi stessi che diventati consumatori sfrenati, ci mostriamo sempre meno capaci di creatività.” Dunque la “Immaginatica” non solo contro la logica della produttività e del profitto ( del mercato diremmo oggi!), ma anche contro la ferrea logica dello strutturalismo: “Non perché tutti diventino artisti, ma perché nessuno rimanga schiavo.”