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DIS-COLL: lettera aperta alla Ministra Fedeli

Le ricercatrici e i ricercatori precari, le dottorande e i dottorandi di ADI e FLC CGIL scrivono alla titolare del Ministero dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

22/02/2017
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Alla Ministra dell’Istruzione,
dell'Università e della Ricerca
On. Valeria Fedeli

On. Sig.ra Ministra,

Nella seduta del 16 febbraio il Senato ha approvato una proroga di soli sei mesi della DIS-COLL, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori. Si tratta di una soluzione inadeguata e di una promessa disattesa: a fronte della denuncia dell'INPS circa la mancata conferma della DIS-COLL e della immediata mobilitazione dei precari, Il Ministro del Lavoro aveva promesso “la continuità dell’erogazione” fino all’emanazione di una specifica previsione strutturale, all'interno della legge delega sul lavoro autonomo non imprenditoriale. La continuità della misura, però, è a rischio: se la legge delega non sarà approvata in tempi utili, dal 30 giugno i titolari di un contratto parasubordinato saranno di nuovo privi di un’indennità di disoccupazione. La misura, inoltre, continua a escludere assegnisti di ricerca, borsisti e dottorandi che, uniti nella campagna nazionale #perchénoino?, hanno raccolto oltre 10.000 firme per l’estensione della misura a tutti i precari della ricerca.

Riteniamo molto grave che ancora una volta il Governo scelga di negare l’indennità di disoccupazione a migliaia di lavoratrici e lavoratori precari dell’Università e della Ricerca con garanzie minime e poche tutele, marcando il più completo ed ingiustificabile disinteresse nei confronti delle condizioni di vita e di lavoro di un’intera generazione di giovani ricercatori.

Per questo Le chiediamo di sostenere formalmente la nostra richiesta di una proroga della DIS-COLL fino a dicembre 2017 e di una sua estensione immediata ad assegnisti di ricerca, borsisti e dottorandi.

Chiediamo allo stesso tempo che il DDL sul lavoro autonomo attualmente in discussione in Commissione Lavoro alla Camera preveda l’introduzione di una misura strutturale, facilmente accessibile, in grado di garantire l’indennità di disoccupazione a tutti i precari della ricerca che, ricordiamo, versano regolarmente i loro contributi in Gestione Separata INPS come tutti gli altri parasubordinati.

I contratti di migliaia di nostri colleghi sono in scadenza e non siamo più disposti ad aspettare per ottenere quelli che riteniamo essere nostri diritti. Il nostro Paese, i nostri atenei, migliaia di giovani (e non più giovani) ricercatrici e ricercatori aspettano un’inversione di tendenza: finanziamenti veri per l’Università, reclutamento di ricercatori, sblocco del turn over e riconoscimento dei diritti di chi fa ricerca e didattica. Il primo passo, su cui le chiediamo un impegno e una risposta, è il riconoscimento di un diritto minimo, quello a una continuità di reddito, quando il contratto scade. È un piccolo impegno per i fondi pubblici ma un grande dovere dello Stato: si tratta di affermare l’equità di trattamento tra lavoratori a prescindere dal loro contratto, di affermare la dignità e il valore del lavoro di ricerca, di dare un segnale - ancorché minimo - alle generazioni che il nostro Paese afferma continuamente, con fatti e parole, di voler respingere.

Le ricercatrici e i ricercatori precari, le dottorande e i dottorandi di ADI e FLC CGIL.