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Crisi, manovra finanziaria: sotto torchio il ceto medio e i dipendenti pubblici

Una manovra da 45,5 miliardi di euro per scongiurare la crisi. Un Governo impresentabile scarica i costi della crisi e del debito su lavoratori dipendenti, giovani, pensionati e donne. Nessuna prospettiva di crescita né di risanamento. Ritorna la tenaglia del Governo sui dipendenti pubblici.

14/08/2011
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La manovra anticrisi è in vigore da ieri 13 agosto, data di pubblicazione in G.U. del DL 138/11.  Essa serve per anticipare il pareggio di bilancio al 2013: 45,5 miliardi di euro nel biennio 2012-2013. Sale così a 125,5 miliardi di euro il costo complessivo delle misure finanziarie approvate dal Governo in meno di un mese. Vedi manovra del 17 luglio di 80 miliardi euro.

Il campo di elezione del Governo è ancora una volta l'intervento sui redditi di lavoro dipendente, sul lavoro pubblico e sulle donne. Queste ultime costrette ad andare in pensione sempre più tardi in un Paese dove il lavoro di cura è ancora affidato esclusivamente alle donne. In tema di previdenza per la terza volta in un anno cambiano i requisiti per accedere alle pensioni di anzianità, rendendo sempre più incerti i diritti delle persone. C'era da aspettarselo. I soliti noti sosterranno il carico maggiore da subito. I tagli ai costi impropri della politica arriveranno, se arriveranno, solo con tempi molto più lunghi. Il Governo continua ad accanirsi contro la parte più onesta, più trasparente e più civile del Paese.

I grossi patrimoni sono graziati, la lotta alla grande evasione e al lavoro nero è rimandata a un futuro indefinito. La gravità della situazione, invece, avrebbe richiesto misure più strutturali come propone la CGIL che da tempo propone l'introduzione della patrimoniale oltre gli 800 mila euro.

È la solita politica dei tagli lineari, quanto di più odioso possa esistere, che tanto danno ha già prodotto al lavoro, ai cittadini e alle famiglie. Queste ultime saranno ulteriormente penalizzate dai tagli previsti per regioni ed Enti locali che determineranno sia la riduzione dei servizi sia l'aumento delle addizionali regionali e locali.

Questo Governo è in sella da tre anni e possiamo affermare che tutti questi sacrifici che ci ha imposti non hanno migliorato il funzionamento dello Stato democratico, anzi lo hanno desertificato riducendo le speranze di un futuro migliore.

Un Governo bugiardo al servizio dei ceti più abbienti, che si accanisce ancora una volta contro scuola e dipendenti pubblici. Tremonti aveva dato nei giorni scorsi assicurazioni di non procedere con ulteriori tagli sui dipendenti pubblici e Berlusconi insieme al Ministro Gelmini avevano escluso ulteriori interventi sulla scuola. Oggi si scopre invece che i tagli ci sono, eccome!

Presentiamo ai nostri navigatori una prima lettura delle principali misure che toccano direttamente i nostri comparti e i dipendenti pubblici.

Scuola
  • Finestra mobile per le pensioni di anzianità. I pensionandi della scuola, a requisiti maturati, ritardano di un anno il collocamento a riposo.  Questa misura disincentiva le pensioni di anzianità con conseguenze negative sulle future stabilizzazioni legate a doppio filo con il turn over. Sono fatti salvi i dipendenti che maturano i requisiti della pensione di anzianità entro il 31 dicembre 2011.
Dipendenti pubblici
  • Festività infrasettimanali. Le festività non religiose, sulla base di un successivo D.P.C.M., verranno anticipate al venerdì precedente o al lunedì seguente la prima domenica successiva o coincideranno con la domenica. In pratica si eliminano i  “ponti lunghi”.
  • TFR sulle pensioni di anzianità. Verrà liquidato dopo 24 mesi dalla data della cessazione dal servizio. Per il collocamento a riposo d'ufficio (compimento 65 anni o raggiungimento dei 40 utili a pensione) il differimento è di 6 mesi mentre attualmente c'erano solo tre mesi di tempo tecnico per il pagamento.
  • Tredicesima mensilità. Pagamento rinviato all'anno successivo e rateizzato in tre tranche per tutti quei dipendenti la cui amministrazione non raggiunge gli obiettivi di riduzione della spesa previsti dalle diverse finanziarie. Un vero e proprio furto sullo stipendio a danno dei dipendenti che non hanno responsabilità del mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa che invece fa capo ai massimi dirigenti dell'amministrazione e allo stesso ministro.
  • Sede di lavoro in ambito regionale. Il datore di lavoro, sulla base di esigenze organizzative, può imporre al lavoratore di svolgere la propria prestazione su sedi diverse. Criteri e procedure si regolano in contrattazione. Ma il datore di lavoro può, in assenza di accordo , decidere unilateralmente sulla base di una semplice informativa al sindacato.
  • Trattenimento in servizio oltre i limiti d'età. Si invertono le regole per cui sarà l'amministrazione a decidere  unilateralmente se accettare o meno il trattenimento in servizio del dipendente che ha superato i limiti d'età. Finora era il dipendente che in base ai requisiti specifici di comparto poteva esercitare tale diritto.
e ancora...

Fin qui le principali misure che ci riguardano più da vicino. Ma come ha detto lo stesso Tremonti, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Chigi, nel decreto c'è molto di più. Non avevamo dubbi. Il taglio di 6 miliardi per il 2012 e di 2,5 miliardi per il 2013, alle spese del Miur avrà certamente un effetto di riverbero sui nostri comparti. Anche se bisognerà aspettare un successivo DPCM per conoscere quali saranno le voci di spesa che cadranno sotto l'accetta di Tremonti. La chiusura tout court degli enti che hanno meno di 70 dipendenti comporterà nuovi tagli nella ricerca.
Inoltre, ci preoccupano  molto le norme introdotte in materia di lavoro. Il Ministro Sacconi si è vantato di aver ottenuto l'inserimento nel Decreto Legge di una norma ad hoc che prevede la possibilità di deroga, tramite i contratti aziendali, sia al contratto nazionale che alla legge. Riteniamo questo fatto molto grave, tenuto conto che su questa materia il 28 giugno le parti sociali avevano raggiunto un accordo proprio per evitare le invasioni della legge. Con questa manovra che peggiora le condizioni di lavoro di milioni di persone, si conferma la pulsione ideologica del ministro Sacconi che approfitta del decreto anticrisi per inserire misure che non sono coerenti con gli obiettivi della norma.

Contro queste misure antipopolari e antidemocratiche e per il loro ritiro durante la discussione in Parlamento, apriremo già a settembre una stagione di lotta e opposizione come ha annunciato nel suo comunicato stampa il segretario generale della FLC CGIL Domenico Pantaleo.

Nei prossimi giorni pubblicheremo un commento più dettagliato.