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Approvata la manovra. Ingiustizia è fatta

54 miliardi di euro per pareggiare i conti pubblici entro il 2013. Una manovra che scontenta tutti (o quasi tutti) e che non farà uscire il Paese dalla crisi. All’orizzonte si profila un ulteriore provvedimento di riduzione della spesa.

15/09/2011
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Il Parlamento, con l'ennesimo voto di fiducia (!) ha dato il via libera alla manovra anticrisi di 54 miliardi di euro, dopo un indecoroso balletto di cifre durato più di un mese. Confermiamo il nostro giudizio negativo sull’intero pacchetto. Quest’ultima manovra, la quarta in 12 mesi, non apre alcuna prospettiva di crescita e di sviluppo, ma conferma il suo carattere iniquo con misure sconvolgenti per il ceto medio, i dipendenti pubblici, i settori della conoscenza, come dimostra lo stato pietoso delle scuole a pochi giorni dalla loro riapertura. I tagli agli Enti locali e alle Regioni mettono in ginocchio il welfare locale a cominciare dalla chiusura di scuole materne. La protesta dei sindaci è l'esempio lampante di quanto pagano i cittadini.

I grossi patrimoni sono graziati, la lotta alla grande evasione e al lavoro nero è rimandata.

La gravità della situazione avrebbe richiesto misure più strutturali come propone la CGIL che da tempo chiede l'introduzione della patrimoniale oltre gli 800 mila euro e l’abbattimento dei costi della politica.

Vergognoso l’attacco al lavoro dipendente, con l’introduzione di provvedimenti che non hanno alcun peso nell'uscita dalla crisi, come l’aggiramento dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori sul licenziamento per giusta causa o l’introduzione di “reparti confino” per lavoratrici e lavoratori diversamente abili.

Nei prossimi giorni pubblicheremo una scheda dettagliata con le misure comparto per comparto.