700 migranti morti nel canale di Sicilia
Uomini, donne e bambini in cerca di un futuro diverso, di lavoro e di scuole, trovano la morte davanti alle coste italiane.
Nella notte tra sabato e domenica 19 aprile, molte centinaia di persone sono morte in un tragico incidente nel canale di Sicilia, quando il barcone sul quale viaggiavano i migranti si è improvvisamente ribaltato sul fianco. Secondo la ricostruzione di un sopravvissuto, la tragedia è avvenuta quando all'arrivo di una nave di soccorso, chiamata durante la navigazione, tutti si sono precipitati in cerca di salvezza da un lato dello scafo, che non ha sopportato il peso e si è schiantato.
Nel peschereccio, lungo meno di 30 metri, c'erano uomini e donne provenienti da molti paesi, Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana, e probabilmente più di 50 bambini, tutti in cerca di un futuro migliore, in fuga dalla fame, dalle guerre e spesso dalla morte.
La FLC CGIL ha ben chiaro quello che dovrebbe diventare il mare Mediterraneo e quanto la conoscenza rappresenti il volano della reale integrazione, dell’accoglienza e della costruzione di una casa comune. Dai progetti di cooperazione educativa costruiti insieme ai sindacati di Marocco e Tunisia per la costruzione di un ponte di pace, partendo dal coinvolgimento delle scuole italiane, fino alla collaborazione nel World Social Forum di Tunisi, con i sindacati tedeschi, greci e turchi sul diritto all’educazione per i bambini rifugiati, l’impegno della FLC CGIL è costante. “Il Mediterraneo deve ritornare a essere un mare di vita”, ha dichiarato Domenico Pantaleo, il segretario generale della FLC CGIL, “un mare di cultura, di civiltà. Un mare dove si incontrano i lavoratori di tutti i paesi, dove i bambini crescono lontani dalle guerre e dalla morte, lontano dallo sfruttamento e dalla privazione. L'immigrazione è un dato strutturale e non un evento emergenziale e proprio per questa ragione deve determinare anche le politiche globali che l'Europa adotta per la pace e lo sviluppo delle aree interne”.
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