Insegnamento dell’educazione civica: diramato il piano di formazione per i docenti
Il Ministero ha accolto in parte le nostre richieste: i docenti referenti “destinatari” della formazione saranno individuati dal Collegio dei docenti.


Il Ministero dell’Istruzione ha emanato il “Piano per la formazione dei docenti per l’educazione civica” che accompagnerà l’avvio del nuovo insegnamento previsto per l’a.s. 2020/21. Il Piano verterà su obiettivi, contenuti, metodi, pratiche didattiche e organizzative, declinati nelle macroaree (Costituzione e legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute) che, ai sensi della normativa, dovranno essere inserite trasversalmente nelle discipline previste in ogni specifico corso di studi.
Rispetto alla bozza iniziale illustrata alle organizzazioni sindacali nei giorni scorsi, che indicava quali destinatari della formazione i “referenti del dirigente scolastico”, il testo precisa che il referente verrà individuato dal collegio dei docenti tra i coordinatori per l’educazione civica, su proposta del Dirigente Scolastico che dovrà tenere conto dei criteri approvati dal Collegio stesso.
Si tratta di una modifica sostanziale, fortemente voluta dalla FLC CGIL che, nell’interlocuzione con il Ministero, ha sostenuto con fermezza la propria contrarietà all’attribuzione all’organo monocratico, il dirigente scolastico, di una prerogativa indiscutibilmente collegiale, essendo il collegio dei docenti titolare e sovrano su materie di carattere professionale, quali la definizione dei propri organismi funzionali e l’indicazione dei criteri di nomina per i loro coordinatori (DPR 275/99 artt. 4 e 5).
Poche altre modifiche sono state recepite nel testo definitivo: la possibilità di formare ulteriori figure di referente per ampliare la platea dei docenti “in formazione”, in funzione della complessità delle istituzioni scolastiche, sempre nei limiti delle risorse, e un esplicito e frettoloso riferimento ai CPIA.
La FLC CGIL conferma le considerazioni già espresse.
L’avvio dell’insegnamento dell’educazione civica, in assenza di un monte ore aggiuntivo e di un organico dedicato, rappresenta un’operazione di notevole complessità, tanto più in questo avvio di anno scolastico che si preannuncia già ricco di incognite e difficoltà per la necessità che le scuole avranno di progettare la ripartenza delle attività in presenza.
I 4 milioni di euro, che finanzieranno e 1250 moduli formativi su tutto il territorio nazionale, 3200 euro per ogni corso rivolto a una platea di 15-30 docenti, risultano del tutto insufficienti per una formazione adeguata e diffusa, come sarebbe stato auspicabile alla luce delle linee guida e dell’intero impianto normativo, che individua nella corresponsabilità e nella contitolarità di tutti i docenti gli elementi caratterizzanti e qualificanti dell’insegnamento dell’educazione civica.
Il personale destinatario della formazione sarà tenuto a dieci ore di corso, a cui seguirà l’onere di “trasferire” all’interno della scuola di appartenenza i saperi acquisiti, attraverso attività di tutoring, consulenza, formazione, supporto alla progettazione, per un totale di 30 ore, includendo un consistente carico di lavoro nel Piano di formazione.
Le tante criticità rilevate confermano che ancora una volta si cerca di fare innovazione scaricando sulle scuole e sui docenti responsabilità e impegno senza sostenerne i costi. Riteniamo che l’importante introduzione dell’educazione civica avrebbe dovuto essere accompagnata da altrettanto importanti misure economiche, per una reale, concreta, significativa attuazione. Misure che, al momento, non si intravedono e che dimostrano la scarsa lungimiranza di una politica che ancora vede nell’ istruzione un centro di costo su cui risparmiare anziché un investimento per il presente e il futuro del Paese.
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