È tempo di scelte radicali per l’infanzia e per gli adulti
Una riflessione di Dario Missaglia, Presidente nazionale Proteo Fare Sapere
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Alla vigilia della ripresa dell’anno scolastico, si delinea un’area di intervento prioritario per i processi del sistema formativo, coerente con un necessario piano pluriennale di riforme e investimenti nei settori della conoscenza, di cui finalmente si inizia a parlare in ambito politico, sia nazionale che europeo.
1) Non è più accettabile la diseguale offerta di servizio nidi per la fascia 0/2 e non è più accettabile che si deleghi esclusivamente agli Enti Locali il compito di superarle. È tempo che lo Stato, con un suo specifico intervento, decida l’obiettivo di generalizzare, attraverso un piano specifico, i nidi in tutto il territorio nazionale, come condizione fondamentale per assicurare la certezza dei diritti dell’infanzia e sostenere la genitorialità. Le risorse che si renderanno disponibili come investimento e quelle che deriveranno dal calo demografico di un milione di alunni nel prossimo decennio, possono coprire i costi dell’operazione. L’effetto non sarà solo la realizzazione di una eguaglianza dei diritti dell’infanzia e un contrasto forte alle diseguaglianze in atto ma anche un intervento di grande sollecitazione all’aumento della popolazione attiva, in particolare nel Mezzogiorno, di cui c’è grande bisogno.
2) Bisogna perseguire un equilibrato sviluppo territoriale della importante generalizzazione della scuola dell’infanzia, già attestato su valori molto apprezzabili ma con eccessivi divari territoriali. È importante potenziare gli anticipi nella scuola dell’infanzia (sezioni primavera) che per altro concorrono ad attenuare i divari territoriali nella fascia 0/6 e depotenziare gli anticipi nella scuola elementare, spesso provocati da una distorta attesa delle famiglie sui propri figli, con conseguenti problemi nei processi di apprendimento e di crescita dei più piccoli.
3) Occorre rendere istituzionalmente più forte e definito l’assetto istituzionale dello 0/6, ribadendo che solo la centralità del governo pubblico dei processi e il rispetto di chiare regole definite, può rendere praticabile l’esperienza di diversi modelli di gestione territoriale affidati anche a organizzazioni del terzo settore, con incentivi e sanzioni in caso di inadempienze. In nessun modo la pluralità di esperienze di gestione deve compromettere la tutela a diritti eguali su tutto il territorio nazionale. Prima di tutto, per noi, c’è l’art. 3 della Costituzione.
4) L’altro processo che deve essere contestuale agli interventi per l’infanzia è l’avvio concreto di un sistema di istruzione/formazione per adulti. Il basso livello di istruzione di larga parte della popolazione adulta è un altro macigno che si scarica sulle nuove generazioni e impedisce, inoltre, la valorizzazione sociale di una parte importante della popolazione. Queste scelte radicali investono soprattutto il Sud ma riguardano l’intero Paese, oggi più che mai in un periodo così duro di crisi economica e del modello produttivo. Sviluppo sostenibile e formazione lungo tutto l’arco della vita marciano di pari passo e disegnano una nuova frontiera per le scelte delle politiche economiche del Paese. Il primo passo è sviluppare la rete dei CPIA, assicurare strumenti per la qualificazione e la specializzazione dei suoi operatori, risorse, organici per aprire una vera e propria offensiva culturale verso ampie fasce di disoccupati, di giovani in cerca di un titolo di studio e di occupazione, di lavoratori che hanno bisogno di processi di riconversione e aggiornamento professionale, di cittadini immigrati che aspirano a inserirsi nella società. Senza la centralità di questo soggetto pubblico, rischiamo anche in questo campo il dilagare di squilibri, diseguaglianze, esperienze estemporanee ad alto rischio di dispersione delle risorse. Per l’infanzia e gli adulti è tempo di scelte radicali non rinviabili.
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