Spagna: movimenti nella società e nella scuola
Il 73% degli spagnoli condivide le ragioni degli indignados e il 54% li appoggia, il 68% dei professori madrileni blocca per la sesta volta le scuole e tremila insegnanti di tutta la Spagna manifestano a Madrid contro i tagli.
L’agenzia Metroscopia per conto del giornale El Pais ha svolto una inchiesta sull’appeal del movimento degli indignados. Ne è emerso che il 73% degli spagnoli ne condivide le ragioni, anche se solo il 54% mostra simpatia per il fenomeno. E’ significativo che la ragione dei manifestanti sia condivisa non solo dall’elettorato di sinistra (79%) ma anche dalla maggioranza degli elettori di destra (55%), così come l’81% degli spagnoli si è reso conto che chi comanda nell’economia globale non sono gli stati ma i mercati finanziari. Solo il 20% degli intervistati tuttavia confessa di aver partecipato a mobilitazioni degli indignados e solo un 8% di aver partecipato attivamente al movimento, tuttavia il 63% ritiene che il movimento debba continuare. Sebbene il 73% ritenga che nelle prossime elezioni anticipate di novembre l’influenza del movimento sarà minima, circa il 30% dell’elettorato socialista e il 12% di quello popolare dice che il movimento ha avuto influenza sulle proprie scelte.
Ma il movimento degli indignados non è l’unica cosa che si muove a Madrid. Qui in nemmeno due mesi dall’inizio dell’anno scolastico gli insegnanti, in special modo quelli della scuola secondaria, sono arrivati il 20 ottobre scorso alla sesta giornata di sciopero contro i tagli previsti dalla giunta regionale della capitale (in Spagna la scuola dipende dalle regioni), una giornata che ha visto ancora una massiccia partecipazione del 68% allo sciopero. Il tentativo del governatore regionale di Madrid Espernza Aguirre, già ministra dell’educazione ai tempi di Aznar, di ridurre a strumentalità politica gli scioperi madrileni è andato in fumo assieme a quello di ridurne la portata. comunicando dati dimezzati, che sono stati puntualmente smentiti dalla stampa. Il movimento, pur tra dissensi tra i sindacati “di sinistra” (CCOO, FETE-UGT, STEM-STES) e “di destra” (ANPE, CSIF), è molto vasto e il timore che l’esempio “radicale” della Comunità madrilena (che prevede l’innalzamento dell’orario frontale degli insegnanti) sia seguito in tutto il paese, anche da giunte socialiste strette nella morsa della crisi, si va diffondendo. Secondo dati ministeriali per la prima volta in 30 anni l’investimento nell’educazione spagnola è calato con 489 milioni di euro in meno mentre cinque regioni governate dalla destra hanno lasciato a casa la bellezza di 12.000 precari non più riassunti. Non a caso il 23 ottobre scorso più di 200 pullman da tutta la Spagna hanno raggiunto Madrid per la prima manifestazione nazionale contro i tagli e gli effetti della crisi sulla scuola spagnola che ha visto scendere in piazza circa tremila insegnanti.
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