Università: la corsa ad ostacoli dei docenti a contratto in Italia
Al via l’inchiesta nazionale sostenuta dalla FLC CGIL.
Le docenze a contratto sono un esempio paradigmatico di come l’esternalizzazione dei servizi, radicatasi all’interno dell’università, abbia frantumato una delle funzioni principali di questa istituzione: la formazione.
Dopo il decreto Berlinguer del 1998 (DM 242/98) le docenze a contratto da attività integrative diventano attività cruciali per ricoprire le esigenze didattiche all’interno dei corsi di laurea. Nonostante siano cresciuti responsabilità e carichi lavorativi, il riconoscimento dei docenti a contratto in termini di tutele e diritti è andato peggiorando fino a quando la riforma Gelmini (legge 240/10) ne ha decretato la loro completa marginalizzazione economica e sociale. Sempre dal 1998 ad oggi il numero delle docenze a contratto è aumentato di 10.000 unità e ha oltrepassato le 26.000 unità. Non solo nelle attività di ricerca, ma anche della didattica, gli atenei italiani ricorrono sempre più al personale precario per far fronte ai problemi derivati da un mancato reclutamento e da una mancante riforma del pre-ruolo che porti a un superamento di contratti di tipo co.co.co., su prestazione occasionale o su partita iva.
Lo scorso gennaio è stata avviata a Bologna dalla FLC Emilia Romagna e la Rete dei Precari Unibo una ricerca sulle condizioni di lavoro dei docenti a contratto che ora, con il sostegno della FLC CGIL, ha preso un respiro nazionale.
Il questionario può essere compilato a questa pagina.
Per informazioni scrivere a: inchiestadocentiacontratto@gmail.com.
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