La restaurazione penalizza gli studenti
Con le riparazioni a settembre crescono i respinti dal 14 al 16%, nelle prime dal 18 al 21.
Mentre il ministro Gelmini si appresta a rendere irreversibile la scelta degli esami di riparazione a settembre col suo ddl che sposta al 10 del mese l'inizio dell'anno scolastico, i primi dati ufficiosi sui risultati dei recuperi estivi portano i respinti dal 14% dello scorso anno a oltre il 16% e smentiscono sia il trionfalismo con cui il ministro aveva accolto i risultati di giugno sia le logiche sanzionatorie che ne animano l'idea di valutazione in tutti gli ordini e gradi di scuola. E' significativo che i punti critici risultino sempre più critici.
Parliamo delle classi prime e dei professionali. Nelle prime i respinti passano dal 18,7 al 21,8 e ciò nell'anno che avrebbe dovuto segnare l'avvio del biennio obbligatorio, dell'insegnamento per competenze, dell'orientamento al posto della selezione. E' un dato che da solo commenta lo strabismo demagogico ed elettoralistico di due ministeri.
E' un dato che ricade sulla spesa sia delle famiglie che dello Stato, proprio mentre in altri paesi, che pure passano per rigorosi, si cerca di non bocciare fino ai 16 anni.
Nei professionali invece piove sul bagnato: giugno aveva gia visto quasi un alunno su 5 respinto e proprio per questo un numero di rimandati quasi da liceo. Ma l'esito finale non è stato certo identico: ogni 100 rimandati 7,6 respinti nei professionali, 5 nei licei. Il modello degli esami di riparazione resta un modello fortemente liceale e il ddl della Gelmini si appresta a sancirlo ufficialmente. In quell'82% di scuole che hanno scelto di fare le verifiche a settembre, magari staccate dai corsi di recupero, ci sono praticamente tutti i licei, mentre il 18% che ha fatto tutto a luglio costituisce una parte cospicua dei tecnici e dei professionali, quelli che hanno più bisogno dei recuperi.
Nello stesso tempo, secondo un'inchiesta di Tecnica della Scuola, il 100 per 100 degli insegnanti dei licei non ha modificato il proprio piano ferie, mentre lo ha fatto il 70% dei docenti dei tecnici e dei professionali. Selezione più alta, modelli di verifica, differenze tra ordini di scuola, differenze di condizioni di lavoro tra i docenti: sono tutti elementi che come minimo richiedono una riconsiderazione prima di procedere oltre.
Ben altro che la sicumera sanzionatoria del ministro Gelmini che ricade sulle spalle dei lavoratori della scuola e sulla testa degli studenti.
Roma, 15 settembre 2005
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