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Titolo per insegnare italiano come seconda lingua (L2): il Ministero propone di accreditare anche università telematiche, senza alcuna verifica sul percorso

Nell’informativa è emerso che il MIM non ha effettuato alcuna verifica di standard formativi minimi. Chiederemo un confronto per approfondire.

16/05/2023
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Come FLC CGIL siamo venuti a conoscenza dell’invio al CSPI il 3 maggio scorso dello Schema di decreto ministeriale concernente "Disposizioni modificative del Decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 23 febbraio 2016, n. 92, recante «Riconoscimento dei titoli di specializzazione in Italiano Lingua 2»”, con la richiesta di parere da parte dell’organismo consultivo.

Il decreto trasmesso al CSPI prevede un allargamento degli Atenei autorizzati a rilasciare il titolo per insegnare nella classe di concorso A023, Lingua italiana per discenti di lingua straniera (alloglotti).

Poiché la materia rientra nell’ambito del reclutamento del personale scolastico abbiamo subito inviato al Ministero dell’istruzione e Merito una richiesta di informativa, condizione prevista dal nostro Contratto Nazionale, art. 22, c. 8, lettera a3.

A seguito della richiesta che abbiamo mandato come FLC CGIL insieme a CISL Scuola, UIL scuola, Snals Confsal e Gilda siamo stati convocati oggi, 16 maggio, alle ore 14.30.

Nell’incontro l’amministrazione ha illustrato il contenuto della bozza di decreto: un ampliamento dell’Allegato A al DM 92/2016 con l’accredito di tre nuovi percorsi formativi nell’ambito di quelli che danno titolo a insegnare per la classe di concorso A023:

  • Master di II livello in “Didattica dell’italiano lingua non materna”, istituito e attivato dall’Università per gli stranieri di Perugia;
  • Master di I livello in “L’insegnamento dell’Italiano agli stranieri, L2” istituito e attivato dall’Università eCampus;
  • Master di I livello in “Didattica dell’Italiano come lingua seconda L2” istituito e attivato dall’Università degli Studi di Verona.

Come FLC abbiamo rilevato innanzi tutto come il 92/2016 avrebbe dovuto costituirsi come provvedimento transitorio. Il rischio intrinseco a un ampliamento come quello proposto è che si vada nella direzione di sedimentare una misura derogatoria che avrebbe dovuto segnare solo una fase di transizione verso la definizione di un percorso di specializzazione specifico e a regime.

La modifica del decreto ministeriale avrebbe in ogni caso dovuto prevedere un’ampia attività istruttoria e di censimento dei percorsi formativi attivati dalle Università in merito all’insegnamento dell’Italiano come seconda lingua. Invece non abbiamo trovato traccia di una valutazione intrinseca dei percorsi tesa a definire ed esplicitare dei criteri oggettivi in funzione dei quali riconoscere l’accreditamento.

In mancanza di questa indagine e di criteri esplicitati qualsiasi richiesta potrebbe essere accettata, andando a svilire la qualità del percorso formativo che dà accesso all’insegnamento della classe A023.

Noi stessi abbiamo rilevato come alcuni dei percorsi di cui si propone l’accreditamento presentino caratteristiche molto diverse da quelli già attivati presso Atenei che hanno una maggiore esperienza nei percorsi DITALS e di didattica dell’Italiano come seconda lingua: manca per esempio il tirocinio, i laboratori in presenza, riferimenti a tesi o progetti didattici. Lo stesso esame finale del corso, che in altri atenei è una prova scritta o orale articolata, nel caso di E-campus viene a costituirsi come prova di 10 quiz estratti da una banca dati fornita preventivamente ai corsisti.

È evidente quindi come sia indispensabile sollecitare il Ministero a effettuare una valutazione adeguata, analoga all’istruttoria compiuta nel 2016 quando fu fatta una scelta ponderata sui percorsi da accreditare col DM 92/2016.

Per questo motivo come FLC CGIL abbiamo ritenuto necessario chiede al Ministero una riflessione approfondita nel merito della modifica del decreto che viene proposta e ci riserviamo nei prossimi giorni di chiedere l’attivazione del confronto, onde poter avere un riscontro alle richieste che abbiamo fatto.

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