Liceo del made in Italy: soppressa l’esperienza dei LES in un provvedimento che vede la scuola condizionata dalle esigenze dell’impresa
Tagliati i 419 licei economico-sociali sul territorio nazionale. Rispetto alla bozza già circolata si mantiene l’impianto culturale che snatura il valore formativo dell’istruzione pubblica.


Il testo del Disegno di legge cosiddetto del “Made in Italy” che il Consiglio dei ministri aveva approvato il 31 maggio 2023 interviene (artt. 13 e 14) sul settore dell’istruzione introducendo nell’ambito del sistema dei licei - in particolare del liceo delle scienze umane - una nuova opzione denominata “Liceo del made in Italy”. Già nella prima versione avevamo definito irricevibile il provvedimento perché immagina una scuola piegata sui prioritari bisogni formativi dell’impresa per sviluppare soggetti già pronti per l’ingresso diretto e rapido nei meccanismi della produzione anche potenziando i percorsi di apprendistato (art. 43 del DLgs 81/2015), piuttosto che formare personalità dotate di competenze culturali idonee alla partecipazione e alla cittadinanza attiva, in un mondo permeato da trasformazioni globali in ambito digitale e ambientale, non chiuso in un nazionalismo autoreferenziale.
Quel che però ci appare ulteriormente grave su un piano più prettamente sindacale riguarda il destino di qualche migliaio di lavoratrici e lavoratori impegnati nei percorsi del liceo delle scienze umane perché qui le classi dell’opzione economico sociale - a partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2024/2025 - confluiscono nel percorso liceale Made in Italy. Dai nostri rilievi - elaborati su dati di fonte ministeriale - risulta che sull’intero territorio nazionale sono ben 419 le scuole statali che hanno attivato i percorsi opzionali del liceo economico e sociale (LES) e che saranno, perciò, coinvolte da questo provvedimento; queste scuole sono equamente distribuite sull’intero territorio nazionale con punte di 57 scuole in Lombardia, 51 in Campania, 46 in Sicilia, 33 in Piemonte, 31 in Toscana e 30 in Puglia. È bene anche ricordare che il liceo economico sociale è frequentato da un totale di ben 75.700 alunne e alunni circa, distribuiti in non meno di 3.000 classi, senza contare anche i 116 istituti paritari coinvolti.
Nel testo bollinato, rispetto a quanto definito nella precedente versione del provvedimento, per la Fondazione “Imprese e competenze per il made in Italy” il Ministero dell’Istruzione diventa cofondatore insieme al Ministero delle Imprese, ma per la sua costituzione e il funzionamento viene prevista una consistente riduzione di spesa. Da ultimo, la nuova versione del Ddl ha eliminato ogni riferimento al tutoraggio da parte di ex dipendenti pensionati ai giovani neoassunti e/o impegnati in apprendistato (trasferimento generazionale delle competenze). L’impianto complessivo del provvedimento non cambia affatto l’assoluta contrarietà della FLC CGIL rispetto all’istituzione di questo nuovo liceo che, nei fatti, ha l’effetto di cancellare il Liceo Economico Sociale eliminando, nell’ambito del sistema ordinamentale, la presenza delle scienze umane e sociali.
Nei passaggi relativi alle caratteristiche del nuovo indirizzo, leggiamo solo l’ambizione (vuota) di istituire percorsi con discipline tecniche specifiche, ma senza prevedere un incremento dei laboratori, quindi di insegnanti tecnico pratici e assistenti tecnici. Perdipiù, i licei hanno un orario settimanale di 27 ore nel biennio e 30 nel triennio e non sono ordinamenti di tecnici o professionali, quindi l’intera operazione rischia di essere solo un cambio di denominazione perché gli spazi di flessibilità nel piano orario non consentono un incremento di materie ad invarianza di spesa.
Come ribadito nel recente seminario dedicato al tema, la FLC CGIL conferma la necessità di una chiara opposizione a questo nuovo percorso senza escludere l’avvio di una mobilitazione al fianco di tutte le iniziative che partiranno dal personale scolastico dei Licei economico-sociali.
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