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Alternanza Scuola Lavoro: solo propaganda!

Il MIUR riduce drasticamente le risorse per l'anno scolastico 2014-15

24/10/2014
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Il MIUR ha reso noto il decreto del direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione n. 761 del 20 ottobre 2014, con il quale vengono ripartite le risorse a livello regionale delle risorse destinate alle attività di alternanza scuola lavoro (ASL), regolati dal D.Lgs. 77/2005, nonché le caratteristiche dei progetti finanziabili.

Ai sensi dell'art. 6 comma 2 del DM 351 del 21 maggio 2014 le risorse complessivamente disponibili per l'alternanza sono pari a euro 11.000.000,00 di cui

  • euro 4.000.000,00 per gli istituti professionali
  • euro 6.000.000,00 per gli istituti tecnici
  • euro 1.000.000,00 per i licei.

Per ciascun ordine di scuola le risorse sono ripartite in proporzione al numero degli alunni iscritti nelle classi seconde, terze e quarte, come risulta dall'anagrafe degli studenti.

Il DD 761/14 definisce, inoltre, finalità e ambiti per la realizzazione dei "progetti innovativi" per l'a.s. 2014/15.

In particolare i progetti innovativi di alternanza devono

  • offrire a tutti gli studenti dai 15 ai 18 anni l'opportunità di apprendere mediante esperienze didattiche in ambienti lavorativi privati, pubblici e del terzo settore
  • valorizzare una formazione congiunta tra scuola  e mondo del lavoro
  • assicurare ai giovani oltre alle conoscenze di base, anche l’acquisizione di maggiori competenze per l’occupabilità, l’auto-imprenditorialità.

Il Decreto sottolinea l'importanza del rapporto con il territorio ed in particolare con i poli tecnico-professionali, gli istituti tecnici superiori, le reti di impresa, ecc.

Tenuto conto di queste finalità i progetti dovranno configurarsi come:

  • progetti innovativi di integrazione tra percorsi formativi ed il mercato del lavoro anche secondo modalità di "bottega scuola" e "scuola - impresa". attraverso:
  1. progetti riferiti a esperienze e modelli di eccellenza di integrazione e collaborazione con imprese operanti su aree tecnologiche strategiche per il nostre Paese, quali efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e il turismo;
  2. progetti che presentano una stabilità nel tempo e che vedono la collaborazione con i poli tecnico-professionali, gli ITS
  3. progetti realizzati da istituzioni scolastiche che evidenziano nella loro realizzazione le proposte dei Comitati Tecnico Scientifici o Comitati Scientifici
  4. progetti realizzati, attraverso esperienze di divulgazione a mezzo stampa o altro mezzo informativo al fine di disseminare le buone pratiche.

Il commento

Come avviene da anni, tutta la partita che riguarda l'alternanza scuola lavoro è stata gestita in maniera autoreferenziale dall'Amministrazione senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.

Al di là dei fiumi di parole spese in queste settimane, le risorse disponibili sono sensibilmente inferiori rispetto allo scorso anno (lo stanziamento per l’a.s. 2013/14 era pari a € 20.560.000,00, mentre nel 2012/13 era di € 26.790.000,00).

Il decreto arbitrariamente stabilisce connessioni con il documento governativo “La buona scuola”, nonostante quest'ultimo sia in fase di discussione e, non costituendo peraltro atto amministrativo con efficacia operativa, debba ancora concludere un iter di cui non si conoscono gli esiti.

Il concetto di "percorso" che è alla base delle acquisizioni delle competenze in alternanza, è sostituito dal "progetto innovativo", dall'idea dell'eccellenza di poche istituzioni scolastiche che dovrebbero magicamente risollevare e trascinare verso l'alto tutto il secondo ciclo del sistema educativo.

Si accentua in maniera parossistica l'idea che l'alternanza debba essere sostanzialmente finalizzata a dare risposte alle “richieste del mercato del lavoro” e che i percorsi debbano essere co-progettati con le imprese, e questo nonostante che le norme in vigore prevedano che:

  • i percorsi debbano essere progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica (D. Lgs. 77/05 art. 1 comma 2)
  • è necessario evitare la riproduzione di un’offerta formativa secondo una logica autoreferenziale o in risposta soltanto alla domanda produttiva. (D.I. 7/2/2013, Premessa alle "Linee Guida contenente misure di semplificazione e promozione dell'istruzione tecnico professionale",).

Mancano nei documenti ministeriali precisi riferimenti ai concetti di stage, tirocinio, alternanza così come definiti dalle Linee guida del triennio degli istituti tecnici e professionali.

Non vi è un solo accenno

  • alla necessità che i percorsi siano coerenti con il profilo educativo, culturale e professionale (nei tecnici e professionali) e  il profilo degli studenti nel sistema liceale (nei licei)
  • al fatto che i "progetti" siano rispettosi dello sviluppo personale, culturale e professionale degli studenti in relazione alla loro età
  • al rischio concreto di sfruttamento degli studenti da parte delle aziende per dotarsi di manodopera a costo zero
  • alle problematiche connesse alla sicurezza nei contesti lavorativi e ai costi delle assicurazioni per gli studenti
  • alla connessione tra la valutazione dei percorsi in alternanza e la valutazione al termine di ciascun periodo scolastico.

L'azione del MIUR appare debole sia da un punto di vista delle risorse messe in campo, sia perché non è in grado di difendere l'orizzonte culturale e formativo definito, ad esempio, dalle Linee guida del triennio degli istituti tecnici e professionali.

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