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Disegno di legge su “La buona scuola”, il nostro commento

Un impianto che riduce i diritti, mortifica la partecipazione e la democrazia, condiziona la libertà d’insegnamento, interviene su materie del contratto. Troppe le deleghe in bianco.

31/03/2015
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Il Governo ha scelto la strada del Disegno di Legge (DDL) per intervenire sulla scuola.

Leggi il nostro commento analitico

Ma per la FLC CGIL molte misure vanno espunte dal testo per essere trattate con strumenti adeguati e nelle sedi appropriate. Ci riferiamo innanzitutto al piano delle assunzioni per il quale chiediamo un provvedimento d’urgenza per garantire le 150.000 assunzioni promesse fin dall’inizio del prossimo anno scolastico. Ci riferiamo alle materie contrattuali – distribuzione del salario, carriera e valorizzazione professionale, mobilità del personale, sostituzione dei colleghi assenti, superamento dell’anno di prova – da rimettere alle parti negoziali per disciplinarle nel CCNL con un patto di regole condivise. È giusto affrontare per legge gli altri argomenti, ma le materie delegate vanno fortemente ridimensionate e precisate.

L’elevato numero delle deleghe (13), che il Governo chiede al Parlamento su un’infinità di materie senza delimitarne il perimetro, è uno degli aspetti più negativi di tutto l’impianto di questo DDL che presenta profili di illegittimità costituzionale.

Con questo Disegno di Legge si anticipa in maniera surrettizia la riforma degli OO.CC. mettendo in discussione la libertà di insegnamento (come quando si vuole sottoporre al Consiglio d’Istituto il superamento del periodo di prova dei docenti).

La discrezionalità affidata ai dirigenti scolastici, nella valutazione e chiamata dei docenti, così come nella distribuzione del salario, è una scelta autoritaria che contraddice basilari principi di trasparenza, di democrazia e di buon andamento della pubblica amministrazione.

Peraltro, e in maniera tanto sorprendente quanto illogica, rispetto anche allo stesso progetto de “La buona scuola”, si sposta l’attenzione dalla centralità docente a una improbabile e – prevedibilmente – fallimentare “centralità” dirigente. In realtà si impone un modello di organizzazione delle scuole simile a quello delle aziende.

Il personale ATA, completamente ignorato anche dal piano di stabilizzazione, è oggetto di una vera e propria discriminazione.

Nel DDL ci sono anche alcuni punti positivi per ottenere i quali i sindacati si sono battuti con forza in questi mesi, quali il piano di assunzioni oltre il turn-over (una positività che diventa subito parziale e lontana dalle necessità, visto che si prevede un numero di assunzioni assai inferiore alle promesse fatte e lontano da un piano per garantire la stabilizzazione di tutto il personale precario docente e ATA). Tutti gli aspetti positivi hanno una zona d’ombra: l’introduzione di un organico funzionale pluriennale, che per noi va però chiaramente finalizzato a potenziare l'offerta formativa a partire dal sud e non semplicemente a ridurre le supplenze; il mantenimento degli scatti di anzianità e lo stanziamento di risorse aggiuntive per la valorizzazione del personale, ma va liberato da una modalità tutta discrezionale dell’attribuzione; l’investimento che si fa sulla formazione del personale in servizio per il miglioramento del servizio.

Le riforme non si fanno con la riduzione dei diritti, della partecipazione e della democrazia. I necessari cambiamenti devono avere come riferimento i principi e i valori della Costituzione.

Il divieto di assumere i supplenti dopo 36 mesi di servizio previsto all’art. 12 stravolge i principi di giustizia e di equità affermati dai giudici europei sulla stabilizzazione dei precari. 

Ci sono dei diritti che non sono negoziabili, come il diritto allo studio, la libertà di insegnamento, la dignità del lavoro.

La scuola reale non ci sta. Unitariamente agli altri sindacati della scuola, accanto al calendario di lotte già programmato, valuteremo quali ulteriori e forti iniziative occorrerà mettere in campo.

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