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Il MIUR illustra la Direttiva sulla valutazione dei dirigenti scolastici

I sindacati ne chiedono il radicale cambiamento e rivendicano il rispetto delle prerogative contrattuali sulla valutazione e sulla retribuzione dei dirigenti.

10/05/2016
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Il 6 maggio scorso il MIUR ha illustrato alle Organizzazioni Sindacali rappresentative dell’Area V la bozza di Direttiva sulla valutazione dei dirigenti scolastici.

Il sistema di valutazione dei dirigenti definito dalla Direttiva contiene tanti e tali elementi inaccettabili che le Organizzazioni Sindacali ne chiedono una radicale revisione.

Di seguito il comunicato unitario sulla Direttiva dei coordinatori nazionali dell’Area V della dirigenza scolastica che richiama l’importanza dell’adesione dei dirigenti scolastici allo sciopero del 20 maggio 2016.

Di seguito il comunicato unitario.
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Loghi unitari

Comunicato unitario dei Coordinatori Nazionali dell’Area V – Dirigenti Scolastici

La Direttiva, presentata come “bozza” alle OO.SS. dell’Area V nell’incontro del 6 maggio 2016, pur richiamando il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione di cui al D.P.R. 80/2013, lega prevalentemente  la valutazione dei dirigenti scolastici  ai compiti ad essi affidati dalla legge 107/2015.

In quella sede ci sono state richieste osservazioni e modifiche, da formalizzare entro l’inizio della prossima settimana, preannunciando nel contempo  un secondo momento di informazione nel corso del quale ci verrà illustrato il contenuto delle Linee Guida che, a detta dell’Amministrazione, dovranno implementare la Direttiva stessa con ulteriori precisazioni e chiarimenti operativi. Sulla Direttiva verrà richiesto il parere del CSPI.

Senza una profonda modifica del testo che ci è stato prospettato e le conseguenti specificazioni delle annunciate Linee Guida, non potremo che contrastare le disposizioni suddette in ogni sede, in quanto il progetto di valutazione presentato trasforma il ruolo del dirigente scolastico in funzionario (burocrate) statale da valutare in base al principio delle performance ideate  dall’allora ministro Brunetta, che aveva egli stesso riconosciuto di non dover applicare quel modello valutativo al settore scuola, vista la specificità del contesto e della diversa natura giuridica. È chiaro che nelle intenzioni del Ministro si vuole far regredire la gestione delle scuole verso una deriva verticistica e burocratica, che non salvaguarda l’autonomia scolastica, intesa come libertà d’iniziativa, tutela della libertà di insegnamento ed apprendimento, pluralismo culturale in un ambiente indipendente ed autonomo, e rende di fatto, il dirigente scolastico, funzionale e dipendente dal potere Esecutivo.

Infatti, alla peggiorata condizione retributiva, alle “molestie burocratiche” e alle responsabilità sempre più pesanti che gravano sui dirigenti scolastici e che da tempo stiamo denunciando, si aggiungerà una valutazione ingiusta e offensiva che sposterà risorse dalla retribuzione di posizione a quella di risultato, in violazione della vigente normativa contrattuale, con la conseguenza che con i soldi di tutti si daranno premi a pochi.

Abbiamo già avuto modo, in più occasioni, di chiarire che nella legge 107 non c’è un adeguato ri-finanziamento del Fondo Unico Nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici con la conseguenza che:

  • la loro retribuzione diminuirà nel prossimo anno e più ancora nel successivo;
  •  le retribuzioni medie non torneranno ai livelli del 2010;
  •  i dirigenti entrati in servizio dopo il 2007 continueranno ad essere pagati meno di quanto erano pagati i loro colleghi andati in pensione;
  •  tutti riceveranno una pensione e una liquidazione/buonuscita più bassa.

Altro che riconoscimento e valorizzazione dei dirigenti scolastici.

All’attribuzione ai dirigenti scolastici di nuovi compiti, che consideriamo sbagliati e controproducenti, seguirà una valutazione che prenderà in considerazione, tra l’altro, i risultati degli alunni e il grado di apprezzamento della comunità professionale e sociale nei confronti del dirigente.

Una valutazione che avrà il fine esplicito di valutare il dirigente per come a sua volta avrà saputo valutare l’impegno e il merito individuale del personale e che sarà esercitata nei suoi confronti dai Direttori Generali Regionali, con strumenti di garanzia attivabili solo in caso di valutazione negativa, e sulla base dell’istruttoria fatta da valutatori selezionati dall’Amministrazione (altro che valutatori indipendenti!) con criteri che nessuno ha oggi modo di conoscere.

Nessuno potrà chiedere perché è stato valutato con il giudizio “buono” e non “molto buono” o “eccellente” e molto dipenderà dagli obiettivi che la scuola avrà scelto nel Piano di Miglioramento e che saranno automaticamente assegnati al dirigente insieme ad ulteriori obiettivi scelti dal MIUR e dai Direttori Regionali.

La Direttiva delinea modalità e criteri di valutazione senza entrare nel merito degli indicatori, rinviati a linee guida che saranno emanate dai Direttori Generali del MIUR senza alcun confronto con le parti sindacali. Così come nessun confronto preventivo c’è stato sulla Direttiva, comunicata alle OO.SS. e contemporaneamente oggetto dell’ennesimo comunicato stampa trionfalistico del Ministro.

Alla contrattazione integrativa viene riservata una funzione del tutto residuale; dall’impianto della bozza di Direttiva, infatti, si deduce che  la contrattazione integrativa regionale sulla retribuzione di risultato, a conclusione della procedura di valutazione, non potrà far altro che prendere atto del numero dei dirigenti scolastici inseriti in ciascuna delle tre fasce di valutazione e definire gli importi delle loro retribuzioni entro i limiti già definiti dalla Direttiva. Si tratta dell’ennesima limitazione, che consideriamo illegittima e inaccettabile, alle prerogative della contrattazione.

Non è  così che si  costruisce un sistema di valutazione condiviso e partecipato: il MIUR persevera nel procedere in modo unilaterale, salvo poi accusare strumentalmente le OO.SS di essere contrari a qualsiasi percorso valutativo.

Così si porta a conclusione l’ennesima operazione mediatica che non potrà che fare danno alla scuola e ai dirigenti.

Questa è un’altra buona ragione per i dirigenti scolastici per partecipare allo sciopero del 20 maggio.

Roma, 10 maggio 2016

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