DDL scuola: audizione informale al Senato il 28 maggio
La FLC CGIL ha incontrato i componenti della 7ª Commissione Senato sul testo del disegno di legge “La Buona Scuola” così come modificato dalla Camera.


Oggi, 28 maggio 2015, abbiamo partecipato all’audizione presso la 7ª Commissione istruzione pubblica del Senato. Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC CGIL, ha evidenziato i contenuti inaccettabili e in molte parti incostituzionali e l'assenza di un progetto di cambiamento del sistema di istruzione che garantisca uguaglianza, diritti e libertà. “La Buona Scuola”, che ha avuto il via libera dalla Camera nei giorni scorsi, disegna un ritorno indietro della scuola pubblica.
Sui singoli argomenti vedi le memorie dettagliate.
Gravissimo il silenzio del DDL su lotta alla dispersione, riforma dei cicli, elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni e istruzione permanente. Questi temi fanno la qualità di una struttura formativa ma il Governo finora non ha battuto un colpo.
L’apertura al cambiamento enunciata dal Governo - ha sottolineato Pantaleo - non viene poi praticata; il Senato ha una grande responsabilità e può fare ancora molto accogliendo le istanze che vengono dal mondo della scuola. E allora stabilizzazioni inclusive di tutte le professioni (gli Ata sono i grandi esclusi) e di tutti i precari che in questi anni hanno garantito il funzionamento della scuola; invece, con la norma sul limite dei 36 mesi si aggira la severa sentenza della Corte di Giustizia Europea. Le norme sulla chiamata diretta vanno cancellate mentre i contratti vanno rinnovati e riconosciuto il ruolo del sindacato. I criteri di ripartizione dei 200 milioni di euro devono essere definiti attraverso la contrattazione privilegiando le aree a rischio di disagio sociale.
È stata ribadita la contrarietà al finanziamento delle scuole private a fronte della ristrettezza delle risorse per quelle statali. Vanno quindi cancellate tutte le parti relative all'assunzione diretta dei docenti, alla composizione e funzione dei comitati di valutazione, alla disapplicazione dei contratti nazionali, ai limiti di 36 mesi per le supplenze.
Questo vuol dire ispirarsi ai principi costituzionali. Vuol dire costruire una scuola democratica, libera e aperta. Invece il DDL va nella direzione opposta.
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