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"Ci abbiamo messo la faccia, e ora?" Il rammarico di una docente precaria di Treviso

La lettera di una docente sfiduciata dall'annullamento dello sciopero generale della scuola di domani da parte di alcuni sindacati.

23/11/2012
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Vogliamo pubblicare la lettera di una docente precaria della provincia di Treviso che ha scritto a noi, a tutte le organizzazioni sindacali e a qualche testata giornalistica, manifestando il suo disappunto per la decisione di CISL, UIL, GILDA e SNALS di annullare lo sciopero previsto per domani, 24 novembre 2012.

Ci ha colpito l'intensità di questo messaggio, in cui la docente esprime tutto il suo rammarico per una scelta che ha visto mettere da parte gli altri motivi per cui era stata indetta questa mobilitazione nazionale, che non riguarda solo la questione degli scatti di anzianità e l'aumento dell'orario di lavoro, ma tutti i tagli inflitti al sistema della conoscenza, tutti quei tagli che annullano di fatto ogni speranza di futuro ai precari.

Quei tagli hanno spinto noi a confermare lo sciopero di domani, che ci vedrà presenti a Roma in Piazza Farnese alle ore 10 in cui invitiamo tutti quelli che vorranno manifestare "sotto un’unica bandiera, quella dei lavoratori della scuola".

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Abbiamo detto ai nostri studenti e ai loro genitori che siamo in agitazione. Abbiamo detto che non ci sono più soldi, che certe politiche mirano solo ai tagli sconsiderati nella Scuola Pubblica mentre agevolano quella privata; abbiamo detto loro che le classi sono sempre più numerose e non riusciamo a garantire ai nostri figli, agli adulti di domani, l’istruzione di qualità che meritano e cui hanno diritto; abbiamo raccontato di essere in agitazione perché non ci sono interventi sull’edilizia delle scuole le quali versano in condizioni tali da mettere a repentaglio la sicurezza di ognuno dei nostri giovani; abbiamo detto di mobilitarci contro il caro-libri, perché l’istruzione è un diritto di tutti; abbiamo detto che siamo stanchi di non vedere riconosciuta la nostra professionalità; siamo stanchi di sapere sminuito l’impegno che ogni giorno profondiamo, dentro e fuori dalla classe; abbiamo sottolineato come i precari hanno visto togliersi illegittimamente il diritto alle ferie che qualsiasi lavoratore matura con il proprio sacrificio; qualcuno ha fatto sentire la propria voce contro un concorso a cattedra di indubbia inutilità ed inefficacia, prodotto di un calcolo volto al mero guadagno per certe caste inaffondabili nel nostro Paese; abbiamo ribadito che l’apporto del lavoro dei precari della scuola (docenti ed ATA) è fondamentale per tenere in piedi un sistema tanto complesso quanto malconcio. Abbiamo detto che ci è stato tolto il diritto alla malattia, poiché stare male significa vedersi decurtare lo stipendio. Abbiamo gridato forte perché i tagli sulle cattedre di sostegno sono un vero e proprio crimine: la scuola è di tutti, abbiamo detto. Ed abbiamo detto, agli studenti e ai loro genitori, che il contratto dei lavoratori della scuola, vecchio di 6 anni ormai, è stato bloccato fino al 2014 e forse anche oltre; abbiamo detto loro che esso è stato modificato unilateralmente e che 140.000 lavoratori della scuola perdono il loro posto a causa dei tagli sconsiderati. Abbiamo aggiunto che questi stessi tagli hanno impoverito l’offerta formativa a discapito dei nostri figli.

Abbiamo detto loro la verità, e ci abbiamo messo la faccia; abbiamo alzato la voce e convocato assemblee e ci siamo talvolta messi gli uni contro gli altri cercando una mediazione affinché fossimo uniti sotto un’unica bandiera “lavoratori della scuola”; abbiamo detto che avremmo sospeso le gite, le uscite didattiche, i progetti e l’assolvimento di incarichi non obbligatori poiché niente è più retribuito; abbiamo urlato ancora contro i tagli alla ricerca, perché la cultura e la scienza sono il pane dei cittadini di oggi e di domani. Tutto questo abbiamo detto: la faccia del Prof. di Italiano, quella della Prof. di Matematica, quella della Maestra di Sostegno e la faccia del Maestro di Inglese… e tante altre facce, quelle sempre in cerca di fiducia e di un riconoscimento morale e sociale, prima ancora che economico. Abbiamo detto loro di darci fiducia e appoggio, perché siamo motivati dal senso del dovere e non siamo sanguisughe statali scansafatiche. Ci siamo preparati ad una guerra bianca, lo sciopero generale (una volta tanto, generale…)

Oggi, 22 Novembre, con un comunicato congiunto, CISL, UIL, GILDA, SNALS, esprimono la loro soddisfazione e comunicano l’annullamento dello sciopero del 24 Novembre in quanto gli SCATTI DI ANZIANITA’ SONO STATI RIPRISTINATI.

E tutto il resto non conta più? Dico, tutto il resto che fine ha fatto? E la nostra faccia?..... Svenduta dalle prostitute del Governo, i sindacati. Io voglio denunciare, odiati e corrotti sindacati, la vostra connivenza con i poteri forti di questa pseudo-politica e i suoi giochi sporchi e spietati; voglio esprimere il disgusto e l’enorme disprezzo nei confronti del vostro ripugnante atteggiamento; ed esprimo ancora la mia soddisfazione per aver tolto, una volta per tutte, il balzello che vi ho ingenuamente versato ogni mese, per anni; laddove non lo abbia fatto, esprimo la mia soddisfazione per non avervi mai dato un centesimo.

A voi piace giocare con le nostre facce, a noi no. Ora chi mette la faccia per parlare con il papà di Chiara, cassaintegrato? chi mette la faccia per parlare con la mamma di Luca, disoccupata e vedova di un cittadino suicida per la crisi? Con quale faccia guardiamo al volto di Tommaso quando, senza scherzare, ci dice che non ha soldi per acquistarsi i libri di testo?

La nostra credibilità ne esce distrutta, ma lo scempio, ahimè, è solo all’inizio.

Lettera firmata

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