Pari opportunità e occupazione femminile: Governo italiano in controtendenza rispetto all’Europa
Questo Governo incide in modo negativo sulla situazione dell’occupazione femminile in Italia e sulle condizioni di vita delle donne che lavorano, in particolare rispetto agli obiettivi di “piena e buona occupazione” fissati dalla strategia di Lisbona
La FLC Cgil esprime pertanto forte preoccupazione in merito all'incidenza negativa che le previsioni normative dei Decreti legge n. 93/08, 97/08 e 112/08, approvati dal Consiglio dei Ministri e attualmente alle Camere per la conversione in legge, potranno avere sul mercato del lavoro femminile.
Alcune delle norme contenute in questi Decreti incidono negativamente sull'occupazione femminile sotto vari aspetti, accrescono i differenziali salariali tra uomini e donne a parità di mansioni svolte e favoriscono o accentuano le discriminazioni dirette e indirette nei luoghi di lavoro.
Come sappiamo, l'ineguale ripartizione tra uomini e donne del lavoro di cura, non solo dei figli ma anche dei familiari in condizioni di bisogno, rende impossibile per le donne un sistematico prolungamento degli orari di lavoro.
Di conseguenzai provvedimenti in materia di detassazione degli straordinari e dei premi aziendali ad personam, nonché del lavoro supplementare, non possono che accentuare questi differenziali salariali fra uomini e donne che sono mediamente attorno al 25% secondo il recente studio Isfol commissionato dal Ministero del lavoro.
Questo Governo si è dimenticato che nel nostro Paese esiste un problema demografico dovuto all'allungamento della vita (fenomeno che giudichiamo positivo) e alla denatalità, non compensata dal maggior numero di nascite dovuto alle immigrate.
Infatti, in spregio al principio costituzionale che riconosce il valore sociale della maternità, abrogando la legge n. 188 del 17 ottobre 2007 sulle dimissioni volontarie - legge approvata con voto quasi unanime dal Parlamento nella scorsa legislatura su iniziativa delle parlamentari di tutti gli schieramenti politici - lascia prive di tutela le lavoratrici in un momento particolarmente critico quale quello della gravidanza e del rientro dalla maternità, nel quale più facilmente sono a rischio di discriminazioni.
E, in barba agli Ispettori del lavoro, sparisce ogni possibilità di controllo pubblico sull'odiosa pratica, ancora ampiamente diffusa, delle cd. dimissioni in bianco che il datore di lavoro usa discrezionalmente quando ritiene opportuno, ed in modo particolare in caso di gravidanza o al rientro dalla maternità, respingendo le donne nel buio del lavoro sommerso.
Questo governo offre, ai giovani italiani definiti "Bamboccioni", la "non opportunità" di costruirsi una vita autonomacon l'aumento della precarizzazione del lavoro e i bassi salari, - ovviamente ancora più bassi quelli delle donne -.
Per completare l'opera ha pensato pure di cancellare nel maxi emendamento la norma che obbligava le aziende, su sentenza dei giudici del lavoro, ad assumere a tempo indeterminato i lavoratori/lavoratrici in caso di violazioni delle norme sul tempo determinato.
Com'è ben noto la maggior parte dei contratti a tempo determinato riguarda le donne.
Infine il Governo ha deciso di non adottare il decreto sui nuovi "Livelli essenziali di assistenza". Ciò peggiorerà la vita di tutti, ma in particolare delle anziane e degli anziani, delle lavoratrici perché avremo meno assistenza, meno prestazioni e meno servizi.
E non manca un ulteriore trattamento speciale per le donne: non vi sarà più la fornitura gratuita del vaccino per la prevenzione del tumore della cervice uterina e non sarà possibile eseguire gratuitamente l'epidurale per il parto indolore.
Questo Governo ha dimostrato, fin dall'inizio, una politica delle "non opportunità" nei confronti delle donne.
Ha cancellato il fondo per il sostegno alle vittime di violenza e continua ad operare contro le donne, contro i giovani e contro il futuro del nostro paese.
L'assenza di misure di promozione dell'occupazione femminile regolare, in particolare nel settore dei servizi di cura alla persona e alla famiglia, come segnalato anche di recente da uno studio di Bankitalia, nonché la carenza di misure di welfare a sostegno dei giovani e della famiglia, allontana sempre di più il nostro paese dal raggiungimento degli obiettivi europei facendo della questione del lavoro femminile una grave emergenza nazionale.
E tutto ciò avviene nel più totale silenzio della Ministra per le pari opportunità!
Per tutti questi motivi, ora e subito, noi FLC Cgil, uomini e donne, ci impegniamo a partecipare a tutte le iniziative unitarie o promosse dalla CGIL in modo determinato, forte e visibile e a coinvolgere tutte le strutture del nostro territorio nonché le reti di donne con cui ci siamo sempre rapportati.
Roma, 29 luglio 2008