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Nuovi tagli al fondo di finanziamento universitario

Al Ministro Carrozza diciamo: i fatti smentiscono le buone intenzioni. E noi giudichiamo i primi.

26/07/2013
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Approvato in commissione un emendamento al “Decreto del Fare” che finanzia il fondo per il merito della Gelmini con i soldi degli Atenei.

Ecco il vero volto della retorica del merito tanto usata in Italia. Apprendiamo dagli organi di stampa che nel Decreto Legge “del fare” presentato alla Camera, su cui è stata posta la fiducia, viene finanziato il Fondo per il Merito istituito dalla Legge 240/2010 “Gelmini” che sarà gestito da una specifica fondazione. Il finanziamento viene previsto sottraendo circa 250 milioni di euro al fondo di funzionamento ordinario degli Atenei italiani.

È bene ricordare che il fondo per il merito, finalizzato a finanziare strumenti di sostegno al diritto allo studio per i soli studenti “meritevoli” e non anche “privi di mezzi”, doveva essere finanziato in via prevalente da privati e deve operare, peraltro, in base ad un meccanismo di “prestiti”. Ovviamente, in questi anni, di privati finanziatori non se ne sono visti.

In altri termini, l’emendamento approvato sottrae alla generalità degli studenti 240 milioni di euro per finanziare una fondazione che, con tale dotazione, ha più risorse dell’ormai inesistente fondo integrativo per il diritto allo studio col quale si finanziano oggi le borse di studio degli studenti capaci, meritevoli e privi di mezzi. Questo fondo, ad oggi, prevede 160 milioni di euro per il 2013 e non è stato ancora finanziato per il 2014!

È del tutto evidente che se oggi, con un fondo di funzionamento ordinario degli atenei non riesce più a coprire le spese fisse, i servizi agli studenti saranno domani sempre meno garantiti. Con questo taglio i primi a pagare sono – ancora una volta – proprio gli studenti insieme ai tanti giovani  precari che vedranno definitivamente scomparire ogni opportunità di reclutamento. Peraltro, con questo taglio la gran parte degli atenei italiani entreranno in una condizione economica di pre-dissesto.

Al danno si aggiunge, quindi, la beffa. A dispetto della tanto sbandierata VQR con la quale si sarebbe dovuto attribuire una quota sempre più ampia di finanziamenti agli atenei “meritevoli”, i 240 milioni di euro verranno sottratti proprio alla quota premiale che, un diverso emendamento pure approvato, vuole innalzata dal 13,5% al 20%.

I segnali sono allora chiari:

  1. meno soldi al sistema universitario a dispetto di qualsiasi valutazione di merito
  2. nessuna attenzione al diritto allo studio, poiché il fondo nazionale integrativo per il diritto allo studio non viene finanziato
  3. nessuna vera incentivazione della ricerca italiana: i “più bravi”, qualunque cosa voglia dire, saranno solamente tagliati un po’ meno degli altri atenei gettati, invece, nel baratro. Mostrando come lo strumento VQR serva solo a gestire in maniera selettiva i tagli
  4. al finanziamento del diritto allo studio si preferisce l’incentivazione di meccanismi di prestiti al solo beneficio della fondazione istituita dalla Gelmini e dalle banche che li erogheranno.

Chiediamo al governo di fare marcia indietro. Queste scelte sono irresponsabili e inaccettabili.
Oltre che in perfetta continuità con il modello Gelmini  mai passato di moda anche dalle parti del centrosinistra.