Il Mattino di Napoli: La polemica sul ruolo dei docenti: intervista al presidente del CUN Labruna: non "spezziamo" l'insegnamento a metà. "La didattica deve restare strettamente collegata alla ricerca"
LA POLEMICA SUL RUOLO DEI DOCENTI: INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CUN Labruna: non "spezziamo" l'insegnamento a metà. "La didattica deve restare strettamente collegata alla ricerca"
LA POLEMICA SUL RUOLO DEI DOCENTI: INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CUN Labruna: non "spezziamo" l'insegnamento a metà. "La didattica deve restare strettamente collegata alla ricerca" (13/11/1999)
DANIELA LIMONCELLI
Macro-aree, crediti, lauree triennali, e il Professore? Non dorme più sonni tranquilli. L’altra rivoluzione, punto di partenza della riforma universitaria, corre parallela. E spacca anch’essa in due l'accademia. Come si inserirà il "cattedratico" nell'università riformata è scritto in quel collegato alla Finanziaria che sarà sottoposto al Consiglio dei ministri lunedì: il ministro dell'Università Ortensio Zecchino ha infatti rinviato a data da destinarsi l'incontro sulla presentazione dei nuovi corsi di laurea della Federico II previsto il 25 novembre.
La legge in corsia preferenziale riscrive, lo stato giuridico dei professori. Diritti, doveri, compresa la "valutazione" sul campo con tanto di incentivi da distribuire a chi fa di più e meglio e gli stipendi: resta, per legge, fissato solo lo "zoccolo duro" della busta paga. Il resto? Si ipotizza venga affidato a una libera contrattazione tra i singoli e l'università di appartenenza. Ma la polemica, ancor prima delle riforme, scuote gli animi. "Quel provvedimento dentro di sè porta un pericolo: l'asse portante del nostro sistema, l'insegnamento universitario che ha tra i contenuti principali quello della didattica strettamente collegato alla ricerca scientifica, corre il rischio di essere spaccato a metà", lo dice chiaro il presidente del Cun, Luigi Labruna, battagliero preside di Giurisprudenza della Federico II. Professore Labruna, ha ragione chi sostiene che il nuovo stato giuridico altro non è se non la "fotografia dell'esistente"? "No. Su questo non sono daccordo. Non dimentichiamo il disegno di legge dal percorso accellerato sul riconoscimento della terza fascia dei professori e che rappresenta l'accoglimento di un'istanza forte..." E allora quale è il pericolo? "La divisione tra insegnamento didattico e ricerca: al fianco delle università c’è il rischio che possano sorgere Centri di eccellenza della ricerca finanziati direttamente dai privati. Con tutto quello che questo significa.
Un'architettura di questo tipo verrebbe a penalizzare soprattutto il Sud, le aree economicamente deboli del Paese. La rimodulazione dell'insegnamento nelle facoltà va introdotta con cautela. L’alto livello dell'insegnamento universitario è strettamente dipendente dalla ricerca scientifica. Se creiamo una divisione netta tra docenti che si occupano solo e prevalentemente di didattica e docenti che si dedicano alla ricerca, così come avviene nei paesi anglosassoni, forniremo ai giovani una preparazione dimezzata, andremo a distorcere il senso globale dell'università tradendo le intenzioni del ministro". Sulle nuove regole dell'essere e del fare il professore, il presidente del Cun è tra i favorevoli o i contrari? "Nè da una parte, nè dall'altra. Come presidente del Cun dichiaro la mia disponibilità ad ascoltare tutti i colleghi, le associazioni sindacali, culturali e scientifiche. Si tratta infatti di una materia delicata, un tema sul quale l'università si interroga da quarant’anni. Finora hanno lavorato gli esperti. Certo guardo con ammirazione e apprezzo l'impegno del ministro Zecchino e del Governo verso un settore, quello universitario che, in passato, non è stato sempre tenuto nel dovuto conto. È assolutamente rilevante il fatto che la questione-docenti susciti l'interesse del Governo. Invito tutti a una maggiore meditazione prima di porre mano a un provvediemento di questo tipo. Va ben definito il quadro politico delle scelte, il provvedimento ha un senso se si è disponibili a garantire risorse significative, anche quelle a livello europeo. Ho il dovere di sottolineare che procedere "a tutta velocità", può provocare guasti irreparabili". Giù le mani dai professori, allora? "Non creiamo spiacevoli fraintesi. Il punto cruciale della riforma resta: come si inseriranno i professori in un'università riformata? Certo vanno ridefiniti diritti e doveri dei professori adeguandoli ad un'ottica europea, ma l'obiettivo resta l'alto livello della formazione. E anche il fatto di dover lasciare a una "contratttazione" locale la voce stipendio dei singoli docenti, in base a impegni e ore svolte, dico la verità, non so fino a che punto rappresenti un modo per garantirlo".
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