Il disegno di legge di stabilità non recupera il devastante taglio operato nei confronti delle Università italiane
Dopo l'ennesimo balletto di cifre siamo arrivati infine a destinare al disastrato sistema universitario 800 milioni di euro.
Dopo l’ennesimo balletto di cifre, con stanziamenti prima promessi e che poi si riducono ogniqualvolta c’è da coprire qualche altra emergenza, siamo arrivati infine a destinare al disastrato sistema universitario 800 milioni di euro.
Una prima considerazione è d’obbligo. Se queste esigue risorse vengono stanziate è perché il movimento di protesta, di cui la FLC è stata parte determinante, ha riportato al centro del dibattito politico ed all’attenzione del Paese, il sottofinanziamento degli Atenei, il loro concreto rischio di chiusura con il definitivo abbandono di un sistema di istruzione superiore aperto a tutti e non solo alle classi sociali medio-alte.
La protesta dei ricercatori, con l’indisponibilità a svolgere le attività didattiche non obbligatorie, ha svelato un po’ a tutti come l’Università del duo Tremonti/Gelmini funzioni ormai solo sul lavoro non retribuito e sul restringimento dell’offerta formativa.
Gli 800 milioni di euro sono un pannicello caldo a fronte del taglio di quasi 1 miliardo e quattrocento milioni, operato nel recente passato sul Fondo di Finanziamento Ordinario.
Deve essere integralmente restituito il maltolto al sistema universitario e si deve procedere ad un vero investimento per rilanciare il futuro del Paese e si deve, senza trucchi, finanziare il diritto allo studio.
Il 17 novembre, giorno dello sciopero dei lavoratori della conoscenza, saremo nelle piazze di tante città italiane a rivendicare vere riforme per l’istruzione pubblica, per garantire il diritto allo studio e al lavoro, per rilanciare la ricerca e combattere la precarietà e per dire ancora una volta, NO al DDL Gelmini sull’Università.
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