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Contrattazione collettiva nelle università: indicazioni e possibili priorità per il suo rilancio

Lo sblocco della contrattazione decentrata richiede una risposta adeguata da parte delle organizzazioni sindacali. Pur nelle diversità degli Atenei proponiamo alcune indicazioni di massima.

18/02/2015
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La FLC CGIL ha salutato positivamente lo sblocco della contrattazione collettiva che consideriamo frutto delle nostre mobilitazioni che non si fermeranno fino al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro rispetto al quale abbiamo già presentato le nostre piattaforme.

Ora è il momento di riaprire il negoziato in tutti gli atenei e per questo proponiamo alcune indicazioni di massima che crediamo possano essere una valida base per tutte le università pur sapendo che saranno i rapporti di forza a consentirci di realizzare il miglior risultato per le lavoratrici e i lavoratori.

La Legge di stabilità 2015 ha sbloccato la contrattazione collettiva decentrata nei settori pubblici.  Già dal 1° gennaio 2015, è quindi possibile realizzare anche economicamente, le progressioni già effettuate ai soli fini giuridici. E’ necessario quindi, nel più breve tempo possibile, adeguare gli stipendi per i colleghi che hanno già ottenuto la progressione economica e attivare le ulteriori progressioni mirando a consentire  il più possibile una “rotazione” che tenda ad includere, anche con gli strumenti contrattuali a disposizione, tutto il personale.

Chiedere alle amministrazioni prima di tutto il rispetto delle decorrenze previste dal CCNL ( 1 gennaio di ogni anno) o in alternativa di recuperare, in seguito alle specifiche disposizioni emanate dal MEF, Aran e FP, le annualità del delta cessati congelate dal blocco per distribuirle una tantum al personale. Dobbiamo rivendicare il rifinanziamento del fondo del trattamento accessorio tenendo conto del lungo blocco dei salari, dal 2009, e del (invece) ancora reiterato blocco del contratto nazionale.

E’ un nostro obiettivo chiedere un aumento dell’IMA che tenga conto tanto dell’aumentato carico di lavoro per tutto il personale a seguito dell’applicazione della Legge Gelmini e della susseguente riorganizzazione dei dipartimenti e dell’amministrazione quanto dell’aumento del costo della vita dal 2009. In assenza del rinnovo del contratto nazionale -che rimane uno dei punti centrali della piattaforma nazionale di mobilitazione della CGIL - l’aumento dell’IMA è l’unico strumento capace di dare risposta alle legittime aspettative stipendiali delle lavoratrici e dei lavoratori delle università.

Sulla base della legge di stabilità sono, inoltre, superati i limiti che hanno impedito il pagamento a tutti gli aventi diritto, in quanto assegnatari di incarichi e posizioni organizzative, delle quote di dette indennità nelle quantità economiche necessarie ovviamente remunerate con risorse aggiuntive delle amministrazioni che sono chiamate a finanziare le proprie scelte organizzative.

 E’ ora di rinnovare i contratti di Ateneo anche dei lettori/collaboratori esperti linguistici, fermi  da anni, o mai “decollati”, con l’obiettivo di fare applicare a tutti e ovunque le previsioni di Legge e le innumerevoli sentenze in ordine al loro trattamento economico e normativo. Proseguire nella strada delle stabilizzazioni, e rimuovere le interpretazioni normative restrittive che limitano le attività esterne di docenza di questo personale.

Tenuto conto delle norme generali di legge vigenti, comprese quelle che prevedono la messa in disponibilità dei posti vacanti per i dipendenti delle province,  si deve aprire una discussione sull’impiego dei punti organico riaprendo un confronto sulla programmazione che tenga insieme aspettative del personale di ruolo ed esigenze di ampliamento dell’organico con processi di stabilizzazione del personale precario.

La nuova normativa e il blocco sostanziale del turnover avevano reso fino ad oggi impensabile riaprire una nuova stagione di procedure verticali sia pure nella nuova forma (più restrittiva) del concorso riservato con accesso limitato ai possessori di titolo di studio corrispondente per la qualifica. La norma prevede che i concorsi interni possano essere il 50% dei concorsi esterni. È possibile definire una nuova programmazione pluriennale che consenta a tutti/e pari opportunità di carriera e dia la possibilità di valorizzare le tante professionalità e competenze presenti in Ateneo. L’aumento dei carichi di lavoro a seguito della riorganizzazione rendono sempre più necessario l’aumento della dotazione organica di personale TAB ma questo può avvenire tenendo anche conto – attraverso il riconoscimento di specifici titoli – di coloro che già negli anni sono stati impiegati nei nostri Atenei attraverso contratti atipici, parasubordinati o indiretti. Serve rilanciare la stabilizzazioni ma per prima cosa difendere i livelli occupazionali facendo applicare gli accordi di proroga o la legge.

Il telelavoro è un importante strumento di benessere organizzativo. Comporta vantaggi per l’Amministrazione, risponde alle esigenze e alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori che ne fanno richiesta. Inoltre, costituisce un istituto socialmente utile in quanto ecologicamente compatibile, sia per quanto riguarda il  traffico che l’inquinamento.

In applicazione di quanto previsto dall’art. 60 del vigente CCNL dobbiamo impegnarci, permanendo la  situazione di grave crisi sociale (abbattimento del Welfare) ed economica (riduzione degli stipendi) affinché gli importi dei contributi per gli asili nido, la scuola dell’infanzia e per i punti verdi estivi e quant’altro presente nei nostri accordi decentrati venga rifinanziato in aumento allo scopo di dare una positiva risposta alle molte lavoratrici e lavoratori che ne fanno domanda. Proponiamo di rivedere gli importi,adeguandoli e aumentandoli in proporzione agli aumenti di tali servizi intercorsi in più di un decennio e di studiare forme di contributi anche per ulteriori  situazioni di disagio sociale. Rafforzare quindi il welfare di ateneo.

Altro tema fondamentale è quello della mobilità interna. Sono tanti i colleghi e le colleghe che per diverse ragioni chiedono di spostarsi: per volontà di misurarsi con una nuova attività dopo tanti anni, per cercare opportunità di carriera, per difficoltà nei rapporti interni nelle strutture in cui lavorano, per valorizzare al meglio le proprie competenze, per avvicinarsi alla propria abitazione… Oggi, generalmente, la possibilità che questo si realizzi è legato al sistema di relazioni di cui la lavoratrice o il lavoratore dispone e si è costruito negli anni. Noi crediamo invece nelle pari opportunità per tutte e per tutti sulla base delle competenze, dell’anzianità, dell’incarico ricoperto, della formazione e dei titoli, della maggiore o minore distanza dalla propria abitazione, della maggiore o minore necessità di conciliare un lavoro di cura con l’attività lavorativa. Così come spostamenti e trasferimenti d’ufficio devono avvenire solo con il consenso degli interessati/e e devono essere motivati e, ove necessario, incentivati. Chiediamo pertanto che siano definite “Linee Guida” di amministrazione a seguito di confronto fra le parti in sede contrattuale per la mobilità interna che assicuri trasparenza e pari opportunità.Risulta sempre più urgente la necessità di mettere in atto politiche di valorizzazione delle competenze del personale sia tecnico che amministrativo e bibliotecario, anche alla luce della riorganizzazione che ha  attraversato e attraversa gli atenei. In tutti i percorsi organizzativi vanno individuate specifiche politiche di valorizzazione del personale, si tratti tanto dei laboratori che della riorganizzazione dei dipartimenti  o dell’amministrazione centrale. Ciò passa in primo luogo attraverso il confronto e la condivisione con le RSU e le OO.SS. Così come è necessario lo sviluppo del piano formativo che vada ad implementare le competenze specifiche richieste dall’evoluzione organizzativa, didattico/scientifica e gestionale degli Atenei, individuando anche percorsi differenziati per le varie aree e profili  tecnici, amministrativi e bibliotecari da garantirsi obbligatoriamente a tutte/i.

Serve poi avviare una nuova fase per le relazioni sindacali che favorisca il confronto e la partecipazione ampliando le materie oggetto di informazione e di consultazione. Il confronto con le RSU e le OO.SS., come pure già accade in alcuni Atenei, può e a nostro avviso deve riguardare anche i grandi temi della governance, della programmazione, delle modifiche statutarie, della riorganizzazione.

Serve, da ultimo, un nuovo protocollo di relazioni sindacali è uno degli strumenti fondamentali per favorire la democrazia e la solidarietà nella comunità universitaria. Oltre l’applicazione dei diritti di informazione, concertazione e contrattualizzazione previsti dal CCNL del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, un nuovo protocollo di relazioni sindacali non può non riguardare il confronto e la consultazione. E anche sulle modalità regolamentari di trattamento gestionale ed economico del personale docente, il personale precario in tutte le sue componenti, tecnico amministrativo e ricercatore, il personale delle ditte esterne. Per l’attuazione di questo programma, che può sembrare ambizioso è indispensabile che si apra una stagione di rinnovata partecipazione. Per questo impegniamoci a promuovere incontri, confronti, spazi di discussione che coinvolgano tutte le lavoratrici e i lavoratori per un sistema universitario realmente democratico e solidale.